James G. Ballard è stato il più grande rivoluzionario nella storia della fantascienza pre-cyberpunk, e lo stesso cyberpunk ha un grosso debito di riconoscenza verso le sue folgoranti intuizioni. A lui dobbiamo il cataclisma concettuale che all’improvviso invertì la scala di priorità e di conseguenza le prospettive del genere, declinando il paradigma dell’inner space – lo spazio interno della tenebra psichica, in contrapposizione allo spazio esterno della notte cosmica – e attuando con esso la New Wave, la prima vera rivoluzione copernicana nella storia della fantascienza. D’un tratto, un’intera generazione di autori distolse gli occhi dalle reiterate fantasie di rutilanti scenari interplanetari e si ritrovò a puntare lo sguardo direttamente sulla dimensione umana, nel contesto di un mondo in sempre più rapida evoluzione. Si cominciò a considerare la scrittura come uno strumento per indagare le connessioni con l’immaginario, scavando a fondo nei meandri oscuri della mente.

Alla fisica, alla cosmologia, all’elettronica dell’hard sci-fi, Ballard oppone il dominio delle scienze soft: neurofisiologia, psicologia, sociologia. Non che prima la fantascienza non avesse trovato modo e occasione di confrontarsi con tematiche psicologiche e sociali, ma in Ballard la sfera cognitiva dell’uomo e gli effetti prodotti su di essa dall’impatto della tecnologia e dei nuovi mezzi di comunicazione di massa assumono una valenza centrale.

Nella New Wave è alto il tasso psicanalitico (si pensi a Barry Malzberg o a Philip K. Dick), ma in Ballard la scrittura diventa addirittura uno strumento di autoanalisi, come dimostrano alcune pagine della Mostra delle Atrocità (The Atrocity Exhibition, 1969, rivisto e ampliato nel 1990) che anticipano quello scavo nella storia intima e privata dell’autore che si colloca al centro di opere come L’impero del sole o La gentilezza delle donne. Con Ballard, Samuel R. Delany, Michael Moorcock, M. John Harrison, Robert Silverberg e gli autori di quella generazione, la fantascienza comincia a confrontarsi criticamente e consapevolmente con il potere della scrittura. Le loro intuizioni, in linea con il postmodernismo che in quegli anni sconvolgeva il panorama letterario nordamericano, avrebbero segnato un punto di non ritorno nella storia della fantascienza. In molti devono essersi resi conto che dopo la pubblicazione dei condensed novels di Ballard e soprattutto della Mostra delle Atrocità in cui molti di questi confluiscono, non sarebbe stato più possibile tornare a scrivere fantascienza come si faceva un tempo.