Sulle tracce di Chevette si muove Berry Rydell, un ex-poliziotto ingaggiato da misteriosi clienti per recuperare la tecnologia arrivata nelle mani della ragazza. Resosi conto delle proporzioni dell’intrigo criminale sviluppatosi intorno a quel paio di occhiali, però, Rydell non impiega molto a scavalcare la barricata e schierarsi al fianco della ragazza e della gente del Ponte per contrastare le mire dei suoi ex-datori di lavoro. Al di là della trama spionistica tipicamente thriller, in Luce Virtuale Gibson riesce anche a ritagliarsi uno spazio “ideologico” per intraprendere un’accurata riflessione sui nuovi mezzi di comunicazione e sul loro uso futuro, inventandosi l’emittente Slitscan con cui ancora una volta precorre i nostri tristissimi giorni e la dieta ormai quotidiana a base di informazione leggera e reality show somministrataci dai palinsesti televisivi.Se la TV è un nido di affaristi decisi ad anestetizzare l’opinione pubblica e indurre negli spettatori risposte pavloviane alle sollecitazioni del mercato, la frontiera del cyberspazio è ancora abbastanza libera da filtri per concedere un po’ di respiro ai naviganti. Non è il cyberspazio dello Sprawl (risorse multimediali e interattive incastonate in uno spazio virtuale pervasivo, totale, rigidamente controllato dagli apparati militari e sottomessa al potere delle corporation), ma somiglia piuttosto al nostro web 2.0. In questo scenario, Aidoru abbandona Chevette e narra la storia d’amore impossibile tra un cantante di successo e una popstar virtuale. Rez è il frontman dei Lo/Rez, una band che sembra sintetizzare le caratteristiche delle rockstar amate da Gibson: David Bowie, Mick Jagger, Lou Reed, ma il parallelo più immediato è con gruppi come R.E.M. e U2. Rez è per metà cinese e per metà irlandese, è ossessionato da una improbabile mitologia sino-celtica e al culmine del successo matura il paradossale desiderio di sposare Rei Toei, l’aidoru del titolo. “Aidoru”
è l’adattamento nipponico del termine “idol” e Rei Toei, in effetti, è una popstar programmata per far leva sul desiderio di immedesimazione di teenager e otaku: “un costrutto di simulazione, un insieme di componenti software, la creazione di progettisti informatici” che hanno distillato le acquisizioni della fisica e della matematica per sintetizzare la formula del successo assicurato. Malgrado – o proprio in virtù di – questo, Rei Toei è anche una “architettura di desideri” che esercita con forza irresistibile il fascino della seduzione. L’immagine olografica venerata da milioni di fan sparsi in tutto il mondo non è che la proiezione di una struttura di dati, così nell’amore dichiarato per lei da Rez si può finire per leggere una parabola postmoderna sulla dicotomia illusione/realtà, possibilità/impossibilità, incentrata sulla frustrazione in cui si consuma il desiderio di possesso della rockstar.Ancora una volta anticipazione e attualità si fondono in Gibson, che ha ammesso di aver preso l’idea in prestito dalla popstar virtuale giapponese Kyoko Date, progettata da Tatsuya Kosaka, Toshihiro Aramaki e Tomoya Tomadechi e sviluppata con il supporto di Horipro, Virtual Science Labs e JVC Records. Sotto il nome di Kyoko Date furono pubblicati in Giappone due singoli nel 1996, ma a seguito del suo scarso successo commerciale fu esportata in Corea del Sud cambiandone il nome in Diki.Se l’icona di Rei Toei si staglia sullo sfondo, il personaggio più interessante del romanzo è Colin Laney, un net-runner che mescola insieme caratteristiche dei vecchi pirati dell’interfaccia e nuove prerogative, come ad esempio l’abilità di risalire ai gusti e alle preferenze commerciali di un dato individuo partendo dall’analisi della sua traccia informatica, composta dai suoi acquisiti in rete, dai siti web frequentati e dai tabulati telefonici. La figura dell’analista quantitativo ideata da Gibson s’inserisce nel quadro di quel controllo globale inseguito come programma dalle multinazionali e dai governi e già prefigurato a suo tempo da uno dei suoi modelli dichiarati, William S. Burroughs. Ma le facoltà di Laney sono state accresciute in maniera artificiale, con la somministrazione di una droga micidiale conosciuta con la sigla 5-SB, concepita per il potenziamento delle capacità psichiche, ai tempi della sua infanzia in un orfanotrofio della Florida. Il consumo della droga ha però prodotto un effetto collaterale, inducendo in Laney la sindrome nota come “effetto stalker”.