Sceneggiatore, regista e direttore artistico nello studio di Bruno Bozzetto, Guido Manuli ha curato al co-regia di Volere Volare con Maurizio Nichetti e diretto il lungometraggio Monster Mash. Realizzatore di spot pubblicitari, sigle televisive e cortometraggi è regista di Aida degli alberi il film d'animazione distribuito da Medusa che ispirandosi alla storia dell'Aida di Giuseppe Verdi ne inventa nuovamente la trama secondo una prospettiva fantastica.

Qual è il fascino esercitato dal tornare a lavorare su una storia d'animazione con le possibilità del digitale?

Quando lavoro ad un progetto intendo sempre farlo in maniera diversa rispetto la volta precedente. Ho bisogno di stimoli, perché per fare un film d'animazione ci vogliono almeno due o tre anni e se manca lo sprone a lavorare al meglio, rischi di stufarti troppo presto. Tutto diventerebbe meccanico.

Per questo film abbiamo cercato di scegliere una grafica originale con mondi fantastici e personaggi originali. Ho lavorato per quattro mesi sui personaggi senza troppe soddisfazioni. Quegli umani straordinari saltavano fuori sempre uguali a certi stereotipi disneyani o spielberghiani. Una faccetta è una faccetta, non puoi farne un'Aida. Il cattivo è forse l'unico su cui si poteva giocare un poco di fantasia, si poteva un po' trasgredire. Poi abbiamo parlato con i produttori e abbiamo pensato di seguire la strada di un viaggio in un mondo fantastico. In una dimensione epica, ma totalmente immaginaria gli eroi potevano essere qualcosa di molto vicino a figure mitologiche, umani con teste di animali. Abbiamo mescolato il 2-D con il 3-D riuscendo a generare movimenti della macchina da presa molto più complessi. Questa sfida ci ha dato l'entusiasmo per andare avanti verso qualcosa di nuovo.

Aida degli alberi sembra una contaminazione tra Il sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e i Pokémon...

L'elemento del sogno è importante, perché tutte le fiabe servono sì a fare addormentare i bambini, ma anche ad accompagnarli in qualche maniera nei loro sogni. Aida ha anche un ritmo stringato senza pause per una storia intensa che dà il gusto di raccontare delle favole.

Un'indagine di qualche tempo fa dice che i bambini cui non vengono raccontate le favole diventano cattivi...

No, non credo. Semmai i bambini diventano da grandi cattivi, mentre da piccoli vivono in un mondo fantastico che raccontano tramite i loro disegni, tramite piccole cose che spesso gli adulti non riescono a comprendere. Io credo che l'elemento su cui vale davvero la pena riflettere è il fatto che da grandi - spesso - le persone hanno totalmente dimenticato il mondo di colori fantastici e di trionfo dell'immaginazione in cui vivevano. Coma mai perdiamo questo senso della fantasia quando diventiamo adulti? Perché nessuno ci ha aiutato né a conservarlo, né tantomeno a svilupparlo. Se cercassimo di mantenere tutto questo, forse, una generazione di adulti rimasti molto bambini potrebbe sorprendere il mondo intero. Chissà...

In che cosa la tecnologia vi aiuta di più rispetto al passato per la creazione di questi mondi fantastici?

Una volta realizzata in pellicola la scenografia le cose non si potevano cambiare. Nessuna scena poteva essere modificata, mentre oggi con la macchina da presa digitale e la computer grafica si può intervenire in ogni momento su ogni dettaglio e questa è una ricchezza di potenzialità notevole.

Cosa cambia tutto questo per uno che ha dedicato la sua vita ai fumetti e ai cartoni animati?

Dà un senso di potere fare tutto. Anche il mettere insieme 2-D e 3-D è stata una sfida interessante.

Il 2001 è l'anno del fantastico e dell'animazione. Film come Shrek e la nuova edizione di Biancaneve su Dvd hanno sbancato le classifiche. Inoltre ci sono due film italiani d'animazione Aida e Momo contemporaneamente nei cinema...

Il fatto che ci siano due film italiani insieme nelle sale è un buon segno e a noi tutti resta da sperare che altri autori possano affacciarsi a questo mercato e produrre i loro lavori. Il mondo del cinema d'animazione italiano è pronto per raccogliere una sfida e competere su un mercato internazionale. E' proprio arrivata l'ora di mostrare agli altri le nostre storie.