Durante gli anni ’80, il crescente ampliamento del mercato dell’home video porta alla creazione in Giappone di un nuovo modo di produrre e distribuire opere animate. È a partire dal gennaio ‘84 con Dallos (serie in quattro episodi, distribuiti in quattro distinte vhs) che nascono i cosiddetti OAV (Original Anime Video), anime realizzati appositamente per il mercato dell’home video. Gli OAV possono essere utilizzati per creare episodi speciali di serie tv di successo, per dare vita ad opere originali e sperimentali, o per creare anime basati su manga dai contenuti molto forti che difficilmente potrebbero essere trasmessi in tv. A quest’ultima categoria appartengono i due OAV (della durata di circa 25 minuti ciascuno) che compongono la trasposizione animata del manga Battle Angel Alita di Yukito Kishiro (titolo originale: Gunnm; il titolo italiano deriva dell’edizione americana di manga ed anime). Realizzati nel ‘93 e distribuiti in Italia prima dalla Granata Press nel ’94 e successivamente dalla Polygram Video (dove sulla vhs, l’anime appare addirittura vietato ai minori di 18 anni), gli OAV di Alita riassumono alcuni degli eventi principali raccontati nei primi volumi del manga (Alita Collection n. 1/4, Planet Manga), rielaborando le vicende e riuscendo a renderle comprensibili anche a chi non avesse mai letto il manga.

In un futuro imprecisato, una vasta area della Terra è divisa tra Salem (pronunciata “Zalem” nell’anime), una città sospesa nel cielo in cui risiede solo una piccola parte della popolazione, e da una vasta città-discarica che si trova sotto di essa, un luogo fatiscente costruito inizialmente per farvi vivere le persone addette allo smaltimento dei rifiuti provenienti da Salem. Salvo casi eccezionali, nessuno dalla città-discarica può però raggiungere Salem. La maggior parte della popolazione della città-discarica possiede inoltre componenti cibernetici all’interno del proprio corpo e in alcuni casi solo il cervello è umano, mentre tutto il resto del corpo è artificiale. Durante la ricerca di componenti per riparare corpi meccanici, il dottor Ido trova un corpo cibernetico di una ragazza in pessime condizioni ma ancora vivo. Ido prende con sé quel corpo e lo ripara, dando così alla ragazza la possibilità di poter continuare a vivere anche se essa non ricorda più nulla del proprio passato. Ido la chiama Alita e lei finisce ben presto per fare amicizia con Yugo, un ragazzo che si reca spesso da Ido per alcune riparazioni sul tetto del suo edificio. Yugo confida ad Alita che il sogno della sua vita è riuscire ad andare su Salem, per poter così raggiungere quella città in apparenza inavvicinabile e vedere un mondo completamente diverso da quello putrido della città-discarica. Anche se ormai di umano ha solo il cervello, Alita si innamora di Yugo e cercherà di aiutarlo a realizzare il suo sogno coi suoi guadagni di cacciatrice di taglie.

L’anime focalizza la propria attenzione sul tema dei sogni e su fin dove essi possano spingere un individuo per realizzarli. Oltre a Yugo, andare su Salem è anche il desiderio di Chiren, un’affascinante amica di Ido ed assente nel manga di Kishiro, che come lui un tempo viveva su Salem. Chiren e Ido sono entrambi dei riparatori di corpi meccanici, ma mentre Ido vive con serenità nella città-discarica, Chiren la odia e si dichiara pronta a tutto pur di abbandonarla. Il forte desiderio di Chiren e Yugo di raggiungere Salem finisce per spingerli a vendersi a Vectar (Vector, nel manga), un losco contrabbandiere che promette ad entrambi la realizzazione dei propri sogni, ma che in realtà sfrutta questi loro desideri solo per la soddisfazione dei propri interessi economici. Mentre Chiren offre il proprio lavoro e anche il proprio corpo per soddisfare Vectar, Yugo riceve dal contrabbandiere il compito di racimolare

Battle Angel Alita: l’incontro in un locale tra il dottor Ido (seduto sulla sinistra) e Chiren (a destra).
Battle Angel Alita: l’incontro in un locale tra il dottor Ido (seduto sulla sinistra) e Chiren (a destra).
una cifra pari a 10 milioni di chip. Per poter guadagnare quell’immensa cifra economica (il chip è la moneta circolante nella discarica), Yugo diviene un ladro di colonne vertebrali, la componente dei corpi meccanici di più difficile reperibilità all’interno della discarica e sulla quale speculano i contrabbandieri come Vectar. Yugo e Chiren, finiscono quindi per vendersi alla malavita, senza rendersi conto che in questo modo più che alla realizzazione di sogno, stanno contribuendo a mettere seriamente a rischio il proprio futuro e la vita delle persone che gli stanno intorno, entrando in una spirale di illegalità e violenza destinata a non avere via d’uscita. Infatti, quando per Vectar quelle due persone non saranno più convenienti, lui non esiterà a sbarazzarsene facendo a pezzi il corpo di Chiren per rivenderne gli organi ai trafficanti di Salem, e denunciando Yugo come ladro di colonne vertebrali. Quando nel finale dell’anime, Vectar verrà poi messo alle strette da Ido, lui cercherà di difendersi sostenendo che non era colpa sua se quei due erano stati così ingenui da poter credere di raggiungere Salem. La figura dello spietato Vectar contribuisce a fare di questo breve anime un prodotto di notevole interesse per gli spettatori più adulti, ai quali viene dimostrato come anche in un anime fantascientifico possano essere affrontati temi di scottante attualità, come le motivazioni che possono spingere una persona ad entrare in rapporti con la criminalità organizzata. Tuttavia le vicende narrate nell’anime (interrotto in Giappone a causa dell’insuccesso commerciale), racchiudono solo una parte dei ben più numerosi spunti d’interesse presenti nel manga. Non deve quindi stupire se Alita ha finito per catturare l’attenzione anche di James Cameron, che sembrerebbe essere intenzionato a produrre una pellicola dedicata ad Alita. Oltre allo scenario fantascientifico da sempre caro a Cameron, Alita gli permetterebbe di avere a che fare nuovamente con un personaggio femminile dal carattere forte e determinato come quello di Ellen Ripley e Sarah Connor, ma capace anche di poter amare intensamente come la Rose di Titanic.