Povera fantascienza italiana

Avvertenza d'uso: questo pezzo, e quello del mese prossimo, sono leggermente aciduli. Potrebbero causare sgradevoli effetti collaterali ai nemici della fantascienza italiana in generale e del sottoscritto in particolare, i quali sono caldamente pregati di astenersi dal leggere. Grazie.

Povera fantascienza italiana. A ogni anno che passa viene accusata di nuovi crimini, nuove infamie. Deve essere un caso disperato. Spesso i processi, o forse sarebbe meglio dire le ordalie, hanno luogo sulla piazza della mailing list dedicata alla fantascienza. Dove chiunque, com'è sacrosanto e implicito nei canoni di un luogo di discussione pubblica, può esprimere opinioni interessanti e rispettabili quanto sfogare il livore che cova in corpo. Sono le regole del gioco. Chi le accetta sa già cosa potrebbe capitargli. Tuttavia, mi appare sconcertante constatare con quanta regolarità alcuni degli "addetti ai lavori" presenti in list vengano attaccati su un versante o sull'altro: si potrebbe tracciare un grafico degli andamenti annuali e trarne conclusioni statistiche, una cosa che prima o poi magari farò. E mi sconcerta anche vedere che ogni tanto qualcuno si chieda perché mai in list non siano presenti diversi dei professionisti della fantascienza che abbiamo in Italia. Ma è ovvio: parecchi di loro, lo posso garantire, si sono affacciati alla list prima o poi, hanno fiutato l'aria che tira, e hanno ritenuto più sano tagliare la corda. Io tengo duro, ma non è che non li capisca. Tutt'altro. In soldoni, chi ti obbliga a lasciarti insultare e a metterti in discussione davanti ad argomenti tanto spesso inani, fasulli, che più che dall'intelletto nascono dalla bile? Nessuno. Mica ce l'ha ordinato il medico. Solo che qualcuno non arriva a capirlo, e pretenderebbe di sfogare il proprio sadismo contando sul masochismo altrui. Ecco, io e pochi altri rappresentiamo probabilmente casi terminali di masochismo (motivato, penso di potere asserire, da una grande voglia di comunicare che arriva a infischiarsi dei danni subìti), ma non tutti sono fatti così. Per certi versi, resta tragicamente vero ciò che scrivevo nel mio editoriale di congedo su Aliens nel 1980: c'è chi non può soffrire la troppo lunga presenza nell'editoria specializzata di alcune persone, e così si ingegna a processare i loro orrendi crimini nei luoghi disponibili. Come appunto la mailing list. Mettendo in risalto supposti limiti, difetti, poco nobili tratti caratteriali, tutto quel che volete.

Non a caso, una delle accuse lanciate più spesso è quella, rivolta a diversi di noi, di costituire una mafia della fantascienza, un centro di potere corrotto e ricco di complicità, di omertà. Gente come Riccardo Valla o Giuseppe Lippi o Gielle Staffilano o Vittorio Catani o il sottoscritto, tanto per fare qualche nome, e tutti gli altri che potrei aggiungere, occupa i posti chiave da troppo tempo. Siamo mafia ipso facto. Ci copriamo a vicenda, occultiamo l'uno i crimini & misfatti dell'altro, rubiamo alle nostre povere vittime i lavori più gratificanti e meglio retribuiti, eccetera. Si potrebbe procedere all'infinito. In base a questa concezione del microcosmo fantascientifico italiano, io sarei un potente mammasantissima capace di decidere le sorti altrui dall'Alpi alle Piramidi: anni fa ci fu chi mi accusò di avere messo il veto alla pubblicazione di un suo racconto su Futuro Europa della Perseo Libri, una rivista della quale sono stato in alcune occasioni semplice collaboratore, dotata di direttori e redattori. Ma si sa, se Curtoni alza il telefono e lancia un ultimatum... Wow!

Se siamo mafia, siamo la più sfigata delle mafie di tutti gli universi possibili. Alla Phil Dick. E' ben vero che il potere esercita un'attrazione fatale fine a se stessa, indipendentemente dagli esiti finanziari; però, ehm, come dire, se io fossi davvero dotato di tanta smisurata potenza, cercherei di trarne qualche vantaggio materiale, e come me suppongo tutti i miei stimati colleghi mafiosi, ma da quel che posso constatare non ci siamo proprio. Certo, guadagno decentemente, ho una casa mia, e tutto sommato non mi posso lamentare; però guadagno quel che guadagno lavorando. Traducendo, soprattutto. Non facendo il mafioso. Bizzarro concetto che taluno stenta a recepire.