Nel fumetto, naturalmente, questa è l’era della Marvel. Progressivamente, tutti questi eroi provano a sfuggire dallo stereotipo del cavaliere senza macchia imposto da Superman e dai personaggi più classici, che a loro volta hanno perduto molto della loro innocenza. Senza entrare nelle trame, che ovunque trovano il modo di trattare i temi topici dell’attualità – soprattutto i conflitti razziali e la guerra – con un atteggiamento imbevuto degli ideali kennedyani, è probabile che l’innovazione più radicale e duratura sia, in questi anni, quella grafica. Prima i disegnatori veterani come Jack Kirby e Steve Ditko, poi altri giovani emergenti come Neal Adams e Jim Steranko, danno vita a una vera e propria rivoluzione nel linguaggio fumettistico, nell’uso del colore, nella presentazione di movimenti irreali in spazi distorti e allucinatori, che tocca tutte le serie, dalle space opera dei Vendicatori, alle persecuzioni dei mutanti X-Men, fino alle storie di complotto, particolarmente scettiche sullo stato della democrazia nazionale, di Captain America e Nick Fury.

In conclusione, non si può non dire qualcosa su Star Trek, contenitore pieno di contraddizioni, dove c’è di tutto, da cui non è possibile trarre conclusioni “politiche” generali. E forse è questa complessità intima che rende importante la SF. Di guerra, conflitti etnici e razziali, e di movimenti “alternativi” la serie parlerà costantemente. Penultimo episodio della prima stagione (aprile 1967), The City on the Edge of Forever (Uccidere per amore), presenta un controverso viaggio nel passato (revisione di uno script di Harlan Ellison trasformato in diretta allegoria sul Vietnam) in cui i personaggi potrebbero salvare la donna in grado di diventare leader di un movimento pacifista, che ritarderà l'entrata in guerra degli Stati Uniti (e causerà la vittoria dell'Asse). Il corso della storia non si può arrestare; sembra un messaggio negativo diretto ai pacifisti del mondo contemporaneo. Nella seconda stagione, A Private Little War (Guerra privata, febbraio 1968), parte dalla presenza dei Klingon in un pianeta rurale per giungere a un discorso sull’equilibrio delle potenze, che si conclude con Kirk e compagni che danno le armi agli abitanti dei villaggi: quasi una difesa della Guerra

fredda, e forse il riconoscimento che quell’epoca sta finendo. Il mese dopo, poco prima del finale di stagione, The Omega Glory (Le parole sacre) mostra un mondo devastato da una guerra, in cui si riscopre, incredibilmente e con molta ingenuità nazionalista, la Costituzione americana come fonte di speranza. Nella terza stagione, c’è molto delle preoccupazioni del presente nell’inquietante ritratto dei bambini inafferrabilmente minacciosi di And the Children Shall Lead (Sul pianeta Triacon, ott. 1968). In effetti, Star Trek sta gradualmente sviluppando un atteggiamento di simpatia crescente verso la “nuova” America, e la terza stagione presenta due visioni straordinariamente potenti. Prima l’autodistruzione planetaria della guerra razziale fra uomini a strisce di Let That Be Your Last Battlefield (Sia questa l'ultima battaglia, gennaio 1969). Poi, il mese successivo, The Way to Eden (Viaggio verso Eden) presenta un’elegia per una futura comunità di idealisti e musicisti, chiaramente modellati sugli hippies, fuggiti con una nave chiamata Aurora alla ricerca del mitico pianeta Eden. Il pianeta, appena trovato, si rivela una minaccia mortale, e il progetto dovrà essere abbandonato. Non prima, però, di aver mostrato che, ancora nel ventiquattresimo secolo, quella ricerca di innocenza riesce ancora a rappresentare un obiettivo in grado di contagiare anche i membri dell’Enterprise, perfino Spock.

Una delle loro canzoni dice “Let’s get together and have some fun. / I don’t know how to do it, but it’s gotta be done”, mettiamoci insieme e divertiamoci, non so come farlo, ma deve essere fatto.

Forse è questo è il massimo lascito di questa epoca culturale piena di humor e di mondi possibili rutilanti e complessi. Per parlare criticamente delle odissee del presente (per essere a milioni di miglia di distanza e allo stesso tempo sempre con i piedi sulla terra, per riprendere Jimi Hendrix), non si potrà  fare a meno del divertimento.