In tempi recenti il pubblico ha cercato di trovare un senso alle seconda stagione di Westworld, otto anni fa, il finale di Lost diventava l'oggetto di un'accesa discussione che ancora oggi non si è completamente placata.
Molto prima di loro, su tutti troneggiava e ancora troneggia il finale del capolavoro di Stanley Kubrick 2001: odissea nello spazio, soprattutto alla sequenza finale intitolata Jupiter and Beyond the Infinite, ovvero Giove e oltre l'infinito.
Nei giorni scorsi il sito Cinephilia & Beyond ha riportato alla luce un lungo documentario realizzato nel 1980 dal regista giapponese Jun'ichi Yaoi, il quale stava compiendo un'investigazione sugli eventi sovrannaturali avvenuti sul set di Shining.
Quello che rende interessante il video, che potete vedere in fondo all'articolo, è una telefonata tra il regista giapponese e Kubrick, durante la quale l'autore spiegava il finale di 2001: odissea nello spazio.
Gli dèi

Kubrick racconta che ha sempre cercato di evitare di spiegarlo, perché temeva che l'idea suonasse folle a parole, facendo perdere l'effetto drammatico da lui voluto.
L'idea, era che Bowman (Keir Dullea) fosse stato preso da queste entità semi-divine, creature di pura energia e intelligenza e senza alcuna forma.
Lo prendono per metterlo in questa specie di zoo per studiarlo. Bowman passa tutta la sua vita all'interno di quella stanza. Solo che per lui il tempo non ha pù senso e gli eventi si sviluppano alla stessa velocità vista nel film.
La stanza

Le entità scelgono quella stanza, che era una replica non accurata dell'architettura francese (volutamente non accurata), perché loro volevano dargli qualcosa che Bowman avrebbe potuto trovare bello ma senza esserne sicuro:
Un po' come negli zoo, quando cerchiamo di ricreare l'ambiente naturale degli animali ma non siamo così sicuri di esserci riusciti.
Semidio

Quando hanno finito con lui, come accade in molti miti e culture nel mondo, Bowman viene trasformato in una super entità e rimandato sulla Terra, trasformato in una sorta di superuomo:
Possiamo solo immaginare cosa accadrà una volta tornato, è lo schema di molte mitologie e qualcosa che abbiamo cercato di suggerire.
Voi che ne dite, era questa la soluzione a cui avevate pensato?
Mentre ci pensate, vi lasciamo con il documentario lungo un'ora e mezza, buona visione:
17 commenti
Aggiungi un commentoLascia stare... Le ho spiegate sopra, se non hai capito vordì che non so' capace di esternarle...
...o che io non riesco a cogliere. Si è sempre almeno in due a comunicare, due fonti di possibili errori
(non che stamattina sia messo meglio. 1Kg di fiorentina di ieri sera mi ha impegnato tutta la notte).
a me il finale descritto da Kubrick sembra un chiaro inno all'inumano, a qualcosa che è disincarnato ed etereo, che permea l'universo, gli universi, ogni cosa. qualcosa di incommensurabilmente superiore alle miserie incarnate, e non parlo del dio cristiano.
Regarding the film as a whole, Kubrick encouraged people to explore their own interpretations of the film and refused to offer an explanation of "what really happened" in the film, preferring instead to let audiences embrace their own ideas and theories. In a 1968 interview with Playboy magazine, Kubrick stated:
"You're free to speculate as you wish about the philosophical and allegorical meaning of the film—and such speculation is one indication that it has succeeded in gripping the audience at a deep level—but I don't want to spell out a verbal road map for 2001 that every viewer will feel obligated to pursue or else fear he's missed the point."
In a subsequent discussion of the film with Joseph Gelmis, Kubrick said his main aim was to avoid "intellectual verbalization" and reach "the viewer's subconscious." However, he said he did not deliberately strive for ambiguity—it was simply an inevitable outcome of making the film nonverbal, though he acknowledged this ambiguity was an invaluable asset to the film. He was willing then to give a fairly straightforward explanation of the plot on what he called the "simplest level," but unwilling to discuss the metaphysical interpretation of the film which he felt should be left up to the individual viewer.
(da Wikipedia)
The "simplest level" è quello di Clarke?
Mi sembrava piu' un loop temporale sinceramente.
Comunque nulla di sconvolgentemente diverso.
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