Spunti di riflessione

Sul fronte delle tematiche pure gli spunti di riflessione non mancano, pur se inseriti all'interno di una operazione evidentemente commerciale e che mira anche all'intrattentimento. Argomenti complessi e tematiche 'alté sgorgano tra un inseguimento e l'altro: la legittimità nell'usare ogni nuova tecnologia semplicemente per il fatto di possederla; fino a che punto è legittimo per le autorità indagare sulla vita personale dei privati cittadini al fine di garantire la sicurezza; il dovere di attuare necessarie e utili sperimentazioni genetiche tenendo comunque ben presente la condizione di essere viventi dei soggetti coinvolti; il distinguo tra il pensiero e l'atto e la possibilità di scelta che ognuno di noi ha di poter (forse?) cambiare il proprio destino. Tutto questo ed altro ancora all'interno di un serrato action-thriller che riserva non poche sorprese e colpi di scena, alcuni prevedibili, altri meno. Certo comunque che il film spicca per quantità di idee e spunti narrativi: mentre sempre più spesso si assiste a film che si basano su un'ideuzza stiracchiata per arrivare ai 90 minuti di proiezione Minority Report è talmente ricco e sostanzioso che da varie porzioni di esso si sarebbero potuti trarre almeno altri 5 o 6 film. Ancora una volta si ha poi la prova del grande lavoro che questo regista dedica all'intesa con gli attori, per ottenere dalle loro performance il risultato migliore. Spielberg non è Lucas, coi suoi attori meno 'verì dei loro comprimari digitali, e il risultato anche su questo fronte è eccellente. Al di la del fatto che Tom Cruise si conferma attore convincente le vere sorprese vengono dai volti meno noti, in particolare mi sembra doveroso sottolineare l'ottima prova sostenuta nel non facile ruolo di Agatha dall'inglese Samantha Norton, che già era bravissima in Accordi e disaccordi di Woody Allen (1999) e la breve ma decisiva apparizione di Lois Smith (Pomodori verdi fritti, Twister) nei gustosi e ammiccanti panni della dottoressa Hineman, una che la sa lunga sui Rapporti di Minoranza. Fa inoltre piacere ritrovare l'attrice Jessica Harper: la protagonista del capolavoro stregonesco di Dario Argento Suspiria (1977) torna sul grande schermo ancora una volta in un contesto di visioni da incubo e il suo volto scavato alle prese con la minaccia di un misterioso assassino regala ancora una volta allo spettatore brividi e pelle d'oca. Chiudo con una piccola nota critica in fatto di casting: si poteva magari scegliere qualcun altro per la parte del Direttore Burgess. Non che Max Von Sydow non sia bravo, per carità è un eccellente attore, ma ormai così intrappolato in ruoli da cattivo che ogni volta che lo si vede apparire in un film hollywoodiano si sa già cosa aspettarci, e purtroppo da questo punto di vista Minority Report non riserva nessuna sorpresa.