Gli strinse la mano. Lo stesso tocco della prima volta. Brainhope ne ebbe un leggero brivido. Fu allora che notò il marchio, e ne fu sconvolto.— Non è ancora andato su, vedo — disse Lark. — Forse ora non ne avrà nemmeno più motivo.— Non sarei l’unico — disse Brainhope fissandolo.— Certo, anche diversi altri…

— Non cerchi di scantonare, capitano. Ha capito benissimo ciò che volevo dire. Non parlavo di altri. — Una pausa.

— Credevo non si notasse — sospirò poi Lark. — Però non è come lei pensa. Non devo andare. Sono già stato su.

— Come?

— Ho percorso un centinaio di chilometri sulla Spirale, l’anno scorso.

Brainhope si fece più attento.

— Ora non riesco a perdonarmi — continuò Lark — ma a quel tempo è stato più forte di me. Volevo continuare a vivere.

— Perché non ci riprova?

— Non me la sento. Ho paura. Paura di non farcela di nuovo, di venirne giù con le mani vuote. Non potrei sopportare un secondo fallimento. Ne sarei distrutto.

— Così rimane qui… a macerare, lentamente.

Lark annuì. — È così Brainhope, infatti. Vedere ognuno di quei tali che arrivano a più della metà è per me una pugnalata, ma non avrò mai la forza di andare. Non più.

— Quanti giorni è rimasto sulla Spirale?

— Sei in tutto.

— Lark... com’è?

— Come ci si sente, vuol dire? Cosa si prova quando il sole per due ore batte a centosessanta gradi sulla pelle, senza riparo? Quando si è sopra? Come faccio a dirglielo... L’unico modo è sperimentare di persona. È come scalare una montagna vera, sentire la roccia sotto le mani, sudare e soffrire. Solo, cento volte più forte.

— E come si sente ora, Lark?

— Non sono più lo stesso, Brainhope. Rinunciando ho perso qualcosa, buona parte di me e della mia vita è rimasta là, sulla Spirale.

Un’altra pausa di silenzio. — Viene qui spesso? — domandò poi Brainhope.

— No. La vista della Piramide così da vicino mi sarebbe insopportabile. Non le sembra che contenga un richiamo? Oggi sono venuto solo perché quel Tigrato è il primo che arriva così in alto da quando sono a Mondo dello Specchio.

— Se ce la farà…

— Non ce la farà. E se così fosse, mi ucciderei. Dovrei farlo. Non potrei in alcun modo apprendere da un altro ciò che realmente ho perso lassù. — Consultò l’orologio che portava al dito. — Devo andare, ora. Cercherò di esserci, se permette, quando salirà sulla Piramide.

Si accomiatò, si diresse al suo mezzo cingolato, seminascosto sull’altro lato della tettoia dalle sagome delle persone. Brainhope fu raggiunto da Liza.

— Chi era? — chiese lei.

— Uno degli uomini più infelici che io abbia mai conosciuto — rispose Brainhope.

Nei quattro giorni successivi, il Tigrato fece ancora un centinaio di metri, strisciando penosamente.

Furono gli ultimi. Poi cominciò a decomporsi. La carne si disfaceva, sembrava evaporare da sotto la pelliccia. Il calore intenso fecondava il processo, prosciugando i tessuti e riducendo tutto in polvere. La brezza sottile faceva il resto. Non c’erano insetti a cibarsi del cadavere. Una settimana dopo, le prime ossa biancheggianti apparvero dal mantello. Mancavano meno di venti giorni alla partenza di Brainhope.

— Non so come interpretarlo — disse Brainhope, una sera, seduto davanti a un bicchiere di liquido chiaro, in uno dei bar di Sand Town.

— Cosa? — domandò Liza.

— Questo segno. Sai, non ci sono mai stati due Scalatori che siano giunti fin là in alto a breve distanza di tempo l’uno dall’altro.

— E questo cosa vuol dire?

— Hai ragione, scusami. Sono solamente frottole. Non devo permettere che facciano presa. Non ci penserò più. — Sorseggiò il liquore. Non era ghiacciato, ma scendeva piacevolmente fresco in gola, per esplodere in un brivido nello stomaco. — C’è una cosa, a cui penso da molto tempo...

Liza fece per parlare, ma attese, la domanda sepolta nel suo sguardo nero.

— Ti sei mai chiesta, Liza, cosa sia la vita? — disse Brainhope.

— Figurati. La vita non è nulla, se non se stessa. È qualcosa che ti viene dato perché tu la usi. Bisogna cercare di viverla, semplicemente.

Brainhope rigirò lentamente tra le dita il bicchiere.

— Non mi hai detto tutto ciò che pensi — disse.

— No — disse Liza, dopo un attimo. — È vero, non è solo questo. La vita, per me, è soprattutto ricerca.

Ora Brainhope sollevò lo sguardo. — A che punto ti trovi, tu?

— Non lo so. Come potrei saperlo? Non esiste un inizio, non esiste una fine, non ci sono obiettivi da raggiungere. La ricerca si dispiega per tutto il corso della tua vita. Ciascuna cosa che ti capita si va ad aggiungere a tutte quelle successe prima, come le pietre di un antico palazzo, mattone sopra mattone. Tu sali gli scalini della costruzione e non la trovi mai completa, non riesci mai a intravvedere la cima.