L’inquadratura mostra Spock dietro la porta a vetro della camera del motore warp danneggiato che ha appena riparato, esposto a radiazioni letali. Il suo sacrificio è la soluzione logica, ingegneristica (in puro stile Sci-Fi) a un problema critico di sopravvivenza della nave. Ma non è l'atto tecnico a renderla indimenticabile. In quel momento, l'innovazione scientifica e l'esplorazione cosmica passano in secondo piano. Ciò che conta è la rottura di un legame fraterno, il dolore insopportabile di James Kirk e la necessità del sacrificio. È il massimo del melodramma applicato al massimo della speculazione scientifica. Forse uno dei momenti migliori di bilanciamento tra elemento fantascientifico e soap operistico.
Prima di procedere, però, è bene stabilire cosa intendiamo quando parliamo di fantascienza e di soap opera. L’ elemento fantascientifico è la componente che mira all'esplorazione di idee, non solo di luoghi: teorie scientifiche, tecnologie (viaggio warp, intelligenza artificiale, robotica), mondi alieni complessi, speculazione sociale (distopie, utopie, impatto della tecnologia sull'etica). L’elemento soap opera, invece, è la componente incentrata sulle relazioni interpersonali continuative, spesso con un tono melodrammatico: amori, triangoli amorosi, tradimenti, segreti familiari/personali rivelati con cliffhanger emotivi, dinamiche di potere interne al gruppo (l'amore a distanza di Adama e Roslin in Battlestar Galactica; il will-they-won't-they di Mulder e Scully in X-Files; il segreto di K'Ehleyr e Worf in Star Trek: The Next Generation). Va anche precisato che non vogliamo intendere il termine “Soap Opera” in senso dispregiativo, ma come un modello narrativo (serialità continua, focus sul dramma interpersonale) che garantisce l'investimento emotivo del pubblico a lungo termine, indipendentemente dalla premessa scientifica. La domanda che vogliamo porci è: Qual è l'equilibrio attuale? Le serie di successo sono Sci-Fi con elementi Soap o Soap con ambientazione Sci-Fi? E, cosa più importante per l'industria e per i fan: il pubblico è attratto e fidelizzato in modo preponderante dall'intreccio speculativo fantascientifico o da quello emozionale e relazionale da soap?
Proviamo a esaminare l’evoluzione delle serie di fantascienza dagli anni sessanta ad oggi per cercare di darci una risposta. Agli esordi del genere il formato televisivo e le limitazioni di budget giocano un ruolo cruciale nel definire la quantità e la qualità degli elementi relazionali. La fantascienza si afferma come genere, ma il dramma umano serve da ponte verso il grande pubblico. La serie originale di Star Trek (1966-1969), pur non essendo la prima serie fantascientifica in assoluto, è il modello archetipico di come bilanciare i due elementi. L'obiettivo primario di ogni episodio era l'esplorazione: affrontare una nuova civiltà, un paradosso scientifico (viaggi nel tempo, realtà parallele) o un problema etico/sociale tramite la metafora fantascientifica (es. il razzismo in “Let That Be Your Last Battlefield”). La Sci-Fi forniva il motore narrativo per la missione settimanale. Nonostante la formula episodica, il successo di TOS poggiava interamente sulla dinamica affettiva e di conflitto/risoluzione del “trio” Kirk (l'istinto, il cuore, la passione), Spock (la logica, la distanza emotiva, la scienza) e McCoy (l'umanità, il cinismo affettuoso). Questa dinamica relazionale, che si traduceva in battibecchi amichevoli e di profonda lealtà, era essenziale. In TOS, l'elemento soap era presente e vitale per dare profondità ai personaggi, ma era chiaramente al servizio della grande idea Sci-Fi e non il contrario.
Gli anni '70 e '80 non hanno prodotto una Sci-Fi seriale di massa con la stessa longevità di Star Trek, ma i pochi tentativi hanno sempre dovuto fare i conti con un fattore limitante: il budget si scontrava costantemente con la “Necessità di Riempimento”. Le reti televisive (come NBC o CBS) richiedevano stagioni da 20-26 episodi l'anno. Mantenere un alto livello di effetti speciali era insostenibile. Per questo motivo, molti episodi si concentravano su trame a basso costo, basate sui dialoghi e sui conflitti interpersonali (liti, incomprensioni, malattie, gelosie, triangoli), spesso ambientate interamente all'interno del set della nave o della stazione spaziale. Un esempio lo troviamo in Battlestar Galactica (1978). Nonostante l'epica premessa, la serie si riduceva spesso a drammi personali tra piloti o questioni sentimentali, un modo per dare una parvenza di umanità a una storia che, altrimenti, sarebbe stata troppo costosa da mostrare.
Gli anni '90 vedono l'abbandono della formula strettamente episodica (il “mostro della settimana”) a favore di archi narrativi lunghi e complessi che si estendono per intere stagioni o, nel caso di serie come Babylon 5, per l'intera durata dello show. Questa serializzazione apre le porte a trame soap di vasta portata. Babylon 5 e Star Trek: Deep Space Nine, pur con stili diversi, hanno utilizzato la narrazione continua come base per innestare un dramma umano e relazionale che andava ben oltre l'episodio. Entrambe le serie sono ambientate in stazioni spaziali, punti di incontro/scontro politici e militari complessi (la Guerra delle Ombre in B5, il conflitto con il Dominio in DS9). La guerra e la politica intergalattica sono le trame di fondo. In DS9 abbiamo amori (Kira e Odo), paternità complesse (Sisko e Jake), crisi di fede e identità (Kira Nerys), e intrighi di spionaggio personale (Garak). In Babylon 5 l'arco di G'Kar e Londo Mollari è un melodramma politico e personale di amicizia, odio e redenzione. Il loro legame, più che le battaglie spaziali, è ciò che ha tenuto incollati i fan. Dunque l'elemento soap non è più riempitivo, ma strutturale. Le questioni personali (chi ama chi, chi ha tradito chi) sono spesso la miccia che innesca gli eventi Sci-Fi più grandi (es. un'alleanza diplomatica che fallisce per un dramma personale). E, lasciando il futuro prossimo e le stelle per tornare con i piedi per Terra e “ai giorni nostri”, non si può non citare The X-Files, caso perfetto di come l'elemento relazionale possa superare in popolarità e importanza narrativa la premessa Sci-Fi (o Science Fantasy). La tensione tra Fox Mulder (il credente) e Dana Scully (la scienziata/scettica) non era solo un contrasto filosofico, ma un'implicita, intensa tensione romantica non risolta. Il will-they-won't-they (si metteranno insieme o no) divenne il propulsore emotivo della serie. Spesso, gli episodi più amati e discussi non erano quelli che chiarivano la complessa mitologia aliena, ma quelli che approfondivano il loro legame, le loro crisi personali, o i loro sacrifici reciproci. Il dramma personale di Scully (il cancro, la perdita della sorella, la figlia) era l'amo per il pubblico, un livello di investimento emotivo tipico della soap. Gli autori hanno mantenuto la tensione sentimentale per anni, consapevoli che il legame emotivo tra i due protagonisti era più potente e meno rischioso, a livello di ascolti, delle risposte finali sulla colonizzazione aliena.
Il remake di Battlestar Galactica (2004) è forse l'esempio più consapevole di come utilizzare il melodramma come strumento per aiutare la Sci-Fi. La premessa è brutale fantascienza distopica: il genere umano è ridotto a 50.000 sopravvissuti, inseguiti dai Cylon (IA ribelli). In questo scenario di estrema pressione, BSG si immerge completamente nel dramma personale fatto di sessualità, fede, tradimento. Le relazioni sono torbide, complesse e spesso autodistruttive (es. Apollo, Starbuck, Dee). La crisi di fede, la depressione, le relazioni adulterine e i complotti interpersonali sono la norma. I Cylon che sembrano umani agiscono come perfette spie da soap opera: si innamorano, provano gelosia, subiscono crisi esistenziali. La domanda “Chi è Cylon?” è meno Sci-Fi e più thriller psicologico e drammatico. In BSG l'elemento soap è pienamente integrato come strumento di narrazione autoriale. Possiamo dire che a cavallo del millennio l'elemento relazionale abbia raggiunto la parità con l'elemento speculativo, se non la supremazia in termini di coinvolgimento del pubblico.
Il panorama seriale dal 2010 a oggi è cambiato radicalmente con l'avvento dello streaming, portando a produzioni più brevi, costose e focalizzate, ma che mantengono il dramma personale come fulcro emotivo, ereditando la lezione degli anni '90 e 2000. Le serie moderne (tipicamente 8-10 episodi a stagione, contro i 20-26 del passato) non hanno più bisogno del drama come “riempitivo” a basso costo, ma lo usano come concentrato narrativo ad alta intensità. Caso esemplare è: The Expanse. Questa serie è ampiamente apprezzata per la sua aderenza (sempre aiutata dalla sospensione dell’incredulità) alla fisica spaziale (assenza di gravità artificiale, effetti del volo a G elevati) e per il suo complesso world-building geopolitico (Terra, Marte, Cintura) e richiede un certo impegno intellettuale per seguire le implicazioni scientifiche e politiche. Ciò che rende The Expanse accessibile e amata dal grande pubblico è il legame quasi familiare (e disfunzionale) dell'equipaggio della Rocinante (Holden, Naomi, Alex, Amos). Le crisi di fiducia, i segreti passati, i triangoli morali e la lotta di Naomi con il suo trauma sono il motore emotivo costante. Il dramma interpersonale tiene la storia a livello umano anche quando il conflitto è cosmico. E, forti di questa lezione, quando si è trattato di aprire “la terza ondata” di serie Trek, gli autori e produttori hanno abbandonato quasi completamente la struttura episodica per adottare lunghi archi narrativi seriali, interamente focalizzati sul dramma psicologico e sui traumi dei protagonisti (ad esempio, le backstories dolorose di Michael Burnham o la crisi esistenziale di Jean-Luc Picard).
La missione Sci-Fi diventa un mezzo per risolvere il problema emotivo o relazionale del personaggio principale. L'analisi del rapporto tra soap e sci-fi non può, inoltre, ignorare il pubblico attivo e la sua risposta creativa: le fan community. La stragrande maggioranza della produzione amatoriale (fan fiction, fan art, meme) non si concentra sulla plausibilità del motore warp o sulle implicazioni del Protogen (in The Expanse), ma esplora e sviluppa i legami interpersonali. Il fenomeno dello shipping (il desiderio che due personaggi, spesso con alta tensione non risolta, si uniscano sentimentalmente) domina il dibattito sui forum e sui social media. Che si parli di “Spock e Kirk” (TOS), “Mulder e Scully” (X-Files), o dinamiche contemporanee, questo dimostra che l'investimento più intenso e duraturo del pubblico non è sull'idea speculativa, ma sulla relazione emotiva. Il fan vuole che i suoi personaggi risolvano i loro problemi d'amore/amicizia tanto quanto vuole che salvino la galassia.
La formula del moderno serial Sci-Fi è: usa il budget per creare un world-building mozzafiato e scientificamente plausibile (Sci-Fi), ma usa la sceneggiatura per esplorare come tutto ciò distrugge o rafforza i legami emotivi (Soap) tra i protagonisti.
Forse è tempo di provare a rispondere alla domanda iniziale: cosa attrae e cosa fidelizza il pubblico? La fantascienza (Sci-Fi) fornisce la tela (il contesto, le regole, il fascino speculativo) e la posta in gioco (salvare la galassia, scoprire la verità). Ma è la soap opera a fornire il cuore (le relazioni, le emozioni, i sacrifici) e la ragione per tornare la settimana successiva. Il pubblico può essere inizialmente incuriosito da un'idea Sci-Fi geniale (es. una stazione spaziale multiculturale, una società post-apocalittica). Ma se i personaggi non hanno legami profondi, segreti da svelare o passioni da vivere ossia, se manca il “sapone” del dramma relazionale, la serie rischia di rimanere fredda, cerebrale e di non superare la prima stagione. Le serie che hanno lasciato il segno (da DS9 a BSG) sono state quelle che hanno utilizzato gli strumenti della soap (gli archi emotivi, il cliffhanger personale) per rendere viscerali le sfide Sci-Fi.
La fantascienza è sempre stata, in ultima analisi, uno specchio dell'umanità. E l'umanità è disordinata, emotiva e affamata di legami. È per questo che, forse, l'episodio in cui una nave spaziale sconfigge un alieno potente è eccitante, ma l'episodio in cui i due protagonisti si confidano un trauma o finalmente ammettono di amarsi è quello che finisce dritto nella storia del fandom. E’ ovvio che il segreto del successo è il perfetto equilibrio delle due componenti, e questo passa (o dovrebbe passare) attraverso un attento lavoro di scrittura e produzione, senza scivoloni e faciloneria che talvolta creano veri buchi di disaffezione a serie anche molto apprezzate da parte dei fan. Insomma, c’è bisogno di storie ben scritte e non “un tanto al chilo”. Non si piange per un computer che si spegne, si piange (per tornare all’inizio) per due mani che si “toccano” attraverso uno spesso vetro protettivo e una voce strozzata che dice: “Sono sempre stato… e sarò sempre suo amico. Lunga vita… e prosperità”.












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