Ha preso il via nel mese di ottobre la seconda edizione del premio Omelas, il concorso letterario dedicato alle opere di narrativa in lingua italiana che abbiano per tema i diritti umani e la fantascienza, intitolato ad un racconto di Ursula K. Le Guin. L'anno scorso il premio fu vinto da Silvia Treves, un'insegnante torinese all'esordio nel campo della fantascienza, con il racconto Cielo clemente. Secondo classificato fu Francesco Grasso con il racconto Un mondo migliore e terzo Alberto Cola con Blocco 13. Potete leggere qui (www.delos.fantascienza.com/delos66/omelas.html) il resoconto della premiazione.
Su Delos 59 (www.delos.fantascienza.com/delos59/omelas.html) trovate la presentazione della prima edizione del premio Omelas.
Le regole sono rimaste sostanzialmente invariate: si può partecipare al premio con opere inedite o edite in formato di racconto breve, racconto lungo o romanzo breve (lunghezza massima 80 cartelle), purché il copyright sia di sola proprietà dell'autore. La giuria sarà composta da alcuni tra i maggiori rappresentanti della fantascienza in Italia e da membri di Amnesty International esperti di fantascienza.
Al premio Omelas lavorano attivisti di Amnesty International in tutta Italia, con la collaborazione di fantascienza.com, Star Trek Italian Magazine e World Italia SF.
Il premio non intende essere soltanto un riconoscimento formale, ma anche uno spunto per riflettere e prendere posizione sui diritti umani, la loro violazione, la loro difesa, attraverso i punti di forza della fantascienza, la sua capacità di analisi, di immaginazione e di denuncia.
I diritti umani significano in sintesi che ogni persona che ha diritto alla vita, a non essere torturata, perseguitata, ridotta in schiavitù; che merita di essere trattata con dignità; che ha diritto a votare, a fare attività politica, a non essere incriminata per quello che pensa, che ha diritto a un lavoro, all'istruzione, all'assistenza. In parole povere ogni persona ha il diritto ad esistere e vivere come un essere umano.
Per quanto possa apparire incredibile, questo non è così scontato, ancora oggi, in molte parti del mondo. Proprio in questo momento ci sono donne, uomini e bambini in stato di schiavitù, prigionieri sottoposti a tortura per motivi di opinione, discriminazioni, crimini e guerre per ragioni religiose o etniche.
Tutto questo non è fantascienza, ma pura e cruda realtà quotidiana. In alcuni casi si tratta di violenze e ingiustizie che sono con noi fino dall'inizio dei secoli, altre sono nuove, o in rapido mutamento.
Spesso la reazione di una persona normale è cercare di ignorarle. Non si tratta di indifferenza o insensibilità, ma di proteggersi da un dolore intollerabile, da una sensazione insopportabile di impotenza e di rabbia di fronte all'ingiustizia, al sopruso, alla tragedia.
Omelas ritorna per chiedere di non aver paura dell'ignoto e del disumano, per squarciare insieme a chi scriverà questo velo protettivo.
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