Il campanello mi svegliò. Dovevo essere stato molto stanco per addormentarmi lì, seduto in poltrona. Era tardissimo, e di Frini non c'era nessuna traccia. Mi precipitai verso la porta, al buio, coi sensi ancora intorpiditi dal sonno. Aprii.

Il mio tutore e la sua compagna...

- Buonasera, Lou. O forse dovrei dire buongiorno. - La compagna del mio tutore parlava sempre per prima. Sarebbe più esatto dire che nella maggior parte dei casi lei era l'unica a parlare. Mio padre era un tipo taciturno e aveva smesso totalmente di esprimersi quando me n'ero andato di casa.

Balbettai qualcosa tipo: - Come mai siete qui? - Ma non credo che la frase fosse intellegibile; tuttavia, la signora che si faceva passare per mia madre capì lo stesso. - Tuo padre torna ora da una missione nell'emisfero orientale, e visto che avevamo bisogno di parlarti, siamo passati di qui.

Avevo recuperato un po' di lucidità e stavo cercando di comportarmi in maniera disinvolta. Accesi la luce e li guidai in salotto; colsi lo sguardo disgustato di mia madre, che sembrava entrata in un museo archeologico zeppo di vecchie cose repellenti. Mio padre era inespressivo, come sempre.

- Lou, abbiamo saputo di quanto è successo ieri. - Si guardò intorno. - E qui il mostro?

- No.

- Allora l'hai restituito? - Quasi lo gridò, facendosi comparire agli angoli della bocca l'ombra di un sorriso speranzoso.

- Non l'ho restituita. E' solo che non è tornata a casa. Tutto qui.

- Sapevo che non potevi aver trovato il coraggio di disfartene. Sei sempre stato un debole.

- Non ti somiglio, vero?

- Lasciamo perdere. Non ho intenzione di litigare, ora. Cosa pensi di fare? Voglio dire, se il mostro ritorna.

- Niente. E poi non è un mostro. Ti prego di chiamarla col suo nome: Frini.

- Frini. Già, Frini. Un nome rivoltante.

- Allora? Che volevate?

- Hai bisogno di soldi?

- No, posso cavarmela da solo.

- Abbiamo visto come. - Rise. Era una forzatura; ad ogni modo, non riuscii a capire cosa provasse realmente. Non ci riuscivo mai.

Mio padre si alzò inaspettatamente. Mi voltò le spalle. - Sei così giovane, figlio. Così giovane!

Mi colse di sorpresa. Anzi, ci colse di sorpresa entrambi, e il silenzio che seguì ne fu la prova. Mia madre riprese la conversazione. - Se vuoi restare con quella cosa, devi andartene di qui.

- Vi vergognate di me?

- Sì.

- Devo essere libero di scegliere.

- Allora scegli, una buona volta.

- Ho già scelto.

- Lasciamo perdere. Questa conversazione è durata già troppo. Hai tempo una settimana. Dopo andremo a rinnegarti al nucleo tutele. Sai quanto può essere spiacevole non avere più una Famiglia.

Non credevo che sarebbero arrivati a questo. Per un attimo, ebbi l'impulso di gettarmi per terra e implorarli di capire. Non so nemmeno perché non lo feci. Non per orgoglio, non ne ho mai avuto. E neanche per coraggio, perché anche questa è una dote che mi manca. Tacqui, cercando di rimanere impassibile.

Il mio tutore era già sulla porta. - Sei così giovane, figlio. Così giovane!

Se ne andarono senza salutarmi. Non dormii più quella notte. E al mattino, Frini non era ancora tornata.

* * *

Lia mi guardò strano. Si avvicinò con un'espressione sorpresa e mi disse: - Cos'è questa storia? C'è di mezzo il tuo cucciolo, per caso?

- Come? - Non fingevo di essere meravigliato. Lo ero davvero.

- Hanno rubato un esemplare simile a Frini, al Centro Vita Aliena. Non si sa chi sia stato, ma doveva essere molto forte, perché ha ucciso i sorveglianti e sfondato due porte. - Lia non girava mai intorno ai problemi.