Nel panorama cinematografico dei supereroi, poche figure possono vantare l’iconicità, la longevità e il carisma di Superman. Nato nei fumetti nel 1938 dalla mente di Jerry Siegel e Joe Shuster, il personaggio ha attraversato epoche, crisi editoriali e rinascite culturali, diventando una colonna portante dell’immaginario popolare. Il suo viaggio sul grande schermo riflette perfettamente questi mutamenti, con interpretazioni, visioni registiche e toni narrativi radicalmente differenti a seconda dell’epoca. Da Christopher Reeve a Henry Cavill, ogni incarnazione ha portato con sé successo, polemiche e/o interpretazioni personali.

Superman (1978): l’inizio del mito 

Diretto da Richard Donner, il primo vero grande film su Superman è una pietra miliare del genere supereroistico. Con un cast d’eccezione, Christopher Reeve nel ruolo del protagonista, Marlon Brando come Jor-El, Gene Hackman nei panni di Lex Luthor e Margot Kidder come Lois Lane, il film fu un trionfo. Anche se poi negli anni si creò una “leggenda negativa” per gli incidenti occorsi ai protagonisti. La sceneggiatura venne scritta da un team stellare: Mario Puzo (celebre per Il Padrino), affiancato da David e Leslie Newman e Robert Benton. Prodotto da Pierre Spengler e Ilya Salkind, Superman del 1978 incassò oltre 300 milioni di dollari nel mondo e fu amato per la performance carismatica di Reeve e l’epica colonna sonora di John Williams, ancora oggi iconica. Il film vinse anche un Oscar speciale per gli effetti visivi, aprendo la strada a una saga cinematografica. Mario Puzo, l'autore de Il Padrino (sia del libro che della sceneggiatura del film), ha raccontato che, dopo aver vinto due Oscar aveva deciso di comprare un manuale di sceneggiatura per imparare. Peccato che, nel primo capitolo del manuale, si consigliava di studiare proprio Il Padrino parte I.

Superman II (1980): tra due visioni registiche 

La seconda avventura di Superman fu segnata da tensioni dietro le quinte. Inizialmente girata da Richard Donner in contemporanea al primo film, la regia venne poi affidata a Richard Lester, dopo alcuni disaccordi tra Donner e i produttori. Nonostante le controversie, Superman II fu un successo e introdusse tre memorabili antagonisti kryptoniani: Zod (Terence Stamp), Ursa e Non. Il film continuò a puntare sul carisma di Reeve e Kidder, e il suo tono leggermente più leggero lo rese accessibile a un pubblico più ampio. Tuttavia, la “Donner Cut”, pubblicata anni dopo in home video, fu accolta con entusiasmo dai fan come la versione più fedele alla visione originale.

Superman III (1983): la svolta comica che non funzionò 

Sempre sotto la direzione di Richard Lester, il terzo capitolo segnò un brusco calo qualitativo. Con una sceneggiatura firmata ancora dai coniugi Newman, il film optò per una virata comica, affidando grande spazio al comico Richard Pryor nel ruolo di Gus Gorman. Pur mantenendo Christopher Reeve come protagonista e introducendo Annette O'Toole nei panni di Lana Lang, il film venne duramente criticato per la trama confusa e il tono slapstick. È’ unanimemente considerato una delle prime cadute di stile della saga, rappresentandone l’inizio del declino.

Superman IV: The Quest for Peace (1987): il disastro finale 

Diretto da Sidney J. Furie e scritto da Lawrence Konner e Mark Rosenthal, il quarto film fu prodotto da Yoram Globus e Menahem Golan, noti per la loro gestione poco ortodossa delle produzioni Cannon Films, famose per produrre film “un tanto al chilo”.

Nonostante il ritorno di Reeve, affiancato da Gene Hackman e Mariel Hemingway, il film fu un disastro di critica e pubblico. Malgrado un tema ambizioso – il disarmo nucleare – la mancanza di budget, una sceneggiatura raffazzonata e effetti speciali rudimentali affossarono definitivamente la saga classica.

Superman Returns (2006): l’omaggio che divide 

Dopo un lungo periodo di silenzio, Superman tornò al cinema con Bryan Singer, forte del suo lavoro sugli X-Men, alla regia. Superman Returns fu concepito come un sequel spirituale dei primi due film di Donner, ignorando i successivi. Interpretato da Brandon Routh, affiancato da Kate Bosworth (Lois), Kevin Spacey (Lex Luthor) e James Marsden, il film ricevette elogi per l’eleganza visiva e il rispetto verso il canone classico. Tuttavia, fu anche criticato per la carenza d’azione e per la trama poco coinvolgente. Nonostante l’incasso di quasi 400 milioni di dollari, Warner Bros. decise di non proseguire su questa strada.

Man of Steel (2013): il Superman di Snyder 

Con la volontà di rilanciare il personaggio in chiave più moderna e “realistica”, la DC affidò il reboot a Zack Snyder, con David S. Goyer alla sceneggiatura e la supervisione di Christopher Nolan, che aveva appena concluso la trilogia del Cavaliere Oscuro, in produzione.

Henry Cavill vestì i panni di un Superman più tormentato e introspettivo, affiancato da Amy Adams, Michael Shannon (Zod), Russell Crowe e Kevin Costner. Il film divise critica e pubblico: se da un lato fu lodato per le spettacolari scene d’azione e il tono maturo, dall’altro fu accusato di eccessiva cupezza e scelte narrative discutibili (come la morte di Zod). Incassò oltre 668 milioni di dollari. La presenza scenica e il carattere di Cavill, tuttavia, lo resero un degno erede di Reeves.

Batman v Superman: Dawn of Justice (2016): la polarizzazione definitiva 

Secondo capitolo del “Snyderverse”, Batman v Superman segnò l’inizio dell’universo condiviso della DC. Snyder tornò alla regia, affiancato da Chris Terrio e David S. Goyer alla sceneggiatura. Al fianco di Cavill troviamo Ben Affleck (Batman), Gal Gadot (Wonder Woman), Jesse Eisenberg (Lex Luthor) e ancora Amy Adams. La pellicola fu accolta freddamente dalla critica per la trama troppo intricata, il ritmo diseguale e il tono serioso. Tuttavia, la versione “Ultimate Edition”, più lunga e coerente, venne rivalutata positivamente. L'incasso globale superò gli 870 milioni di dollari. Da questo momento il destino di Superman, del DC Universe e della “direzione Snyder” entrano in un periodo tempestoso, caratterizzato da un lato dai cambiamenti di dirigenza della Warner, in piena crisi economica, e dall’altro dalle intemperanze di Snyder stesso.

La dimostrazione più eclatante l’abbiamo in: Zack Snyder's Justice League (2021). Dopo il flop della versione cinematografica del 2017 diretta da Joss Whedon (subentrato a Snyder per motivi familiari), i fan lanciarono una campagna mondiale per ottenere la “Snyder Cut”. Nel 2021, Zack Snyder's Justice League vide finalmente la luce su HBO Max: un’opera mastodontica di 4 ore, con una sceneggiatura firmata da Chris Terrio e prodotta ancora da Deborah Snyder e Charles Roven. Il cast includeva tutti gli eroi principali della Justice League, da Ben Affleck a Henry Cavill, Gal Gadot, Jason Momoa, Ezra Miller e Ray Fisher.

La versione di Snyder fu accolta con entusiasmo: più coerente, ricca di pathos e approfondita nei personaggi. Sebbene non sia stato annunciato un seguito ufficiale, è diventata una pietra miliare nel dibattito sul controllo creativo e sul ruolo del fandom.

Oggi il futuro dell’Uomo d’Acciaio è ancora in fase di riscrittura. Dopo le incertezze post-Snyderverse, James Gunn ha lavorato sul nuovo film di Superman, cercando un equilibrio tra classicità ed innovazione e mantenendo un contatto stretto via social con costanti aggiornamenti che talvolta si sono rivelati “un arma a doppio taglio” con polemiche sul costume, sugli effetti speciali e anche sulla presenza di Krypto, il supercane. Dalla luminosità eroica degli anni ’70 alla cupezza moderna del “Snyderverse”, il percorso cinematografico di Superman riflette le evoluzioni del pubblico, del cinema e della cultura occidentale. Ogni regista ha cercato di interpretare l’essenza del personaggio: il messia alieno, l’ultimo figlio di Krypton, il simbolo di speranza e verità e se c’è una lezione che i film di Superman ci lasciano, è che l’eroe non muore mai davvero: può cadere, cambiare volto, ma tornerà sempre a volare. Perché, come recita il primo film (e noi boomer che lo vedemmo al cinema lo abbiamo sperimentato), “You'll believe a man can fly”.