- Sì.

Sospiro. - Come si sente, in questo momento? Stanca? Riposata? Triste?.

- Non lo so. Strana.

- Dopo colazione, vorrebbe parlare ancora un po' con il dottor Vandari?.

Barbara emette un lungo sospiro.

Chiude gli occhi, passandosi le mani sul viso; fra i capelli.

L'uomo attende.

Dio, pensa Barbara.

Non ne può già più di quello strazio. Parlare, ricordare, soffrire. Ma perché diavolo è necessario farlo?

Con la coda dell'occhio, guarda il pacchetto di sigarette sul comodino: dopo il caffè ne fumerà una.

Sospira di nuovo, stanca.

- Va bene, - dice alla fine. - Ma crede... che... Voglio dire, non è meglio aspettare un po'?.

- Barbara....

- Io sto solo cercando di non pensare, ora.

- Parlarne le farà bene, - risponde il medico con voce profonda, e annuisce. - Io credo che lo stato d'animo giusto sia questo, Barbara. Lei ha appena avuto una lotta contro se stessa... E ha vinto. Capisce cosa intendo dire?.

Dopo un po', Barbara fa di sì con la testa.

Solo: non pensare.

Sta segnando tutto quello che dice, battendo i tasti del portatile. E adesso la guarda.

- Sogni?.

- No, non ne ho fatti molti. Qualcuno, ma - Barbara fa un gesto vago, stanco - molto confuso.

Tlac tlac tlac

Vandari si ferma, lo schermo non è girato completamente verso il medico, e lei vede il cursore che lampeggia, interrogativo, ma non riesce a leggere cos'ha scritto il medico.

- Me lo descrive?.

- Hm?.

- Quello che ha sognato.

Lei ci pensa un po' su. - Corvi. Credo.

- Corvi....

Tla-tlac.

- Un grosso corvo nero. Forse l'ho visto da qualche parte.

Vandari fa di sì con la testa, come a dire che è probabile. Sembra incuriosito.

Si porta la stanghetta degli occhiali alle labbra, in un atteggiamento riflessivo, e la mordicchia, guardando fuori della finestra.

- Capisco, - dice infine.

Tlac tlac tla-tlac.

- Ha un significato?, - chiede Barbara.

Lui alza un sopracciglio. - Be'.... - Fa per risponderle, poi la guarda. - Senta... riesce ad addormentarsi facilmente, ora?.

- No. Ieri notte mi hanno dato qualcosa, stavo male. Ricordo poco, di quello che è successo. Il dottor Cecchi dice che avrei potuto farmi del male....

- Le hanno dato delle medicine?.

- ... O farne ad altri. Medicine? Credo che mi abbiano fatto un'iniezio... - Barbara si acciglia - Il corvo era là dentro.

- Dove?.

- In una stanza bianca.

Vandari si mette dritto sulla sedia. - Sì. Mi racconti.

- E'... Credo che sia il sogno che ho fatto. Il corvo era in quella stanza, sì. L'ho appena rivisto.

- Il corvo cosa faceva?.

- ... Niente. Era immobile, e....

- La guardava?.

Barbara risponde subito: - Sì.

Tlac tlac tlac tlac. Tla-tla-tlac tlac. Tlac tlac tlac. Tlac. Tlac.

Silenzio.

Tla-tlacheti tlac tlac tla-tlac. Tlac tlac.

Sospiro del medico.

- Michele, - dice poi.

Barbara chiude gli occhi. - Oh, no, perfavore....

- E' doloroso, Barbara, lo so. Ma deve sforzarsi.

Lei tira su col naso. - Dio, le ho già detto tutto.

- E' davvero importante che lei parli, che si sfoghi, dicendo le cose che le vengono in mente. Tutte.

- Io sto solo cercando di non pensare, capisce? E' una tortura... Dio mio, mi manca così tanto... Mi manca da morire.

Vandari annuisce di nuovo. Guarda per un attimo in su, come alla ricerca delle parole. Fissa Barbara. - Le chiedo di provarci di nuovo, Barbara, è importante... E non si preoccupi di niente. Pianga, se vuole, gridi, si sfoghi....

- Lui...- Barbara tira su col naso, le vengono subito gli occhi lucidi - Stavo bene, con lui. Io stavo bene con lui, mi faceva stare bene.