Halo: Combat Evolved

Il terzo millennio ricomincia da capo. Il 15 novembre 2001 arriva nelle console Xbox di tutto il mondo colui che recupera la tradizione dell’eroe più puro; quello tutto coraggio e azione, quello pieno di granitiche certezze, che non ha bisogno di un passato e neanche di un volto, ma che sa sempre cosa decidere e qual è il bersaglio giusto. In un mondo occidentale ancora scosso dalla catastrofe dell’11 settembre, che si interroga angosciato sui nuovi e oscuri nemici che lo minacciano, i punti di riferimento principali vacillano. È compito dell’altro mondo, quello dei videogame, piantare un palo d’acciaio nel deserto delle incertezze, e dimostrare che le minacce più spaventose si possono affrontare e vincere. Master Chief è il nome del nuovo eroe, e Halo è il nuovo terreno di battaglia. Non si sa quanto per caso e quanto invece per lungimiranza, ma lo sviluppatore Bungie Software (già noto agli appassionati per la saga di Marathon) e l’onnipresente Microsoft regalano al mercato il ritorno dell’epica eroica e fantascientifica.Il background narrativo di Halo: Combat Evolved è conosciuto ai più, e costituisce la felicità

di coloro che sentono ancora vivido il sapore del sense of wonder della fantascienza dell’età dell’oro. Nell’anno 2552 il neonato Impero stellare umano è impegnato in una guerra ormai trentennale contro i Covenant, una potente civiltà composta da un insieme di razze aliene accomunate da un credo religioso profondo e radicato. L’obiettivo strategico dei Covenant consiste nel convertire tutte le razze della galassia alla propria religione, e distruggere coloro che rifiutano il verbo. La United Space Nation Command (UNSC), che ha assunto il governo d’emergenza dell’umanità, mette in atto il progetto SPARTAN II, ovvero la creazione di supersoldati geneticamente modificati da usare come estremo baluardo contro l’annientamento. Durante la sanguinosa battaglia di Reich purtroppo quasi tutti gli SPARTAN vengono distrutti; uno dei pochi superstiti, Spartan 117 John Chief, soprannominato Master Chief, diventerà fondamentale per le sorti del conflitto. Grazie alla potente armatura MARK V e all’intelligenza artificiale Cortana, Master Chief riesce a trascinare la flotta Covenant lontano dalla Terra fino ad arrivare ad Halo, un gigantesco pianeta artificiale ad anello costruito da una civiltà estinta da millenni che i Covenant chiamano Precursori. Halo, con la sua ecologia complessa e il suo ambiente variegato, costituisce in realtà una terribile arma di distruzione di massa in grado, se attivato insieme agli altri sei mondi gemelli sparsi per il cosmo, di distruggere l’intera galassia annientando ogni forma di vita. Nel corso della storia si scoprirà che Halo è popolato dai Flood, una razza di parassiti capaci di convertire e assimilare ogni forma di vita e contro la quale gli stessi Covenant sono costretti a misurarsi; i Precursori hanno costruito gli anelli artificiali proprio per usarli come arma finale contro i Flood, mettendo a custodia del mondo delle sentinelle robotiche guidate dal drone 343 Guilty Spark, il Guardiano, il cui compito consiste nell’affidare a un particolare essere vivente la possibilità di attivare l’arma: un essere umano…È impossibile non registrare i debiti di Halo nei confronti sia del mondo della fantascienza, sia del mondo reale. La forza dell’intreccio, calato in un contesto fantascientifico robusto, richiama i tratti del poema omerico: la potente immagine di popoli e civiltà che si scontrano in nome di ideali, anche se distorti, superiori a meri calcoli di dominio o di profitto. La forza penetrativa di opere come l’Iliade e l’Odissea, il senso di tragedia imminente che si fa strada quasi in ogni scena ne sono testimonianza. E d’altronde buona parte della space opera fantascientifica si è ispirata in modo più o meno diretto alle atmosfere dei lavori di Omero: la sensazione di infinità della trama di Halo: Combat Evolved, amplificata dall’eccellente colonna sonora, riecheggia le imprese di titaniche flotte stellari di cui abbiamo letto in molti romanzi della golden age, ma anche in opere più recenti, come i romanzi di C.J. Cherryh
La copertina di Pretender, l'ultimo romanzo di C. J. Cherryh
La copertina di Pretender, l'ultimo romanzo di C. J. Cherryh
ambientati nell’universo della Lega dei Mondi Ribelli. Mentre l’idea di maggior impatto, il mondo artificiale ad anello che da il titolo al gioco, è oggettivamente ed esplicitamente ripresa dal ciclo dei romanzi di Ringworld creati da Larry Niven, così come l’ecologia e la stratificazione biologica e sociale ne riprende parzialmente i contenuti. Dall’altro lato, il fanatismo religioso di cui sono imbevuti i Covenant rimanda istantaneamente alla Jihad islamica, al progetto di islamizzazione globale che già fu principio fondatore dell’impero ottomano e che poi si trasferì, alimentato da motivi politico-economici, nel terrorismo concepito come progetto costitutivo di un nuovo ordine mondiale. Tra il fanatismo feroce dei Brute e il cieco sacrificio dei kamikaze corre un’inquietante similitudine, e il fatto che il gioco sia uscito appena un paio di mesi dopo il crollo delle Torri Gemelle ha amplificato la sensazione di una traslazione di realtà, dimostrazione che la fantascienza trae idee e spirito dalla realtà molto più di quanto si possa pensare.