Sono stati gli autori di Alias insieme a JJ Abrams e anche se hanno preso una ‘toppata’ con La leggenda di Zorro e The Island, hanno fatto della sceneggiatura di Mission Impossible 3 un vero e proprio gioiello. Adesso Roberto Orci e Alex Kurtzman tornano a lavorare con Michael Bay per Transformers, ma il loro cuore e la loro mente è già altrove.

Non che il film con Shia LeBouf e Megan Fox sia poco interessante, anzi: Transformers si preannuncia come un film sci-fi di grande sostanza e divertimento. Un blockbuster estivo tanto esplosivo quanto brillante.

Fatto sta che adesso i due autori si trovano alle prese con un progetto, forse, ancora più entusiasmante che li porta nello spazio profondo del nostro immaginario collettivo. Star Trek, il film che stanno finendo di scrivere e alla cui sceneggiatura collaborano non solo il regista JJ Abrams, ma anche lo sceneggiatore e produttore esecutivo Damon Lindelof.

Transformers ha qualche evidente punto di contatto con La guerra dei mondi e Independence Day

In realtà quello che caratterizza questo film è la grande dose di humour che sia Steven Spielberg che Michael Bay hanno preteso dal nostro lavoro sin dall’inizio. I punti di contatto ci sono: la differenza con i film che lei ha citato e anche con Incontri ravvicinati del terzo tipo è che qui i protagonisti devono riuscire a comunicare con robot giganteschi. Già in questo elemento che genera contrasti molto forti, abbiamo momenti davvero esilaranti. E’ questo tipo di umorismo ‘organico’ che noi volevamo essere sicuri di potere tirare fuori.

Quanto è stato divertente per voi scrivere queste sequenze?

Molto. Anche se il nostro timore è sempre stato che l’elemento umano e divertente venisse un po’ “risucchiato” dagli effetti visivi e dal resto della storia. L’unica maniera per offrire al pubblico un punto di vista personale e umano su questa trama era dare vita a dei personaggi molto vividi e tridimensionali.

Perché avete deciso di ambientare l’attacco dei robot in un luogo del mondo come il Medio oriente dove ci sono già delle guerre “vere”…

Alex Kurtzman e Roberto Orci
Alex Kurtzman e Roberto Orci
Quando abbiamo ‘approcciato’ questo film, il soggetto dei Transformers era stato già sfruttato per le serie animate. Sapevamo, così, di dovere sviluppare due elementi nuovi per trovare un cuore al film: da un lato il mistero, dall’altro il realismo. Tale scelta è stata voluta per superare il fatto che questi personaggi avessero vissuto fino ad oggi soltanto nei fumetti, nei cartoni animati o come giocattoli. La maniera migliore per dare un senso di realismo era inserire la storia in un contesto reale. Per dare un senso alla risposta del governo americano e del mondo all’invasione di questi alieni, abbiamo deciso di ambientare l’attacco in una delle nostre basi militari. E siccome, oggi, i nostri soldati stanno lì in Medio Oriente, abbiamo voluto sfruttare questo contesto conosciuto e realistico per il film. Una scelta nata per essere nello spirito di una reazione verosimile ad un attacco alieno.

Quanto amate la fantascienza?

Tantissimo: sin da quando eravamo ragazzi entrambi eravamo pazzi di questo genere. The Island è stato un assaggio, ma adesso con Transformers e Star Trek è come se un sogno si fosse avverato.

Che tipo di responsabilità avvertite nell’approccio a franchise consolidate come Star Trek e potenzialmente interessanti come Transformers

Transformers era una saga senza personaggi umani e noi dovevamo inserire figure che avessero un senso nel contesto originale della storia. Ci siamo basati vagamente su alcuni personaggi che si incontravano nei cartoni animati. E’ un po’ come in Ritorno al Futuro e Marty McFly è proiettato in un mondo pazzesco. Quando eravamo ragazzini e sedevamo al cinema, noi eravamo Marty McFly. Volevamo creare un personaggio che potesse offrire lo stesso tipo di esperienza al pubblico di oggi. La sfida era questa: sviluppare un personaggio che – senza stravolgere le aspettative dei fans – potesse incarnare l’elemento umano e diventare il Marty McFly di oggi.All’inizio ci siamo rifiutati di lavorare per Star Trek, perché sapevamo di non avere un’idea all’altezza per quel tipo di saga e – sinceramente – non ce la sentivamo di ‘toccare’ una storia che aveva significato così tanto per tutti noi.

E cosa è successo?

Essere dei fans di Star Trek ci ha aiutato. Qualcosa è rimasto nel nostro cervello e – un giorno – ci siamo svegliati e abbiamo capito che potevamo sviluppare un’idea. In quel momento ci siamo resi conto che avevamo il motivo e l’esigenza di raccontare una storia legata a Star Trek. Non avremmo mai scritto un film di Star Trek senza un vero motivo per farlo.

E’ anche vero che, oggi, i personaggi di Star Trek fanno parte dell’immaginario collettivo. Cosa significa per voi confrontarsi con delle ‘icone’?

Un enorme pressione e tantissimi scrupoli: film come Star Trek e Transformers ti fanno sentire responsabile nei confronti delle nuove generazioni di spettatori. Hai paura di rovinare tutto e – sostanzialmente – di fare un gran casino. Abbiamo scritto i film che avremmo voluto vedere da bambini e abbiamo cercato di evitare quelle cose che non ci sarebbe piaciuto vedere sul grande schermo. Scrivere un film di Star Trek ti fa mettere in contatto con un enorme universo di storie e aspettative. In questo senso siamo stati molto aiutati dal lavorare a stretto contatto con JJ Abrams e Damon Lindelof. Il confronto critico con loro è stato sempre molto salutare. Tutti insieme seduti in una stanza abbiamo potuto mettere insieme livelli diversi di passione nei confronti di Star Trek e confrontare prospettive differenti. Tutto nasce dal dialogo: una buona idea che disturba i fans è un’idea che non funziona, così come un tema caro ai fans, ma non di interesse generale è sempre da scartare…

Come se ne viene fuori?

Eravamo molto spaventati, ma sai che c’è? Ogni tanto devi lasciarti andare e sapere seguire il tuo cuore tornando a essere la persona che eri una volta quando da bambino sognavi con Star Trek.