
Chissà cosa avranno pensato Siegel e Shuster quando proposero il loro “supereroe” agli editori, forse non immaginavano che avrebbero dato inizio ad una storia che si avvia all’ottantottesimo anno di durata. Cerchiamo di riguardarla brevemente.
Superman fa la sua prima apparizione su Action Comics #1 nel giugno 1938, creato da Jerry Siegel (testi) e Joe Shuster (disegni). L’Uomo d’Acciaio nasce come paladino dei deboli, più simile a un giustiziere sociale che al classico supereroe. Le sue storie affrontano temi come la corruzione, lo sfruttamento e la criminalità urbana, riflettendo le tensioni della Grande Depressione.
Nel corso degli anni ’40, la figura di Superman si evolve in senso più patriottico: durante la Seconda guerra mondiale combatte spie, sabotatori e nazisti, pur non venendo mai mandato direttamente al fronte (per non rendere irreale il conflitto). È in questo periodo che appaiono elementi fondamentali del mito: la Fortezza della Solitudine, la kryptonite, i supercriminali come Lex Luthor, Brainiac e Bizarro.
Le storie sono semplici, spesso ingenue, ma definiscono un archetipo. Superman incarna l’ideale di giustizia americana in modo diretto ed eticamente moraleggiante.
Con l’arrivo della Silver Age, Superman si trasforma in una figura quasi mitologica. Autori come Otto Binder e Curt Swan introducono nuovi concetti fantascientifici: la Zona Fantasma, Supergirl, Krypto il supercane, la Legione dei Super-Eroi, vari tipi di kryptonite. Le storie sono spesso surreali, ricche di viaggi nel tempo, universi paralleli, e bizzarre metamorfosi (Superman formica, gigante, bambino…).
Questa fase ha ampliato enormemente l’universo narrativo, ma spesso a scapito della coerenza. Superman diventa onnipotente e quindi narrativamente noioso. Tuttavia, la fantasia sconfinata e l’estro creativo di questa epoca ancora oggi rappresentano un serbatoio di idee.
Negli anni ’70, con l’avanzare della Bronze Age, la popolarità di Superman inizia a calare. Autori come Denny O’Neil cercano di “umanizzare” il personaggio: Clark Kent viene trasformato in un reporter televisivo, si ridimensionano i poteri di Superman, si prova a dare maggiore rilevanza sociale alle trame. Tuttavia, molte storie di questo periodo sono considerate deboli o incoerenti.
La DC non riesce a trovare una chiara direzione. Si tenta di aggiornare Superman, ma senza ottenere un successo duraturo. L’onnipotenza residua e la distanza emotiva del personaggio lo rendono difficile da empatizzare.

Dopo Crisis on Infinite Earths (1985/86), la DC affida il rilancio di Superman a John Byrne. Con la miniserie The Man of Steel (1986), Byrne riscrive le origini del personaggio, restituendogli umanità e limiti: I poteri sono ridotti. Clark Kent è la vera identità, Superman è il “costume”. Krypton viene descritto come un mondo freddo e distante. I genitori di Clark, Jonathan e Martha, restano vivi e influenti nella sua vita. Lex Luthor diventa un magnate corrotto, più vicino alla realtà reaganiana. Byrne restituisce rilevanza e dignità narrativa al personaggio. Le sue storie sono sobrie, più intime, e aiutano una nuova generazione a riscoprire Superman come uomo e non solo come simbolo. Alcuni fan tradizionalisti criticarono l’assenza di Superboy e l’eccessiva “normalizzazione” del mito.
Nel 1992, la DC pubblica The Death of Superman, scritto da Dan Jurgens, Louise Simonson, Jerry Ordway e altri. Superman muore combattendo Doomsday, in una battaglia che lascia Metropolis in rovina. Seguono Funeral for a Friend e Reign of the Supermen, con l’introduzione di quattro sostituti: Superboy, Steel, Cyborg Superman e l’Eradicator.
L’evento fu un successo commerciale senza precedenti. Alcuni lo accusarono di essere solo un trucco pubblicitario, ma la saga analizza con serietà l’impatto della perdita di Superman. Il ritorno, sebbene inevitabile, fu costruito con un buon equilibrio tra pathos e spettacolarità.
Con The New 52, nel 2011 la DC riparte da zero. Superman viene reintrodotto con una nuova continuità: più giovane, più solitario, più impulsivo. Autori come Grant Morrison (in Action Comics) e Scott Lobdell (in Superman) propongono un Clark Kent più ribelle, quasi un attivista. La relazione con Lois Lane viene interrotta, sostituita da una controversa storia con Wonder Woman.
L’intento era quello di rendere Superman più vicino al pubblico moderno, ma la perdita del suo ancoraggio emotivo, la famiglia, il romanticismo, la moralità gentile, lo rese più freddo. Alcuni archi narrativi di Morrison brillano per ambizione, ma il personaggio perde una parte della sua essenza empatica e umanista.
Con DC Rebirth (2016-2018), la DC reintroduce il Superman “classico” post-Byrne, sopravvissuto al reboot dei New 52. È sposato con Lois Lane e padre di Jon Kent. Autori come Peter J. Tomasi e Patrick Gleason riportano in primo piano i valori della famiglia, della responsabilità e della speranza. Le storie, pubblicate su Superman e Action Comics, enfatizzano il ruolo di Superman come padre, mentore e simbolo del bene.
Molto ben accolto dalla critica e dai fan storici. Il personaggio appare finalmente equilibrato, tra potere e vulnerabilità, simbolo e uomo. L’aggiunta del figlio Jon ha arricchito la dimensione umana del personaggio.

Brian Michael Bendis dal 2018 al 2020 prende le redini di Superman e Action Comics, introducendo nuovi nemici come Rogol Zaar e modificando la mitologia kryptoniana. Porta Jon Kent nel futuro, riunisce la Legione dei Super-Eroi, e rivela pubblicamente l’identità di Clark Kent.
Bendis ha il merito di cercare nuovi spunti, ma le sue storie spesso appaiono verbose e poco coerenti. La rivelazione dell’identità, poi, fu vista come affrettata e priva di reale conseguenza emotiva.
Nel presente, Superman è affiancato, e in parte sostituito, da suo figlio Jon Kent, che assume il ruolo di Superman della Terra mentre Clark agisce fuori dal pianeta (saghe come Warworld Saga). Jon è scritto da Tom Taylor, che lo presenta come giovane, idealista, bisessuale, e molto attento a tematiche sociali e ambientali.
Mentre alcuni lettori apprezzano l’aggiornamento del mito e la rappresentazione inclusiva, altri faticano a identificarsi con Jon. Clark resta presente ma in secondo piano, e il rischio è quello di frammentare l’identità unitaria di Superman.
Esistono versioni alternative di Superman, viste in graphic novel considerate ormai dei cult, ne citiamo due.
Con Kingdom Come (1996) di Mark Waid e Alex Ross siamo in un futuro distopico. Superman si è ritirato dopo che la giustizia ha perso il suo senso. Torna quando la nuova generazione di supereroi minaccia l’umanità più di quanto la protegga. Un’opera maestosa che riflette sul ruolo morale del supereroe e sulla responsabilità del potere. Considerata una delle migliori storie mai scritte. Superman è nobile, ma fallibile. Waid e Ross lo umanizzano pur rendendolo ancora più mitico.
Cosa sarebbe successo se Superman fosse atterrato in URSS invece che in Kansas? Red Son (2003) di Mark Millar esplora una versione totalitaria del personaggio, che diventa simbolo dell’ideologia comunista. Un what-if provocatorio e ben realizzato. Millar gioca con la mitologia per esplorare temi di potere, propaganda e libertà. Alcuni trovano la conclusione affrettata, ma resta un classico moderno.
Superman è cambiato molte volte nel corso della sua storia, ma ogni reinvenzione rivela qualcosa del nostro mondo. È un personaggio difficile da scrivere: troppo potente per essere vulnerabile, troppo puro per essere credibile. Molto più semplice da trattare è il suo amico/antagonista Bruce Wayne-Batman con i suoi lati oscuri o, se vogliamo spostarci in altri universi di altri editori, le sue versioni “da specchio deformante” come Homelander dei The Boys e Omiman di Invincible. Scrivere storie di un personaggio onnipotente non è facile, quando poi si tratta di una personalità buona, quasi messianica, può addirittura risultare noioso perché quello che spesso fallisce è proprio il processo di identificazione. Eppure, nei suoi momenti migliori, da Byrne a Taylor, da Kingdom Come in Rebirth, Superman riesce a toccare qualcosa di profondo: l’idea che chiunque, con i giusti valori, possa cambiare il mondo. Perché, come dice Grant Morrison, Superman “è la prima idea che abbiamo avuto di un uomo migliore”. E ci piace credere che finché ci sarà qualcuno che guarda il cielo e spera, Superman non smetterà mai di volare.
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