La copertina di Antidoti umani, romanzo d’esordio di Francesco Verso, trentenne romano ex DJ e con la spinta giusta per scrivere e appassionarsi del mondo della letteratura, illustra un rave fumoso, con corpi umani immersi in una danza sfrenata. Qualcosa di conosciuto, è realtà non fantascienza; eppure stiamo leggendo un romanzo di Science fiction scritto in questi mesi, con un retroterra culturale che sa di Gibson, di Sterling e di qualsiasi altro ammennicolo tecnologico caro al Cyberpunk, come protesi craniali e olodisk da inserire nel flusso cerebrale. Quindi niente di nuovo, si potrebbe dire dopo alcune decine di pagine che scorrono bene ma senza un chissà cosa di sapido, con qualche incomprensione aggiuntiva dovuta a scelte di editing forse non ottimali; però mi sono ricordato che anche il Pendolo di Focault ci mette un po’ a partire, e in fondo il romanzo di Verso ti ingloba, ti incuriosisce perché, dopotutto, 560 pagine non saranno mica un susseguirsi piatto di situazioni già viste e tecnologie straconosciute, no?

Così la trama appare, pian piano, decisamente più complessa di quella che sembrava prima, rivelando un intreccio che sa di cospirazione egemonica, qualcosa che forse non è così improbabile che si verifichi in un villaggio perennemente connesso, dove chi detiene il potere è in grado di pilotare i bisogni della moltitudine sparsa per tutto il globo terracqueo attraverso una necessità primordiale, ineludibile dalla biologia umana o postumana, che dir si voglia; attraverso questo stimolo sempre presente, qualche potente della Terra potrebbe organizzare la classica presa del mondo che tanto spaventava certa letteratura di sf di un po’ di decenni fa, e rendere così possibile un incubo da padrone del mondo attraverso le vibrazioni quantistiche degli elementi assimilati dalla popolazione intera. O quasi.

Ed ecco il senso degli antidoti umani, ecco perché rivisitando questo classico mito e incubo – per la verità irriso in questi tempi - dell’unico proprietario dell’umanità (ma sappiamo bene quanto potrebbe davvero realizzarsi ciò, in un periodo di controllo globale quale quello che ci stiamo per apprestare a vivere) Verso ci dona invece un senso di fresco venato da un incubo, ci dona un’avventura che si sposta tra la Terra e la Luna, nei bassifondi della società umana che appare come una massa di reietti, di gentaglia rifiutata dalla connessione e dal controllo planetario che riesce, però, a organizzare una resistenza decente, insidiosa, capace di far traballare il Piano Globale.

Al centro di tutti i sogni c’è, quindi, l’olografia onirica in grado di far sballare il pubblico delle feste danzanti sparse per la Terra, a cui partecipano un po’ tutti; mirabili alcune descrizioni di rave che Francesco dovrebbe conoscere assai bene, fantastico il senso di psichedelica chimica o connettiva regalato ai lettori del romanzo. Convincenti quanto basta i personaggi che si muovono all’interno della storia così come sono convincenti quasi tutte le situazioni che i protagonisti si trovano ad affrontare; nessun’enfasi particolare e nessuna forzatura comportamentale in essi, purtroppo però rimangono evidenti e generano perplessità alcune scelte di base, tutte facenti capo all’editing non troppo sofisticato. Alludo, per esempio, ad alcuni vocaboli e gerghi usati che sembrano più parodie che reali tentativi di caratterizzazione della psicologia della società connessa, così come un massiccio uso dei termini facenti capo all’olografia sembra davvero animare un’autoricorsività spinta che, alla fine, fa perdere di credibilità ad alcune immagini suggerite dall’autore. Quello che però risalta, in ultimo, è che grattando la polvere di queste imperfezioni non da poco la storia c’è, e che mettendosi di buona lena a sgrossare i difetti di cui sopra, accorciando forse anche qualche dialogo un po’ troppo esteso, il romanzo ne uscirebbe sicuramente migliore e parecchio avvincente, sarebbe davvero in grado di competere con la migliore produzione internazionale.

Francesco, pur non sapendolo, ha scritto un romanzo dalle tinte connettiviste, condito com’è anche di tentativi di porre in unione alcune conoscenze anche arcaiche usando un filo rosso che, a tratti, pare unire ogni cosa del mondo che viviamo; a breve dovrebbe uscire il sequel di Antidoti umani, e siamo già curiosi di vedere come la corporazione multinazionale riuscirà ad alzare di nuovo la testa nel tentativo di conquistare, di nuovo, il mondo.