Premesse

Con Schiaparelli e il suo epigono statunitense Percival Lowell, il mito nasce già nell'Ottocento, quello dei canali. Marte diviene il mondo morente, desertico ma con oasi abitabili, tuttora verdi e coltivate, dove sopravvive un'antica specie, una civiltà che, almeno in passato, viene paragonata alla storia terrestre. Di volta in volta, i marziani stanno per le civiltà "avanzate" o quelle "primitive", i colonizzatori o i colonizzati, spesso mescolando le componenti: un modo distorto, tipico della fantascienza (lo "straniamento cognitivo" di cui parla Darko Suvin in Le metamorfosi della fantascienza), per parlare di noi. Noi marziani.

A evocare il pianeta era stato, negli Usa, Percy Greg in Across the Zodiac (1880), il cui protagonista raggiunge Marte in un'astronave ad antigravità, per trovarvi una civiltà dittatoriale basata sulla poligamia e sul commercio delle donne. In Inghilterra, a fine secolo, ci sono Robert Cromie, con l'utopia di A Plunge into Space (1890), e George Griffith, con Honeymoon in Space (1900), la "luna di miele nello spazio" che porta allo scontro con una società inquietante, sinistramente quasi meccanica, che ha completamente cancellato le emozioni. E agli albori delle "fantascienze" dell'Europa continentale i francesi Camille Flammarion, Gustave Le Rouge e J.-H. Rosny ainé e il tedesco Kurd Lasswitz producono le loro evocazioni di Marte.

Ma il punto di partenza obbligatorio - per tutte le tradizioni nazionali - è H. G. Wells, che a Marte dedica, oltre ad alcuni racconti, La guerra dei mondi (The War of the Worlds), che nel 1898 presenta una società che reagisce alla decadenza del pianeta con l'aggressività e l'espansionismo. Specchio distorto dell'Inghilterra dell'Impero che sta colonizzando territori inesplorati, suggeriscono le prime pagine del romanzo, con i terrestri nel possibile ruolo dei nativi aborigeni da poco estinti ("sterminati", dice con accuratezza Wells) in Tasmania, gli alieni mostruosi che invadono la Terra (o meglio, Londra e il sud dell'Inghilterra) sono impegnati in una lotta darwiniana per la sopravvivenza. Lo scenario della guerra interplanetaria è inteso a suggerire che il ruolo degli sterminatori e quello degli sterminati può non essere scontato in partenza: l'invasione cancella ogni presunzione di sicurezza, ed evidenzia la fragilità intima del tessuto sociale inglese. In tanti racconti e illustrazioni della sf più dozzinale, in seguito, trionferà quell'immagine di teste circondate da tentacoli e armati di "raggi al calore", di repellenti polpi giganti obbligatoriamente all'attacco di donzelle indifese; da loro derivano quei misteriosi ma inafferrabili e insopportabili ometti verdi che saranno messi in burla da Fredric Brown nell'esilarante commedia di Martians, Go Home (Marziani, andate a casa, 1955). Innanzitutto La guerra dei mondi è un'audace variante delle "Guerre future" fra paesi europei che a fine Ottocento rappresentano uno dei filoni di maggior successo della SF vittoriana. Per Wells, si tratta di un modo per conciliare la ricerca del sensazionalismo orrifico e la critica politica alle certezze di superiorità della società vittoriana, e per mettere in scena un futuro prossimo fatto di guerra globale indiscriminata, i cui effetti aggrediscono ogni ambito della quotidianità, con lo scatenarsi della paura e la nascita della resistenza. La beffa finale è la sconfitta dei Marziani causata da comuni batteri terrestri. Alla Terra e all'Inghilterra, Wells consegna una lezione di umiltà.

Il suo successo è ratificato dal proliferare delle imitazioni, come le edizioni pirata che compaiono a puntate su quotidiani, che spostano l'ambientazione in città americane come Boston e New York, e un sequel come Edison's Conquest of Mars di Garrett P. Serviss (1898), in cui il famoso inventore mette insieme un gruppo di astronavi che si recano su Marte, armate di disintegratori, per vendicare l'attacco alla Terra. Da tanti film classici, passando per serie come Visitors, fino a Mars Attacks! e a Independence Day, fino alla nuova versione annunciata da Steven Spielberg per il 2006, La guerra dei mondi continua a essere un modello per tanta della SF più popolare.

Nel bene e nel male. Quando nel 1938 il celebre adattamento radiofonico di Orson Welles causa un panico di massa negli Stati Uniti, nessuno più può dubitare che le paure, le ansie e i sogni della science fiction parlano anche di noi. La vicenda ha una replica tragica, meno nota, in Ecuador nel 1949: un nuovo adattamento sfocia in disordini di massa in cui l'edificio della radio di Quito viene dato alle fiamme, con un bilancio di venti morti. Anche questo fa parte della storia della fantascienza.