Nella vita quotidiana gli studiosi individuano tre grandi categorie di ruoli: primari (madre, nonno, fratello, etc.); culturali (italiano, ebreo, pacifista, appassionato di sf, etc.), sociali (medico, impiegato, pornostar, sindacalista ) Ogni individuo esercita ruoli diversi in ciascuna delle tre categorie, non di rado in contrasto fra loro.

Nel suo recente libro La vita sullo schermo la studiosa Sherry Turkle, richiamandosi a una vasta esperienza di osservazione del comportamento, proprio e di altri, nell'uso dell'IRC (Internet Relay Chat), del MUD (Multi User Dungeon), delle BBS, del WELL (Whole Earth Electronic Link) e dell'e-mail, sottoscrive, sia pure in modo prudente, l'idea molto diffusa nella cultura cyber che l'evolversi delle tecnologie informatiche renderà possibile un mutamento profondo soprattutto rendendo i rapporti interpersonali sempre più liberi, proficui e intensi.

Quando si legge di rapporti via Internet tra "falsi Io", tra identità scambiate, persone apocrife, vengono alla mente alcune importanti metodiche di psichiatria clinica e psicoanalisi, e la stessa Turkle se ne occupa. E talvolta, in effetti, è possibile intravedere nella scelta di un determinato "falso Io" -- un Io ideale che, senza questo espediente, il soggetto mai avrebbe avuto il coraggio di rendere esplicito.

Ma a mio avviso (continua Maldonado) rimane aperto il problema se in Internet l'ubiquità fantasmale delle persone, si debba considerare un fatto positivo, specie quando come sta già accadendo i canali possono essere utilizzati come forum di discussioni mirante alla formazione di scelte politiche, riguardanti ad esempio: la pena di morte, l'Aids, l'aborto, fecondazione artificiale, i diritti delle minoranze, il terrorismo, le risorse ambientali, e così via.

(E conclude:) Io sono convinto che un genuino forum, specie se "politico" -- sia pure in senso lato -- è possibile solo quando i partecipanti sono implicati "di persona" nella discussione, ossia in un confronto faccia a faccia. Un forum tra mascherati, tra fantasmi, tra persone che non sono quello che dichiarano di essere, non è, né può essere, un corretto modo di intendere l'esercizio della partecipazione democratica.

Non sto neanche cercando di dire che nel gioco delle false identità di Internet la schizofrenia sia in agguato, ma non mi sentirei di scartare neanche tale possibilità. Il rischio è che il gioco diventi qualcosa di inquietante: una tenebrosa, per niente ludica, comunità di spettri. Dalla "folie à deux" individuata dalla psichiatria dell'Ottocento si passerebbe ora a una "folie" di molti, vastamente condivisa.

Tomás Maldonado, Critica della ragione informatica

Credo che questa analisi di Maldonado qui da me estremamente condensata meriterebbe una più ampia trattazione. Non essendo questa la sede idonea, è per me doveroso almeno accennare a una delle tantissime probabilmente maggioritarie -- posizioni diametralmente opposte. Nel suo saggio Il corpo virtuale, Antonio Caronia, in un capitolo intitolato appropriatamente Derive di identità, si richiama al noto esperimento di identità collettiva autodefinitosi LUTHER BLISSET (come noto vi sono libri e altre iniziative firmate con questo pseudonimo multiplo), e scrive:

Luther Blisset è una delle esperienze di apertura dell'era del corpo disseminato nelle reti, perché è capace di assumere fino in fondo l'indistinzione tra reale e immaginario. (Caronia prosegue con una citazione da: 'Cosa vuole Luther Blissett':) "Chiunque può diventare L.B.: si tratta di un genuino esperimento esistenziale, un esercizio di filosofia pratica: ( ) vedere cosa succede quando si cessa di distinguere tra chi costruisce e ciò che viene costruito. L'ideologia corrente domina le cose e le persone nominandole e descrivendole: Tu sei un io. Ma io non voglio più essere un Io, voglio essere infiniti Ii! Senza la possibilità di classificazioni, non si potrà più imporci identità precotte e predigerite, né agire per metterle l'una contro l'altra. Muore Pavlov, con tutti i suoi fottuti campanelli."

Antonio Caronia, Op. cit.