Francesco Verso, nato nel 1973 a Bologna, si laurea in Economia e Commercio nel 2000, indirizzo Economia Ambientale con una tesi su "Popolazione e ambiente: il caso dell'Olanda". Vive e studia ad Amsterdam per tre anni. In seguito dal 2001 al 2008 lavora all'IBM in veste di technical support e responsabile di vendita per i Personal Computer IBM. Durante questo periodo completa la stesura di Antidoti umani, finalista al premio Urania Mondadori 2004 ma che vede la luce solo nel 2008 per la Giovane Holden Edizioni, benché scritto nei cinque anni precedenti. Nel 2008 decide di lasciare l'informatica e dedicarsi alla scrittura. L'occasione arriva con la nascita della prima figlia, Sofia, avuta dalla compagna Elena, conosciuta a San Pietroburgo dove si reca per scrivere il secondo romanzo, il Fabbricante di Sorrisi. Decide in seguito di seguire un Master in editoria presso l'Agenzia Letteraria Oblique di Roma durante il quale intervista Lietta Manganelli per il saggio finale - Giorgio Manganelli teppista della letteratura. Successivamente ottiene uno stage presso la Dino Audino Editore di Roma e scrive il primo racconto breve Flush, terzo classificato al concorso "8x8" dell'Agenzia Oblique. Nel maggio del 2008 ottiene una menzione speciale al Premio di Poesia Internazionale Mario Luzi. All'inizio del 2009 entra in contatto con la corrente letteraria del Connettivismo e collabora con la sua rivista ufficiale NEXT. È attualmente redattore della EDS – Edizioni Diversa Sintonia e agente letterario per il progetto internazionale "Letteratura e Pace" della Domist.net.

Francescco Verso, con Antidoti umani sei arrivato alla finale del Premio Urania. Siamo alla consacrazione letteraria del Connettivismo?

Per quanto Antidoti umani sia giunto finalista nel 2004 ritengo che vadano fatte due precisazioni. Primo, sono venuto a conoscenza del movimento solo nel 2008 e per una serie di circostanze favoreli ad oggi ne faccio parte con immenso piacere. Le tematiche del romanzo si adattano, quindi, senza averlo saputo al manifesto del connettivismo. Un caso fortuito? Un meme che circola tra i gangli neurali di molti scrittori? Forse. Secondo. La consacrazione del movimento ritengo sia giunta con la vittoria del premio Urania da parte di Giovanni De Matteo con Sezione PiQuadro nel 2006. Lui sì fondatore insieme a Marco Milani e Sandro Battisti del movimento nel lontano 2004.

Cos'è esattamente il Connettivismo cui ti ispiri?

Il Connettivismo non è un fenomeno chiuso, asfittico, al contrario la sua valenza più significativa risiede nell'accento posto alla connessione, al legame che si vuole instaurare con aree diverse e spesso distanti della nostra fenomenologia. Ad esempio nei miei romanzi come pure nei racconti, cerco sempre di "connettere" elementi in apparenza molto distanti: in Antidoti umani c'è la Manna che cade da un cielo schermato da una Bolla che richiama le strutture di geodetiche di Buckminster Fuller, nel Fabbricante di Sorrisi si analizza il taboo delle mestruazioni a partire dal vecchio Testamento, passando per la caccia alle streghe del Medioevo per giungere agli spot sull'igiene intima femminile dei nostri tempi. Quindi l'ispirazione viene dal vedere "connessioni" mancanti, nodi latenti, un percorso che si costruisce prendendo a prestito suggestioni dal passato, dai miti dell'antichità, dall'esoterismo per proiettarlo verso il futuro, nelle icone del nuovo millennio, nei costumi trasfigurati del tempo che verrà.

Un mondo inquietante quello di Antidoti Umani. Cosa sono esattamente questi Antidoti?

L'inquietudine è un elemento narrativo fondamentale per condurre il lettore attraverso un mondo fantastico. Insieme allo stupore sono le emozioni che cerco sempre di riprodurre in ciò che scrivo. Da questo punto di vista, gli Antidoti umani rappresentano una sorta di darwinismo al contrario. La teoria dell'evoluzionismo ci ha insegnato che il più adatto sopravvive all'ambiente che lo circonda. Ma se l'ambiente viene plasmato dall'uomo, dalle logiche di mercato, dalla "real politik", chi è ad operare la selezione della civiltà umana? Gli Antidoti umani non adattandosi all'ambiente, rifiutando di appiattirsi sui paradigmi della società imperante, sulle mode passeggere, e quindi riaffermano la propria individualità minacciata da modelli di comportamento massificato e il senso della propria inalienabile umanità. Ovviamente pagano un prezzo, questa libertà si paga con l'ostracismo.

Innesti, potenziamenti, virus informatici che sconfinano nel bioware, che sarebbe il nostro corpo. Che futuro ci aspetta?

Esattamente quello descritto nel romanzo. Basti pensare agli auricolari bluetooth, agli arti prostetici di Oscar Pistorius, al concetto di singolarità di Kurzweil. Il corpo basato sulla chimica del carbonio sta per fare il suo tempo. Quello basato sul silicio sta emergendo a una velocità impressionante. Per ora abbiamo collegato i computer tramite Internet, tra poco collegheremo tutti i cellulari ai computer e quindi il prossimo passo sarà di collegare qualsiasi oggetto di uso comune alla rete tramite delle semplici etichette RFID e poi... poi basterà un innesto nel bioware per avere accesso al tutta la potenza di calcolo di una conglomerazione di server. l problemi saranno legati alla privacy degli utenti/cittadini, all'affidabilità dei dati, alla distribuzione delle informazioni.