Eccoci alla seconda e ultima puntata di questo articolo dedicato all'opera di William Gibson. La volta scorsa ci siamo soffermati sui racconti degli esordi e sul suo romanzo di maggior successo, facendo una rapida panoramica sullo svolgimento della Trilogia dello Sprawl. Con questa puntata probabilmente diventeranno chiare le ragioni che ci hanno spinto a presentare questo autore in una rubrica dedicata a scrittori attivi lungo il limite (comunque nebuloso e sfuggente, grazie alla continua metamorfosi che coinvolge il nostro comune immaginario) estremo della fantascienza.

Gibson è forse l'autore di fantascienza di maggior successo al di fuori del genere. Lo dimostrano i dati di vendita di Neuromante, ma anche il prestigio di cui gode presso la critica specializzata, come pure la considerazione che personaggi di culto del mondo dello spettacolo continuano a dedicargli. La lista sarebbe lunga ma possiamo citare almeno alcuni celebri attestati di stima: Bono e The Edge degli U2 hanno preso parte attiva al documentario No Maps for These Territories realizzato sulla vita e il pensiero di Gibson da Mark Neal (1999) e avevano addirittura pensato di proiettare brani tratti da Neuromante sul maxischermo che li sovrasta in concerto; i newyorkesi Sonic Youth, band di spicco nella scena dell'hardcore punk, hanno dedicato più di una canzone ai lavori di Gibson, dal primo Sprawl al recente Pattern Recognition; discorso analogo per Billy Idol, discussa rockstar britannica che dopo un exploit mondiale negli anni Ottanta si azzardò a uscire nel 1993 con un album ispirato dalla lettura del capolavoro di Gibson e intitolato non a caso Cyberpunk, che fu un mezzo flop e lo spinse nel baratro della tossicodipendenza; nella miniserie TV Wild Palms, prodotta da Oliver Stone e transitata fugacemente sugli schermi americani nel 1993, Gibson fa una breve apparizione nelle vesti del padre pentito del cyberpunk; sempre in ambito televisivo, insieme con Tom Maddox il Nostro è stato anche chiamato da Chris Carter a sceneggiare due storici episodi della serie culto X-Files: Killer Switch (undicesimo episodio della quinta stagione, trasmesso dai palinsesti italiani come Intelligenza Artificiale) in cui gli investigatori del mistero Fox Mulder e Dana Scully si trovano alle prese con un'intelligenza artificiale ribelle (eco di Neuromante, con un'accattivante protagonista che ricorda sotto molti aspetti proprio Molly Millions) e First Person Shooter (High-tech, tredicesimo episodio della settima stagione), in cui è la realtà virtuale a essere esplorata dalle indagini dell'FBI. Nel 1990 William Gibson ha anche cominciato a collaborare con il San Francisco Museum of Modern Art, scrivendo prima un articolo sulla decadenza della città della baia in collaborazione con gli architetti Ming Fung e Craig Hodgetts, che ispirò nel 1991 il racconto Skinner's Room (La Stanza di Skinner *), originariamente pubblicato nel catalogo della mostra Visionary San Francisco e poi integrato nel romanzo Luce Virtuale .

Basterebbe questa breve rassegna per farsi un'idea dell'impatto di Gibson sullo scenario culturale degli ultimi anni. La sua attività continua a svolgersi con un ritmo frenetico per tutti gli anni Novanta, che si aprono con un balzo vertiginoso dal futuro prossimo al collasso del ciclo neuromantico all'epoca vittoriana.