Separato dal suo fedele cane, prima di andarsene, non fa nemmeno in tempo a scoprire la verità sul conto suo e di tutta l’umanità. Dalla voce dell’extraterrestre, affranto per la dipartita del suo unico amico, i nuovi inquilini di Titano apprendono che l’intera storia del genere umano è stata orchestrata dai tralfamadoriani per consegnare al naufrago il ricambio necessario a rimettere in rotta la sua nave, cosicché lui possa consegnare un messaggio… di saluto.Il pur sofisticato piano di vendetta di Winston Niles Rumfoord e, in definitiva, la sua stessa esistenza sono quindi nient’altro che una macchinazione nell’ambito di una macchinazione più ampia e complessa, il cui scopo si rivela essere inconsistente al massimo grado.Tutto inutile, tutto vano? Sembrerebbe di sì, a osservare il desolato panorama alieno di Titano. Anche le tre sirene che hanno richiamato Constant quassù sono parte dell’illusione: un complesso di statue scolpite nel fango dal tralfamadoriano, che col tempo si trasformano per l’ergastolano in memento di ormai superate debolezze sessuali. Ma nei decenni che trascorre su Titano, Constant impara anche qualcosa: ad ammirare la bellezza del cielo, per esempio, con lo spettacolo degli anelli di Saturno sotto cui si compie, infine, anche la fatidica conquista di Beatrice Rumford. Il fatto che col tempo lei sia divenuta una guercia sdentata, dopotutto, non farà che nobilitare ancor più il traguardo guadagnato. Ma la maturazione di Constant avrà modo di estrinsecarsi anche nel sogno di morire a Indianapolis. Città senza particolari attrattive, la capitale dell’Indiana, salvo che per lui: è infatti la prima città degli Stati Uniti d’America dove un bianco è stato impiccato per l’omicidio di un indiano.Al di là delle menzogne, delle meschinità e delle sofferenze, dopo la critica all’artificiosità dei culti religiosi e quella alle inclinazioni umane (incarnate, ancor più che da Constant, dallo stesso Rumfoord che, pur conscio del destino di sua moglie, non muove un dito per cambiarlo accontentandosi invece della promessa di una vendetta futura…), è questo che resta. Un barlume, per quanto esile, di speranza che qualcosa, dentro di noi, si possa cambiare.Un messaggio tutto sommato ottimista, non vi pare?

Ghiaccio-nove: una culla per gatti invisibili

Religione e fine del mondo sono sempre andate a braccetto. Per via del suo debole verso i miti, era quindi scontato che, presto o tardi, Vonnegut finisse per trattare il tema. Meno scontato, forse, era l’approccio. Quando nel 1963 scrive Cat’s Cradle , il romanzo segna infatti il ritorno dell’autore alla fantascienza dopo Mother Night, incursione negli orrori del nazismo. A differenza dei precedenti titoli ascrivibili al genere, però, Vonnegut decide di rivoluzionare la struttura del romanzo. Se tanto Player Piano quanto The Sirens of Titan si reggevano su una solida impalcatura narrativa, Cat’s Cradle è il primo dei non-romanzi in cui il Nostro finirà per specializzarsi.A questo proposito, in Timequake, romanzo in cui tra le altre cose Vonnegut annuncia la sua decisione di smettere di scrivere, si trova una dichiarazione illuminante sulle finalità che si proponeva di conseguire scrivendo: “Se avessi perso tempo a creare personaggi […] non sarei mai riuscito a darmi da fare per attirare l’attenzione su cose veramente importanti: le irrefrenabili forze della natura, le invenzioni crudeli, gli ideali di pastafrolla e i governi e le economie che riducono a qualcosa tirato dentro dal gatto qualunque tipo di eroe o di eroina.” Il che la dice lunga.Cat’s Cradle è illustrativo di questo approccio fin dal titolo, che per la sua natura criptica (ludica come nel miglior Dick) ha costretto gli editori nostrani a ripiegare sul più comprensibile Ghiaccio-nove. “Cat’s Cradle” sta infatti a indicare il cosiddetto “cestino del gatto”, quel gioco fatto con uno spago intrecciato tra le dita delle mani a formare diverse figure da passare tra i due giocatori. Il “cestino del gatto”, o la “culla del gatto”, era popolarissimo un tempo anche qui da noi, tanto da assumere nomi diversi a seconda delle regioni: “ripiglino” oppure “culla della bambola” sono le due varianti più comuni. Il cestino del gatto è l’unico gioco che abbia mai fatto Felix Hoenniker, uno dei padri della bomba atomica.