1. L'uomo è il mostro

Signori, la storia ormai è nota

Destandosi un mattino da sogni inquieti, Gregor Samsa si ritrovò nel suo letto trasformato in un insetto enorme. Giaceva sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un po' il capo poteva vedere la sua pancia convessa, color marrone, suddivisa in grosse scaglie ricurve. Le numerose zampe, pietosamente esili se paragonate alle sue dimensioni, tremavano disperate davanti ai suoi occhi.

"Che cosa mi è successo?", pensò. La stanza era racchiusa nelle quattro pareti così familiari, e si udiva la pioggia ticchettare contro la finestra. "Che accadrebbe se continuassi a dormire un altro po', dimenticando queste sciocchezze?"

Franz Kafka, La metamorfosi (Die Verwandlung, 1915)

In un certo senso, siamo già tutti Gregor Samsa, o stiamo per diventarlo quasi senza accorgercene. Le odierne tecnologie i nuovi media, le realtà virtuali, il ciberspazio, trapianti, eutanasia, nuova cosmesi, chirurgia plastica, droghe intelligenti, protesi di materiali inorganici che attecchiscono nella nostra carne, e così via -- stanno cambiando la nostra fisicità, il nostro modo di vivere, le nostre stesse strutture del pensiero. Si potrebbe obiettare che tutte le tecnologie innovative hanno avuto questo effetto, dalla ruota alla televisione. Ma il fatto nuovo è che le tecnologie odierne non si limitano più a potenziare il nostro fisico o i nostri sensi. Esse agiscono in modo molto più determinante perché giocano con lo strumento primario del nostro rapporto col mondo, l'oggetto su cui si basa la nostra identità di uomini: il corpo. E anzi, oggi più che mai si rivela profetico un noto concetto espresso da McLuhan 35 anni fa, e che viene ad assumere un significato quasi letterale:

"Ogni invenzione, o tecnologia, è una estensione o una autoamputazione del nostro corpo, che impone nuovi rapporti o nuovi equilibri fra gli altri organi e le altre estensioni del corpo."

Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare (Understanding media, 1964)

Questo mio intervento verterà dunque sulla mutazione in atto del nostro corpo, in senso ovviamente culturale, non evoluzionistico. Evoluzione culturale che mai aveva assunto una accelerazione (quindi una visibilità) come oggi, e che ci porta a scoprire un mostruoso/meraviglioso nostro doppio tecnologico. Un Gregor Samsa morfato, per dirla con un termine di moda. Perché ciò che maggiormente ci sgomenta o perturba, per riprendere Freud -- non è il diverso assoluto bensì ciò che, pur essendoci familiare, improvvisamente non lo è più del tutto. Come può essere per esempio il futuro (un tempo come il nostro ma diverso e forse è questa una delle ragioni per cui la sf ci affascina tanto); o come il cyborg l'uomo trasformato dalla tecnologia -- o come un individuo mutato geneticamente; o un corpo le cui funzioni sono state scomposte, enucleate e poi ricomposte in forme simulate e irriconoscibili, come accade o accadrà nelle reti. Fino al punto da farci restare in dubbio se l'Uomo possa ancora definirsi tale.

E naturalmente la fs, che qualcuno ha definito "uno dei più potenti dispositivi dell'immaginario collettivo del XX secolo", si dimostra teatro ideale per rappresentare l'ambigua trasformazione in atto.