Oltre la televisione, oltre l’infinito
Il fulcro principale del romanzo di Hoyle consiste in ultima analisi nella domanda cardine che da sempre si pongono l’astronomia e la fantascienza: siamo soli nell’universo? La risposta che Hoyle dà a questa domanda può, a una prima occhiata, sembrare semplice, ma in realtà è ambigua. Se la ricerca di forme di vita intelligenti nell’universo è indirizzata a trovare altri esseri quali che siano, a prescindere dal tipo di logica e razionalità che utilizzano, allora la risposta è positiva. I protagonisti di A come Andromeda trovano effettivamente un’altra intelligenza, fredda e aliena, con cui il confronto diventa spietato. Ma se gli esseri umani, nel loro girovagare cosmico aggrappati a una piccola palla di roccia, avessero un’aspirazione più ampia, ovvero non solo trovare specie intelligenti ma soprattutto intelligenze con le quali raggiungere intesa e sintonia, allora la risposta fornita dallo sceneggiato diventa vaga e contraddittoria. La ragazza Andromeda, in bilico tra freddo calcolo ed empatia emotiva, è lì a ricordarci la labilità del confine tra ciò che è solo intelligente e ciò che invece è anche umano.
7 commenti
Aggiungi un commentoMi sa che ho proprio bisogno di una cura per la memoria...
Grazie per la segnalazione!
Carissimi, grazie per aver corretto e soprattutto per l'articolo e il vostro lavoro! Saluti, Andrea. PS: sulla memoria lasciamo stare
... ho anche cliccato in modo sbagliato per votare l'articolo, volevo dare più di due stelle! Amen, chi è senza peccato (telematico) scagli la prima pietra lunare...
Perchè il cinema Italiano non riesce a fare un film di fantascienza?
Sono sempre gli stessi,alcuni buon film altri della serie natale o rio.
O commedie o drammi e per ultimo il filmazzo di Natale.
Secondo me non ci vuole una gran tecnologia,come ho letto l'articolo negli anni 70 c'è stata una corrente fantascientifica poi più niente.
Puoi ricliccare quante volte vuoi: riconosce che sei la stessa persona e aggiorna il dato senza aggiungerne uno nuovo.
S*
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