Una disputa
"E notisi, appresso, la sagacità colla quale egli vuole mostrarsi anteriore a me. Io scrissi nel mio Nunzio Sidereo d'aver fatta la mia prima osservazione alli 7 di gennaio dell'anno 1610, seguitando poi l'altre nelle seguenti notti: vien Simon Mario, ed appropriandosi l'istesse mie osservazioni, stampa nel titolo del suo libro, ed anco per entro l'opera, aver fatto le sue osservazioni fino dell'anno 1609, onde altri possa far concetto della sua anteriorità: tuttavia la più antica osservazione ch'ei produca poi per fatta da sé, è la seconda fatta da me; ma la pronunzia per fatta nell'anno 1609, e tace di far cauto il lettore come, essendo egli separato dalla Chiesa nostra, né avendo accettata l'emendazion Gregoriana, il giorno 7 di gennaio del 1610 di noi cattolici è l'istesso che il dì 28 di decembre del 1609 di loro eretici. E questa è tutta la precedenza delle sue finte osservazioni. Si attribuisce anco falsamente l'invenzione de' loro movimenti periodici, da me con lunghe vigilie e gravissime fatiche ritrovati, e manifestati nelle mie Lettere Solari, ed anco nel trattato che publicai delle cose che stanno sopra l'acqua, veduto dal detto Simone, come si raccoglie chiaramente dal suo libro, di dove indubitabilmente egli ha cavato tali movimenti."
Il toro e la fanciulla
Ma se la scoperta dei satelliti nei secoli seguenti fu attribuita in maniera indiscussa a Galileo, si deve comunque a Simon Mayr l'attribuzione originaria dei nomi con i quali ancora oggi chiamiamo i quattro satelliti interni di Giove. Mayr propose questa denominazione dopo aver colto un suggerimento datogli da Keplero, al quale infatti viene riconosciuta la co-paternità del nome. A questo poposito nel suo Mundus Iovialis, Mayr infatti scrive:
"Giove è molto biasimato dai poeti per i suoi amori clandestini. In particolare tre fanciulle vengono ricordate per essere state corteggiate di nascosto da Giove con successo. Io, figlia di Inaco, Callisto figlia di Licaone ed Europa figlia di Agenore Poi c'era Ganimede, il bellissimo figlio del Re Tros, che Giove, sotto forma di aquila, trasportò in paradiso sul suo dorso. [...] Perciò ritengo di non dover essere considerato inpportuno se il Primo [satellite N.d.R.] verrà da me chiamato Io, il Secondo Europa, il Terzo, vista la sua maestà di luce, Ganimede, il Quarto Callisto...[...] i particolari nomi attribuiti mi sono stati suggeriti da Keplero, Astronomo Imperiale, quando ci incontrammo alla fiera di Ratisbon nell'ottobre del 1613. Così [...] in memoria della nostra amicizia che iniziò quel giorno, lo saluto come padre congiunto di queste quattro stelle [...]."
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