Nel corso della pausa estiva, ci eravamo chiesti se non fosse il caso di attualizzare questa rubrica iniziando a trattare di autori più contemporanei. In origine, infatti, questa puntata era stata dedicata a Neil Gaiman. Poi qualcosa ci ha fatto riflettere. Mentre parlavamo con una ragazza, da poco accostatasi al mondo della fantascienza, ci è capitato di fare il nome di Ursula K Le Guin e la sconfortante ma, a pensarci bene, ovvia reazione è stata un: "Chi?"

Perché ovvia? Perché è ormai un po' che la Le Guin è sparita dagli scaffali con le sue opere migliori e non si può certo pretendere che chi si avvicina alla fantascienza ora abbia un'idea di quale sia stata la storia, ormai quasi centenaria, del genere che amiamo. Eppure c'è stato un periodo in cui per molti la Le Guin era la fantascienza. Come è stato possibile che il nome di un'autrice che ha vinto 5 premi Hugo e 5 Nebula, una delle poche di cui si sia occupata anche la critica non specializzata possa essere finito nel dimenticatoio? Quali conclusioni trarre allora? Neil Gaiman è un autore sul mercato in questo istante, il suo nome circola, i nostri lettori sono evidentemente in rete, quindi sono anche in grado di reperire in qualsiasi momento le informazioni che servono loro con un paio di colpi di mouse. Ma è un po' più difficile trovare qualcosa se non si sa cosa cercare. E il pensiero che molti non sappiano di dover cercare Ursula K. Le Guin è scoraggiante.

Volendo innalzare la fantascienza a letteratura in senso pieno, se non fosse esistita Ursula Kroeber Le Guin, la si sarebbe dovuto inventare. Era perfetta per il quadro: nata nel 1929, figlia di un noto antropologo docente universitario, sempre vissuta nell'ambiente accademico, laureata in letteratura medievale, era colei che, venendo da fuori, non vivendo sui centesimi a parola, era in grado di cambiare le coordinate operative interne della fantascienza e al tempo stesso attrarre l'interesse del mondo esterno. Certo non ha fatto tutto da sola, era la stessa epoca in cui operavano il Silverberg della seconda fase o il Delany delle opere più mature, un momento felice, a cavallo degli anni settanta, in cui molti autori interni al genere stavano cercando nuove strade, tutte improntate a una maggiore consapevolezza dei propri mezzi espressivi, per cercare di sollevare la fantascienza e la sua immagine nei confronti di un pubblico più vasto. Ma Ursula K. Le Guin è stata al tempo stesso, una degli autori più importanti e al tempo stesso più presentabili.

Il suo esordio nel campo del romanzo, dopo una manciata di racconti, avviene nel 1966 con Rocannon's World (Il mondo di Rocannon, Nord, 1999), a trentasette anni. In quello stesso anno esce un secondo romanzo: Planet of Exil (Il pianeta dell'esilio, Nord 1992), seguito nel 1967 da City of Illusions (Città delle illusioni, Mondadori, Classici Urania 117, 1986). Per quanto il trattamento della materia narrativa sia ancora tradizionale, soprattutto nel primo e nel secondo, ambientati entrambi su pianeti lontani, troviamo già degli indizi rivelatori. Nel primo il protagonista è un antropologo e questo è uno dei primi casi in cui uno scienziato proveniente da quelle che gli americani definiscono scienze "soft" ha una parte rilevante nella narrazione e non funge de mera comparsa. Nel secondo romanzo, è evidente il tema del confronto scontro tra le culture della colonia umana e degli indigeni, quindi anche qui un tema prettamente antropologico. La comunicazione diviene in questi romanzi più importante delle quisquilie tecniche sul motore a fusione o sull'iperluce, e la problematica del contatto non è limitata al balbettamento di suoni strani nei primi cinque minuti del contatto.