Le reazioni

Come si diceva all’inizio, Halo: Reach si è dimostrato da subito un grande successo commerciale. Per ora è l’uscita più immediatamente redditizia nel settore dell’intrattenimento in USA ed Europa per l’anno in corso e, nonostante non abbia battuto i record del precedente Halo 3 o della corazzata Call of Duty: Modern Warfare 2, si tratta pur sempre di un risultato superiore a quello del primo weekend al cinema di Avatar a livello mondiale nel 2009. Il gioco è venduto in pacchetti differenti per contenuti e gadget, con prezzi che vanno fino ai 130 euro: i milioni di copie vendute in pochi giorni durante un periodo economico così difficile sono un elemento interessante su cui riflettere, per la forza di penetrazione di prodotti del genere o per il reale effetto della Crisi sulle diverse fasce della popolazione. La critica dal canto suo pare ancora più entusiasta del pubblico, e in sostanza quasi unanime nel dichiarare Halo: Reach tra i migliori della serie, e quindi uno dei migliori titoli per console. Per fare qualche esempio, Welsh di Eurogamer UK parla di “monumento alla grandezza di Halo” mentre Boxer del Guardian si sbilancia in un “Halo: Reach è semplicemente il capolavoro della Bungie”. L’omogeneità del giudizio lascia poco spazio ai dubbi, ma è sempre interessante individuare gli elementi critici, o comunque meno soddisfacenti, per avere una visione più completa. Non nuovo all’andare controcorrente, si conferma in disaccordo il noto Tom Chick, collaboratore di SyFy che non ha peli sulla lingua: “Non c’è un briciolo di originalità nella campagna, e ancor meno qualcosa che assomigli a un personaggio interessante o a un momento della trama memorabile”. La maggior parte dei, pochi, commenti negativi si concentra soprattutto sulla modalità giocatore singolo e sulla mancata volontà o capacità di innovare.

Dopo Reach

Anche se le vicende di Halo avessero fine con questo capitolo, la sua influenza culturale come serie transmediale sarebbe difficilmente sottovalutabile. Il solo prendere in considerazione l’immenso numero di derivati, adattamenti e prodotti complementari richiederebbe un articolo a parte. Si va dalle serie di fumetti della Marvel al puro merchandise come i modellini McFarlane, agli adattamenti letterari bestseller in America, il cui editore inizialmente voleva coinvolgere il già citato Larry Niven.

Halo è stato poi di certo importante nella diffusione del cosiddetto machinima, forma di fan fiction basata sulla realizzazione di cortometraggi tramite l’uso del motore grafico dei videogiochi. Esemplare è la storia di Red vs. Blue, una specie di serie sit-com esistenziale realizzata sfruttando il multiplayer dei vari Halo. Le centinaia di migliaia di spettatori che ogni settimana aspettavano, e così per anni, una nuova avventura dei soldati disincantati pronti a disquisire della vita e della guerra, ne resero addirittura possibile lo sfruttamento commerciale.

All’appello manca tuttavia un lungometraggio. Mentre il passaggio da film ad adattamento elettronico è abbastanza comune, il percorso inverso è stato finora più raro, anche se di solito paragonabile in termini di (bassa) qualità. Hanno raggiunto fama internazionale, in questo senso, le trasposizioni affidate al regista tedesco Uwe Boll, campione di polemiche e trovate pubblicitarie più che della settima arte. Al contrario, negli anni scorsi, Microsoft aveva iniziato una collaborazione seria con la (in seguito) premiata ditta Peter Jackson – Neill Blomkamp, i quali per molti mesi hanno lavorato insieme al soggetto, pare con non poco entusiasmo, prima di passare a occuparsi di District 9 una volta arenatosi il progetto Halo per problemi economici nel 2007.

La storia della serie è però soprattutto intrecciata a quella delle console Microsoft. Il primo episodio è considerato la killer app della Xbox, la carta vincente che favorì la diffusione e segnò il successo della prima console. Da lì in poi il legame è stato sempre più stretto e il marketing dei due prodotti è stato a quel punto sovrapponibile, i destini legati. Altrettanto stretto è stato il rapporto del terzo episodio con la nuova Xbox 360, e Master Chief, riconoscibile a livello planetario, ne è diventato sinonimo.