La scoperta

Galileo Galilei (Pisa, 1564 - Arcetri, 1642)
Galileo Galilei (Pisa, 1564 - Arcetri, 1642)
7 gennaio 1610. Questa è la data ufficiale in cui Galileo scorse per la prima volta alcuni satelliti di Giove, per questo chiamati universalmente "galileiani" ancora ai giorni nostri. Usando un telescopio "eccellente" di sua fabbricazione, a notte inoltrata Galileo scrutò il cielo in direzione di Giove e scoprì tre corpi, che continuò a osservare per molti giorni a venire e dei quali registrò le posizioni. Lo scienziato pisano annotò minuziosamente la cronaca di queste osservazioni nel Nuntius Astronomicus, il cui titolo venne modificato in Sidereus Nuncius in vista della sua pubblicazione avvenuta qualche anno più tardi. Ecco come Galileo dà l'annuncio della scoperta dei tre nuovi corpi celesti intorno a Giove:

"Die itaque septima Ianuarii, instantis anni millesimi sexcentesimi decimi, hora sequentis noctis prima, cum cælestia sidera per Perspicillum spectarem, Iuppiter sese obviam fecit; cumque admodum excellens mihi parassem instrumentum (quod antea ob alterius organi debilitatem minime contigerat), tres illi adstare Stellulas, exiguas quidem, veruntamen clarissimas, cognovi; quæ, licet e numero inerrantium a me crederentur, nonnullam tamen intulerunt admirationem, eo quod secundum exactam lineam rectam atque Eclipticæ parallelam dispositæ videbantur, ac cæteris magnitudine paribus splendidiores."

"Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro."

Un quarto corpo, evidentemente occultato durante l'osservazione del 7 gennaio, fu scoperto il 13 dello stesso mese. Le osservazioni di Galileo sui quattro copri celesti si protrassero fino ai primi di marzo dello stesso anno e, alla fine, lo scienziato non solo affermò che su di essi "è lecito dir cose degne di attenzione", ma li prese a esempio per confermare che il modello copernicano del moto dei pianeti non era valido solo su scala solare (i nove pianeti che ruotano intorno al Sole), ma anche su scala planetaria (i satelliti che ruotano attorno al proprio pianeta). Sempre nel Sidereus Nuncius, Galileo infatti dichiara:

"Eximium præterea præclarumque habemus argumentum pro scrupulo ab illis demendo, qui in Systemate Copernicano conversionem Planetarum circa Solem æquo animo ferentes, adeo perturbantur ab unius Lunæ circa Terram latione, interea dum ambo annuum orbem circa Solem absolvunt, ut hanc universi constitutionem, tanquam impossibilem, evertendam esse arbitrentur: nunc enim, nedum Planetam unum circa alium convertibilem habemus, dum ambo magnum circa Solem perlustrant orbem, verum quatuor circa Iovem, instar Lunæ circa Tellurem, sensus nobis vagantes offert Stellas, dum omnes simul cum Iove, 12 annorum spatio, magnum circa Solem permeant orbem".

"Abbiamo dunque un valido ed eccellente argomento per togliere ogni dubbio a coloro che, accettando tranquillamente nel sistema di Copernico la rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, sono tanto turbati dal moto della sola Luna intorno alla Terra, mentre entrambi compiono ogni anno la loro rivoluzione attorno al Sole, da ritenere si debba rigettare come impossibile questa struttura dell'universo. Ora, infatti, non abbiamo un solo pianeta che gira intorno a un altro, mentre entrambi percorrono la grande orbita intorno al Sole, ma la sensata esperienza ci mostra quattro stelle erranti attorno a Giove, così come la Luna attorno alla Terra, mentre tutte insieme con Giove, con periodo di dodici anni si volgono in ampia orbita attorno al Sole".

Come si legge a caratteri cubitali sul frontespizio del Sidereus Nuncius, i quattro astri furono battezzati collettivamente Medicea Sidera. Galileo in realtà aveva proposto di chiamarli Cosmica Sidera in onore di Cosimo II de' Medici divenuto Gran Duca di Toscana nell'anno precedente, ma lo stesso Cosimo, interpellato in proposito dallo scienziato pisano, aveva espresso la preferenza che le quattro stelle onorassero l'intera famiglia dei Medici piuttosto che solo se stesso. Così Galileo aveva cambiato la parola Cosmica in Medicea. Per il resto Galileo non attribuì loro dei nomi. Nei suoi appunti Galileo si riferisce ai quattro satelliti individualmente con un semplice numero da 1 a 4 partendo dal più vicino a Giove, e per gran parte del diciassettesimo secolo i quattro satelliti di Giove furono noti con il nome collettivo di Medicea Sidera. I nomi che conosciamo ancora oggi apparvero per la prima volta quattro anni più tardi, ma Galileo non ebbe niente a che spartire con questa scelta. Anzi, lo scienziato pisano ebbe qualcosa da ridire.