Perché andare a una convention?

Non era proprio iniziata benissimo. La mia avventura all'Eurocon 2002 a Chotebor, Repubblica Ceca, inizia in realtà a Bucarest, dove mi trovavo prima di partire e dove non riuscivo a decidermi di mettermi davvero in auto per fare quei 1300 chilometri di strade disagiate che mi avrebbero condotto all'Eurocon. Probabilmente non sarei mai partito se non avessi potuto consultare sul sito internet della convention ( www.avalcon.cz) la lista dei partecipanti che si erano già annunciati. I nomi di alcuni amici di vecchia data che non vedevo da anni spiccavano tra il migliaio e più di presenti, e l'occasione di rincontrarli era un ottimo pretesto per mettersi in moto. Ottimo, ma non sufficiente.

Pensai allora a Delos, ed alla sacra missione di scrivere per esso un articolo sulla Convention... A dirla così suona un po' kitsch, devo ammetterlo, ma per fare delle cose nella vita non servono buone ragioni (che probabilmente in realtà non esistono), bensì ottimi pretesti, e qualsiasi pretesto è ottimo quando si è disposti a crederlo tale. Animato quindi dal sacro furore della necessità di scrivere un articolo per Delos, nell'ultimo momento utile salii quindi in auto e mi lasciai Bucarest alle spalle. In realtà, non avevo ancora deciso di andare effettivamente all'Eurocon. Ma l'ultimo momento utile era scoccato, e non mettermi in moto avrebbe intrinsecamente implicato la decisione di non andare. L'unico modo per rinviare ulteriormente ogni decisione e concedermi ancora per qualche ora il lusso del dubbio era quello di intanto partire e poi si vedrà. Così, per i primi cento chilometri di strada mi sono continuamente chiesto: sono sicuro di volere davvero andare? Non sarebbe piuttosto opportuno fare inversione e tornarmene a casa? Poi, le ultime vestigia di pensiero umano si sono dissolte nella trance della coazione a guidare ed è così che, senza averlo in realtà mai deciso, come un automa ho guidato per un giorno e mezzo in direzione nord-ovest.

Alla frontiera tra la Repubblica Slovacca e la Repubblica Ceca la prima brutta sorpresa: i doganieri slovacchi mi estorcono 20 euro con un pretesto qualsiasi. Litigo per un quarto d'ora, più per una questione di principio che di denaro, ma alla fine mi devo arrendere, di fronte alla esplicita minaccia di rimanere lì bloccato tutta la giornata. Il doganiere slovacco ladro prende i miei 20 euro e li nasconde sotto un incartamento. Li intascherà più tardi con comodo. Muoio dalla voglia di fare dietrofront e di andare a denunciarlo, ma la pigrizia ha infine il sopravvento e proseguo. Apprenderò successivamente che anche altri partecipanti alla convention sono stati taglieggiati dai doganieri slovacchi. Una vera e propria associazione a delinquere evidentemente tollerata dalla Repubblica Slovacca, che a mio avviso non ne guadagna affatto in immagine.

Alcuni dei fans taglieggiati dai doganieri slovacchi mi confideranno successivamente che, a parziale risarcimento del danno subito, dovettero quindi premurarsi di asportare dalla toilette di un ufficio governativo slovacco un ottimo asciugamani elettrico, per quindi montarlo nell'ufficio della loro piccola casa editrice. Tutto ciò può apparire come non attinente alla cronaca di una convention di fantascienza, tuttavia non è propriamente così, dato che io me lo ricordo, e me lo ricordo proprio in virtù del fatto che sono andato ad una convention di fantascienza.

Stiamo quindi sconclusionatamente vagando in periferia della convention di fantascienza della quale si vorrebbe narrare. E' giunto il momento di avvicinarci di più.