Poi abbassa gli occhi sul bignami di storia che sta sfogliando, aperto sul capitolo della politica italiana nei primi anni del 2000. - Oddio, peggio di questi... D'accordo, vada per Jar Jar Binks: indicategli la strada per il Senato, e che cerchi almeno di non scaccolarsi sul seggio.
Nello stesso momento, Obi-Wan Kenobi entra trafelato nello studio privato del gran capo degli Jedi.
- Grande fretta tu hai, Obi-Wan. - mormora don Yoda Corleone - Forse novità tu porti?
- Maestro Yoda, ho scoperto la provenienza dell'arma usata dall'attentatore della regina Amidala. Ecco, guarda.
Yoda si avvicina alla mappa. Però, dato che è alto quanto Silvio Berlusconi, deve alzarsi in punta di piedi per arrivarci.
- Nulla io vedo, Obi-Wan. Spiegare tu vuoi?
- Tra parentesi, maestro, questa cazzo di parlata palermitana ha proprio rotto i coglioni... Comunque è proprio come dici: in quel punto dello Spazio non c'è una beata mazza di niente. In alcune mappe ho trovato l'indicazione "Hic sunt coliones"; in altre l'area era stata sbianchettata col vinavil... Ma chi può giungere a ritoccare l'archivio galattico?
- Solo uno Jedi può - commenta cupamente Yoda. - O un geometra del Comune, naturalmente.
- Ho deciso, maestro Yoda: partirò oggi stesso.
- Obi-Wan, ricordati di...
- Seguire le vie della Forza. - annuisce il barbuto Jedi - Naturalmente.
- Di ricordarti la tessera Millemiglia dicevo. E le sigarette al duty-free tu comprami: meno costano.
- Sarà fatto, maestro. - Obi-Wan si inchina ed esce.
Su Naboo, nel frattempo, Anakin sta coscienziosamente lumandosi Padmé.
- Guarda, Paddy... - sussurra ingrifato - il tramonto romantico, la luna, le cicale, la rugiada, le stelle luccicarelle... togliti le mutande!
- No, Ani: non possiamo.
- Perché no?
- Non è il momento giusto!
- Non penso che mi possa venire più duro di così!
Lei si stacca impetuosamente dal giovane. - No: tu sei un cavaliere Jedi e io una regina. Tra noi non potrà mai esserci nulla.
- Dannazione! Se eravamo un calciatore e una velina a quest'ora eravamo già lì a scopare come ricci!
- Mi spiace, Ani: il destino è più grande di noi, e ha deciso le nostre vite.
Il giovane Jedi si ritrae, scuro in volto. - Sono deluso e sessualmente frustrato, Amy: quasi quasi mi metto addosso un casco nero, comincio a rantolare come un maniaco telefonico, vado a ammazzare tutti gli altri Jedi e instauro una tirannide assoluta sulla Galassia.
- Inutile che la fai tanto lunga, tanto non te la do.
- Va bene, allora parto per Tatooine a cercare mia madre: sento che è in pericolo.
Padmé sbarra gli occhi deliziosamente ombrettati con l'Uniposca. - Fammi capire, carino: avverti tua madre in pericolo a mezza galassia di distanza, invece quando tentano di farmi la pelle nella stanza accanto tu ronfi come un tapiro... Credi a me, o ti sei rincoglionito oppure questa cosiddetta Forza è una cagata pazzesca.
- Zitta, donna: le vie del Jedi sono oscure.
- Vabbe', vengo con te, tanto Naboo mi ha già rotto le scatole.
Detto fatto, i due giungono su Tatooine, che è un deserto pieno di sabbia polverosa e di poveracci che si puzzano dalla fame: sembra Bagdad dopo il bombardamento intelligente dell'esercito "di liberazione" alleato.
- Dov'è mia madre? - chiede Anakin al suo vecchio padrone, un orrendo aborto col corpo di vespa e la faccia di Bruno Vespa.
- L'ho venduta - fa il vespone irakeno. - Però in dollari, perché adesso siamo un Paese libero.
- Dov'è adesso?
- Un attimo che la cerco su google... - il vespone scorre controvoglia l'elenco sul monitor. - Ecco l'indirizzo: via dei cammelli catarrosi numero 1400 bis. E' ai margini del deserto... Gira brutta gente, laggiù. Sta' attento, piccolo umano.
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