Era il 1972, ma in realtà sarebbe stato l’anno prossimo. Questa frase, ripetuta in ogni singolo episodio, è il marchio di fabbrica di A come Andromeda, prodotto italiano di fantascienza nato quando le fiction si chiamavano ancora sceneggiati televisivi. È stato un periodo leggendario, quello a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e probabilmente irripetibile per la televisione italiana. Un periodo segnato da un numero enorme di prodotti di altissima qualità, spesso innovativi, ben recitati da un folto gruppo di attori di spessore formatisi alle migliori scuole teatrali, scritti da autori esperti e affermati e diretti da registi di grande mestiere. Il segno del comando, L’amaro caso della Baronessa di Carini, Gamma, Ritratto di donna velata, Il fauno di marmo, Dov’è Anna?, E.S.P.; questi e altri titoli hanno lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo degli spettatori dell’epoca, che il bianco e nero (con il quale ancora venivano trasmessi i programmi) amplificava e rendeva più potente e misterioso.

Fra tutti questi, A come Andromeda è stato, ed è tuttora, uno degli sceneggiati di maggior successo mai prodotti dalla RAI. Non è stato il primo esperimento nel genere fantascientifico della tv pubblica, essendo stato preceduto da alcuni brevi episodi del ciclo Oltre il 2000, trasmessi all’inizio del 1971. A come Andromeda è però la prima produzione “vera”, realizzata con notevole impiego di mezzi ed energie, nel tentativo di utilizzare i temi e le metafore della fantascienza in modo adulto e consapevole. Tentativo pienamente riuscito, e che la RAI non è più stata in grado di ripetere.

In principio…

Uno dei punti di svolta nella recente storia umana si ebbe nel luglio del 1969, quando l’astronauta americano Neil Armstrong appoggiò per primo piede sul suolo lunare. Anche quello fu un periodo leggendario e irripetibile nella storia dell’umanità; nonostante gli enormi problemi che affliggevano il mondo, l’onda di entusiasmo che si propagò fu tale da scatenare i sogni più arditi, i progetti più impensati. Si immaginava che entro qualche decennio la Luna sarebbe stata colonizzata, che presto si sarebbe arrivati su Marte e sugli altri pianeti del sistema solare. Era un periodo in cui sembrava che ogni cosa potesse succedere, e che il migliore dei mondi possibili fosse a portata di mano. Niente di tutto questo si è verificato, ma la forza di quelle immagini sgranate spinse ancora di più il grande pubblico verso la fantascienza, complici autori di grande spessore e storie che ormai diventavano sempre più mature e complesse. Al cinema 2001: Odissea nello spazio e Solaris si contendevano la palma di miglior film in assoluto della storia (con una certa esagerazione ma anche con fondati motivi), nella letteratura nuove correnti quali la New Wave e la fantascienza sociologica smuovevano le acque di un genere ancora molto legato alla space opera e all’avventura pura e semplice. Anche la RAI, visto il momento favorevole, decise di lanciare la sfida e proporre uno sceneggiato interamente di fantascienza, che non parlasse soltanto all’immaginazione del pubblico, ma che fosse anche rappresentativo del momento storico, e in grado di compiere opera di divulgazione di concetti e teorie verso le quali c’era un’attenzione sempre maggiore, comportandosi in ciò come un vero servizio pubblico dovrebbe fare.Non volendo però rischiare eccessivamente proponendo una storia completamente nuova, scritta per l’occasione, i vertici dell’azienda decisero di adattare per lo schermo un racconto già collaudato e che si basasse su presupposti scientifici autorevoli. Alla fine la scelta cadde proprio su A come Andromeda, sceneggiato che la BBC realizzò e mandò in onda nel 1961 e il cui romanzo era stato pubblicato in Italia nel 1965, riscuotendo un buon successo di vendite.