Crudeltà e cura alla crudeltà

L'intento del racconto era semplice: confondere la crudeltà con la cura alla crudeltà. La tortura sta nel mezzo, ma è quella che la vittima stessa vuole infliggere alla propria mente. Meglio sapere come stanno in realtà le cose e magari rimanere delusi e soffrire, oppure fare finta di niente e accoccolarsi in un mondo perfetto ma che potrebbe essere falso?

Penso che la fantascienza sia fatta apposta per esplorare questi argomenti. Lancia accuse, inventa reati, porta all'estremo quelli già esistenti. E' un tipo di letteratura che anticipa le cose, che cerca di prevedere i progressi e i regressi della civilizzazione facendo delle ipotesi, ingigantendo e trasportando nel futuro le brutte storie che si leggono sui giornali. Perché è lì, in quello che deve ancora succedere, che il male di solito peggiora e diventa ancora più grande e terribile. (Riccardo Coltri)

Facciamo presto.

La stanza ha le pareti bianche e dentro c'è un lettino a forma di croce. Nessun arredamento, oltre a un carrello dove sono state poste attrezzature, pinze e boccette di medicinali. Solo, un grosso corvo imbalsamato, appollaiato su un ramo che spunta da una delle pareti, come un incubo bizzarro.

Accanto al lettino, una donna con una mascherina sul volto. In una mano tiene una siringa, pronta all'uso.

Il clangore rimbombante di una porta di ferro che è fatta sbattere contro la parete del corridoio, e qualcuno che ringhia. Una ragazza. Ora dice qualcosa, poi grida forte, tra il pianto e la rabbia, e due voci maschili le rispondono di stare ferma.

L'infermiera, allora, guarda la porta e si prepara. La siringa nella mano, sa che fra un po' ci sarà la solita, piccola lotta.

Piccola, perché in fondo è sempre facile, portare a termine la cosa. Si tratta di un ospedale femminile, quindi, a un paio di robusti infermieri, ci vuole poco per convincere le pazienti che è ora dell'iniezione.

- Lasciate-mi!

L'infermiera - anche lei è corpulenta - si umetta le labbra.

Un pugno sulla parete del corridoio. Uno degli infermieri che, di nuovo, ripete di stare ferma. Infine, la porta della stanza viene aperta: due uomini vestiti di bianco, che tengono bloccata per le braccia una giovane donna con gli occhi spiritati.

E' molto carina, sui trent'anni, i capelli neri tagliati corti, un po' spettinati... Indossa un camice che le arriva fino alle ginocchia, sotto non ha niente. I suoi occhi si muovono rapidamente tutt'intorno. Si sgranano ancora di più quando vedono il corvo.

- No..., - mormora.

- Dai, Angela, - dice uno degli infermieri, guardando la donna con la siringa.

- Mettetela sul lettino.

- NO!

- Cristo, e stai ferma! Ferma!

- Lasciatemi! Non potete!

- Ferma!

- Non potete! Non....

La legano sul lettino, le braccia aperte. La ragazza - Barbara De Sanctis, c'è scritto sulla cartella - agita la testa e si dimena.

Le viene arrotolata la manica del camice, mentre uno degli infermieri le tappa la bocca.

- Mmmh! Mh-mh-mh!

- Facciamo presto, non preoccuparti, - dice l'infermiera con la siringa. - Sssh. Facciamo presto....

Lo stato d'animo giusto.

Sbatte le palpebre, cercando di mettere a fuoco. Apre gli occhi, ma li richiude subito: è in una stanza con una grande finestra, c'è molta luce.

- Mmmm, - dice.

E' come risvegliarsi da una sbornia, si sente lo stomaco in subbuglio, il cuore che batte debolmente nel petto.

Si passa la lingua sui denti, fa una smorfia.

Ha sete.

Dio Cristo, assomiglia a una tortura.

La porta si apre in una spirale che svanisce nelle pareti, ed entra uno dei medici. Non sembra stupito di vederla sveglia. Sta sorridendo leggermente. Le chiede come si sente.

Barbara abbassa le sottili sopracciglia. - Uhm.

- Si ricorda qualcosa delle ultime ore?. - Il medico si avvicina al monitor posto a fianco del letto. Preme rapidamente i tasti

beep beep be-beep beep

e controlla dei dati e un diagramma.

- Mh?.

- No, niente..., - risponde Barbara. Aggrotta la fronte, ci pensa su. - Mi avete dato qualcosa, vero?, - dice.

Il medico annuisce. Si spinge gli occhiali sul naso, la guarda. - Ieri notte ha avuto una... ricaduta. Le abbiamo dato un tranquillante. Mi dispiace ma è stato necessario. Avrebbe potuto farsi del male... O, be', anche farne ad altri.

Lei chiude per un momento gli occhi. - Una ricaduta, - commenta.

- Già. - l'uomo fa un'espressione strana, come se fosse deluso - Senta....