Introduzione: l’Eroe

In principio fu un eroe… Ma non un eroe qualsiasi: l’Eroe primordiale, colui per il quale la mitologia epica è stata creata. Ercole, e prima ancora Gigalmesh, l’eroe babilonese capostipite di tutti gli eroi; incarnazioni della suprema energia che porta a superare gli umani limiti della paura, a dimenticare l’istinto di sopravvivenza geneticamente stampato nelle nostre cellule per determinare, con la forza del sacrificio, ciò che determinabile a priori non è: un destino diverso, trionfante.

Alla tipologia dell’eroe si sono ampiamente ispirati gli artisti del teatro greco, i poeti e i commediografi medievali, i re e gli imperatori, e poi gli scrittori, gli autori di letteratura, di fumetti, di cinema. Anche l’epica fantascientifica ha avuto i suoi eroi, partendo dal John Carter di Marte di Edgar Rice Bourroughs per arrivare ai giorni nostri, all’universo della Forza, all’emancipata eroina della saga di Alien, agli eroi senza macchia della Federazione e a quelli un po’ macchiati ma simpatici di Firefly.

Era inevitabile che anche il mondo dei videogiochi, che incarnano lo spirito e le pulsioni di chi li vive né più né meno di altre forme artistiche, si affidassero anch’essi alla forza dell’epica eroica per raccontare storie interattive, nelle quali i giocatori potessero per la prima volta interpretare il ruolo, anziché affidarsi semplicemente a esso. Così anche tra i circuiti di computer e console hanno iniziato ad agitarsi schiere di esseri di carne, sangue, metallo e armamenti.

Sul versante fantascientifico, il genere degli sparatutto in prima persona ha costituito un naturale quanto fertilissimo terreno per la costruzione di prototipi di eroi a tutto tondo. E se il marine del leggendario Doom è rimasto l’archetipo principale, nel corso degli anni la figura dell’eroe videoludico si è evoluta acquistando complessità, fino a giungere allo scienziato guerriero Gordon Freeman, che nella saga di Half Life rappresenta il modello eroico degli anni novanta: colto, intelligente ma non privo di dubbi e di fragilità, pronto a trovare soluzioni alternative alla distruzione di massa, a volte ingenuo, (viene continuamente sbeffeggiato dall’uomo con la valigetta), dotato anche di una certa ironia e di una profondità che lo rende l’eroe forse più “a misura d’uomo” della storia videogiochi.