Qualche giorno fa, su tutti i maggiori siti di informazione è apparsa la notizia secondo la quale 30 anni fa la sonda Viking, primo manufatto umano ad atterrare con successo sul Pianeta Rosso nell’estate del 1976, avrebbe inavvertitamente ucciso alcune forme di vita microbiche marziane, quelle forme di vita extraterrestri che sarebbero di fondamentale importanza per capire il ruolo della vita nell’universo e quindi anche la posizione dell’uomo rispetto alla sua presenza sulla Terra.

La notizia, apparentemente davvero clamorosa, è stata ripresa anche da numerosi telegiornali nazionali che l’hanno riportata come se si trattasse di una delle tante e tristi vicende di cronaca nera di provincia. "Assassinio su Marte! La NASA ha ucciso forme di vita extraterrestri: il RIS di Parma chiamato dall’FBI a indagare sul caso. Il GIP ha già emesso 2300 avvisi di garanzia rivolti a tutto il personale coinvolto nella missione Viking!"

Non è stato proprio così, ma la tendenza dei media a enfatizzare e a dare risalto al lato più clamoroso (e meno veritiero) delle notizie, ha di certo fatto credere a molti quello che non è.

Eccoci dunque a smentire tutta la faccenda, o meglio a rimetterla sui binari di una corretta informazione scientifica. E’ vero che uno scienziato, tale Dirk Schulze-Makuch, professore di geologia presso la a Washington State University, ha presentato a un meeting dell’American Astronomical Society di Seattle una relazione in cui mette in relazione la Missione Viking con ipotesi di vita microbica marziana, ma solo per dire che è possibile che, giacché la sonda (la prima a fare esperimenti biologici sul suolo di Marte) era preparata a cercare forme di vita simili a quelle terrestri, durante i suoi esperimenti, invece di trovare prove di vita, potrebbe averle involontariamente distrutte pur avendole sotto gli occhi.

Sulla base delle scoperte fatte sulla Terra negli ultimi trent’anni a proposito degli habitat estremi del nostro pianeta in cui la vita riesce ad adattarsi e a prosperare nonostante le proibitive condizioni, il professor Schulze-Makuch ha avanzato l’ipotesi che, in maniera simile alle cellule viventi terrestri il cui liquido interno che permette loro di vivere è semplicemente acqua salata, le cellule viventi marziane sarebbero basate su una miscela di acqua e perossido di idrogeno (H2O2). Questa miscela sarebbe necessaria alle cellule marziane per mantenere la struttura cellulare allo stato liquido alle basse temperature della superficie di Marte e allo stesso tempo darebbe alla cellula la possibilità di assorbire il raro vapore acqueo dall’aria.

Se così fosse, sarebbe stato facile per il Viking, durante i suoi rozzi esperimenti, distruggere le cellule marziane. Per esempio, in un test il Viking versò dell’acqua sul suolo e questo, dice Schulze-Makuch avrebbe annegato le cellule marziane, mentre in un altro tentativo, la sonda riscaldò il terreno fino a una temperatura alla quale le cellule marziane si sarebbero certamente distrutte.

“Il problema,” ha detto Schulze-Makuch, "era che all’epoca non si aveva alcuna idea di quello che poteva essere l’ambiente marziano. E questo tipo di adattamento all’ambiente ha senso dal punto di vista biochimico". A onor del vero va detto che la ricerca di Schulze-Makuch è stata confortata anche da uno studio di un comitato del National Research Council denominato "Weird Life Commitee", nella misura in cui si è detto preoccupato che, durante la loro ricerca di vita extraterrestri, gli scienziati possano essere troppo legati agli schemi terrestri. Non è escluso tuttavia che, in vista della partenza della nuova sonda Phoenix, prevista per la prossima estate, un rover capace tra le altre cose di cercare tracce di attività biologica, il professor Schulze-Makuch abbia cercato di smuovere le acque per cercare di convincere i responsabili della NASA a includere determinati esperimenti nell’ambito della missione.

Chris McKay, astrobiologo della NASA e uno dei responsabili del team della Phoenix ha detto di essere stato molto interessato dall’intervento di Schulze-Makuch, commentando tuttavia che "la consistenza logica è una buona cosa, ma non è ancora abbastanza". Resta dunque il fatto che non ci sono prove che la sonda Viking possa effettivamente aver distrutto qualche tipo di vita marziana. Non c’è stato nessun omicidio, semplicemente perché non è stato trovato alcun cadavere.