Lo scrittore americano Ted Chiang è stato ospite d’onore del festival di Nizza Monferrato “Libri in Nizza”, diretto dallo scrittore Fulvio Gatti e tenutosi lo scorso ottobre, dal 23 al 26, presso il Foro Boario. L'evento ha visto la partecipazione dell'autore di fantascienza, come ospite d'onore, in diversi appuntamenti, tra cui un dialogo con la scrittrice Licia Troisi.

Nato nello stato di New York nel 1967, Chiang si è laureato in informatica all’Università di Providence. Lavora principalmente come scrittore di documentazione tecnica nell’industria del software e abita a Bellevue, nello stato di Washington. Nel 1989 si è diplomato al Clarion Workshop in scrittura creativa. Chiang ha costruito la sua fama di autore cult con pochi racconti, raccolti in due antologie, pubblicate e più volte ristampate anche in Italia con i titoli di Storie della tua vita e altri racconti (Ne/oN Libri) e Respiro (Sperling & Kupfer), con i quali è riuscito a raccogliere una quantità di consensi e di premi straordinari, tra cui quattro premi Nebula, quattro premi Hugo, due premi Locus, un premio Sidewise, un premio Sturgeon e altri. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in Italia dalla rivista Robot.

Dal suo racconto Storie della tua vita, il regista Denis Villeneuve ha tratto nel 2016 il film Arrival, con protagonisti Amy Adams e Jeremy Renner.

Lo abbiamo intervistato sulla sua narrativa, su temi quali l’Intelligenza Artificiale e la scienza in generale e sul significato della fantascienza.  

Ho letto in un'intervista che per te è stato molto importante e formativo il Clarion Workshop, che è un corso di formazione di sei settimane per scrittori emergenti di fantascienza, fantasy e horror, concepito per affinare le loro capacità di scrittura. Ci racconti quest’esperienza? 

Il Clarion Workshop è stato per me estremamente importante, perché prima non conoscevo nessuno che era appassionato di fantascienza. Quando ho cominciato a scrivere ero totalmente isolato e al Clarion Workshop, invece, ero completamente circondato da persone che tentavano di scrivere fantascienza. Era la prima volta che incontravo persone che avevano letto gli stessi libri che io avevo letto. È stato un po’ come trovare la mia tribù. Era il 1989 e l’importanza del Clarion Workshop era legata alla mia specifica situazione, quella cioè di voler imparare a scrivere narrativa. Oggi è facile trovare persone con interessi condivisi grazie a Internet, mentre a quell’epoca, se non conoscevi qualcuno nella tua zona, potevi finire con il non trovare nessuno che era attratto dagli stessi argomenti che interessavano a te.

Consiglieresti un corso di scrittura creativa a un'aspirante scrittore di fantascienza? 

Sicuramente consiglio dei corsi di scrittura creativa, perché sarebbero comunque d’aiuto. Uno dei benefici è che avresti delle conversazioni con alcune persone su come funziona una storia. Impari anche come le persone leggono una storia e a volte in modi che non ti aspetti.

Se volessi smontare dal punto di vista del contenuto molte tue storie, direi che c'è un aspetto scientifico e tecnologico, un secondo morale-filosofico e infine un aspetto sociale e politico, nel senso delle conseguenze dei due precedenti aspetti nella vita quotidiana. È così? 

È una caratterizzazione ragionevole del mio lavoro, ma vale anche per molta fantascienza. Non credo che sia un segno distintivo delle mie storie. Penso che molta fantascienza è coinvolta in questi aspetti a vari livelli.

In che modo la scienza è una fonte d’ispirazione per la tua narrativa, intendo come risorsa per le idee delle tue storie? 

Per me la scienza è un modo di capire l’universo e un punto di vista sul mondo. Anche se non sono uno scienziato penso di vedere il mondo, almeno fino a un certo livello, come lo vedono gli scienziati. Il punto di vista scientifico è un modo molto efficace di capire l’universo. E mi interessano i diversi modi di comprendere l’universo. Ma credo che mi incuriosisca soprattutto il contrasto tra come io vedo l’universo e come lo capiscono le altre persone.

In alcune tue storie usi anche teorie scientifiche del passato o comunque che sono alle origini della storia della scienza, come la teoria del preformismo, che sostiene che l'intero organismo adulto sia già presente in miniatura all'interno degli spermatozoi, la cosmologia, la Kabbalah, il sistema di dottrine mistiche ed esoteriche dell'ebraismo che mira a ottenere una comprensione più profonda del divino e dell'universo. Teorie che oggi non sono propriamente considerate scientifiche, ma su cui tu costruisci un punto di vista scientifico per poi descriverne le conseguenze sull’uomo. Cosa ti affascina di queste scienze primitive e alternative? 

Vorrei fare una distinzione tra due modi di capire la scienza. Alcuni la vedono come una raccolta di fatti, ma in realtà è più propriamente un modo di capire l’universo. Perché la raccolta dei fatti su cui si basa la conoscenza scientifica può cambiare, ma il modo di capirla no. Una fantascienza in cui ci sono astronavi che viaggiano più velocemente della luce, per esempio, è un fatto che, per quanto sappiamo oggi, è impossibile. E questo è già fuori da una scienza intesa come corpus di fatti. Eppure queste storie sono considerate fantascientifiche perché aderiscono a un modo della scienza di capire come l'universo funziona. La differenza tra le storie con le astronavi più veloci della luce e le mie è quello che potremmo chiamare il “punto di divergenza”. Le prime partono da una scoperta scientifica o tecnologica e si posizionano nel futuro. Ma puoi, allo stesso modo, immaginare che questa divergenza, ovvero la scoperta scientifica, avvenga nel passato. E poi applicare tutte le stesse tecniche logiche per indagare sulle conseguenze di questa variazione.

Spesso le tue storie sono definite come “filosofiche”, anche per via dei temi trattati che sono per l’appunto assimilabili alla filosofia. Cosa hanno in comune fantascienza e filosofia? 

Quando i filosofi parlano di certi temi spesso ne discutono in astratto, è difficile capirli per la gente comune. Tra le cose che può fare la fantascienza è dare una forma narrativa agli esperimenti di pensiero, creando personaggi per i quali questi temi sono importanti.

Hai definito molte tue storie con le parole “svolta concettuale”, mi spieghi che cosa intendevi con questa definizione? 

Con questa terminologia intendo un tipo di storia in cui la comprensione dell'universo da parte del protagonista si espande radicalmente. E quest’idea si lega a quello che dicevo prima, alla scienza come modo per capire l'universo. Credo che i racconti con una “svolta concettuale” siano un modo di rintracciare il processo di una scoperta scientifica. Perché quando gli scienziati fanno una grande scoperta, la loro comprensione dell'universo si sposta in avanti. Quindi, sì, penso che ci siano questo tipo di storie di fantascienza in cui i protagonisti imparano qualcosa sull'universo in cui vivono, è una sorta di versione in miniatura della domanda “Che cosa permette alla scienza di progredire?”. Un esempio tipico è la storia in cui delle persone vivono su un'astronave generazionale, ma non lo sanno, e a un certo punto lo capiscono. La loro comprensione dell'universo cambia radicalmente. Quindi, la fantascienza, ci offre un modo per imitare l'esperienza di uno scienziato che espande la propria mente e conoscenza attraverso le grandi scoperte scientifiche.

Nel tuo romanzo breve Il ciclo di vita degli oggetti software sviluppi il tema dell’intelligenza artificiale, attraverso il processo di apprendimento. Credi che arriveremo mai a quella che si chiama intelligenza artificiale generale? 

Bisogna intendersi su cosa intendiamo per Intelligenza artificiale generale. È un problema perché ciascuno con questo intende qualcosa di diverso, ed è un termine molto male utilizzato. Non so risponderti a meno che andiamo molto nello specifico su che cosa intendiamo quando usiamo l'intelligenza artificiale generale. Gli scienziati cognitivi non usano il termine intelligenza quando parlano di come funziona la mente umana e dicono anche che forse non c'è qualcosa come l'intelligenza generale. Lo scenario che descrivo nel racconto è qualcosa che teoricamente considero possibile, ma potremmo non vederlo per secoli.

Storie della tua vita è un racconto incentrato sul dualismo tra libero arbitrio e determinismo, anche qui c’è al centro un dilemma filosofico che tu tratti dal punto di vista scientifico… 

Ci sono molti procedimenti per esplorare questioni come il libero arbitrio. Penso che la filosofia e la teologia siano ottimi strumenti per farlo e la fantascienza stessa può certamente usarli. Come dicevo prima ho un orientamento molto scientifico nel modo di pensare e di vivere e la mia prospettiva quindi è modellata sulla fisica e sulla scienza in generale. Mi risulta difficile sfuggire completamente a questo modo di guardare il mondo.

Volevo un tuo parere sul film Arrival, che è per l’appunto tratto dal tuo racconto Storie della tua vita. Sei soddisfatto di come la tua storia sia stata adattata per il Grande Schermo? 

Sono molto felice dell'adattamento cinematografico e consapevole di quanto sono fortunato. Conosco scrittori che hanno avuto le loro opere adattate in film o serie TV e devono essere molto diplomatici quando ne parlano. Io sono fortunato perché posso essere sincero, dicendo che sono davvero felice del film.