Secondo la mitologia greca, Artemide è la sorella (gemella) di Apollo, dunque non ci poteva essere nome migliore, più suggestivo, ma anche significativo, di Artemis per il nuovo programma di esplorazione umana della Luna, inaugurato ufficialmente dall’amministrazione USA in diversi momenti del 2019 e già entrato nella fase operativa.

La previsione è per una missione umana nel 2024, dunque tra (soli) cinque anni, significativamente meno dei sette anni scarsi che la NASA impiegò la prima volta, a partire dall’annuncio del Presidente John F. Kennedy durante il celebre discorso al Rice Stadium di Huston del 12 settembre 1962, quando disse: We choose to go to the Moon. Ma chiaramente quelli erano altri tempi, con altre tecnologie e un altro e ben più limitato bagaglio di esperienze umane, tecniche e scientifiche.

Core Stage

Oggi un percorso quinquennale per raggiungere l’obiettivo sembra più che ragionevole, fermo restando che – ovviamente – tutte le tappe intermedie dovranno essere superate con successo.L’importante notizia di oggi è che il Core Stage dello Space Launch System (SLS), dunque il primo – e principale – stadio del vettore di lancio, è stato presentato qualche giorno fa dal numero uno della NASA Jim Bridenstine presso il MAF (Michoud Assembly Facility) a New Orleans.

Questo stadio, da solo, raggiunge i 64,6 m di altezza e gli 8,4 m di diametro e comprende quattro motori e due serbatoi di propellente liquido, uno per l’idrogeno e uno per l’ossigeno, mentre il vettore completo, a seconda della configurazione, potrà variare in altezza complessiva dai 98,1 m ai 111,3 m. Per fare un confronto, il Saturn V, il razzo del programma Apollo, era alto 110,6 metri, dunque l’SLS, per lo meno nella sua versione cargo, dovrebbe essere più alto, attestandosi così come la macchina per raggiungere lo spazio più grande che sia mai stata costruita dall’uomo fino a ora.

Dubbi e tanto interesse

A dispetto delle critiche che in questo periodo stanno piovendo sulla NASA per la mancanza di informazioni sul programma dei prossimi voli di test e dei relativi costi, che contribuiscono a far sorgere dubbi sull’effettiva possibilità che l’ente spaziale americano possa raggiungere l’ambizioso obiettivo nei tempi previsti, ovvero che la NASA stessa abbia più di qualche incertezza a riguardo, resta il fatto che mai come in questo periodo l’interesse per l’esplorazione dello spazio, dalla Luna a Marte, dopo anni di sordina e di ambizioni limitate è ritornato a livelli altissimi, non solo grazie alle attività delle agenzie spaziali, ma anche di soggetti privati come SpaceX di Elon Musk.

La speranza è che, in assenza dell’ineguagliabile propulsione politica che negli anni ’60 mosse il Programma Apollo nell’ambito della competizione tra USA-URSS, lo sforzo tecnologico, economico e politico per raggiungere un simile obiettivo raggiunga la massa critica in grado di riportarci a guardare la Terra dalla prospettiva più bella che c’è.

Ne abbiamo bisogno.