In principio fu una rivista dal titolo altisonante: Amazing Stories, ossia Storie Incredibili. Era il 5 aprile del 1926 e nelle edicole americane campeggiava il primo magazine sul quale il suo fondatore ed editore, Hugo Gernsback, decise di pubblicare un certo tipo di storie che lui chiamava di scientifiction (termine che poi diventò science fiction). La fantascienza nasceva per convenzione così, sulla carta ingiallita di quelli che all’epoca si chiamavano pulp magazine e che spesso venivano gettati via dopo la lettura. Proprio su riviste come Amazing la fantascienza americana ha prosperato fino ai giorni nostri, tant’è che se si potrebbe tranquillamente scrivere la sua storia proprio attraverso questo tipo di pubblicazioni.
Esattamente cinquant’anni dopo, in Italia, usciva nelle edicole sempre nel mese di aprile, stavolta il 25, quella che è unanimemente riconosciuta come la migliore rivista italiana di fantascienza, il cui nome era efficacemente iconico: Robot.
La rivista, fondata e diretta da Vittorio Curtoni e curata da Silvio Sosio dal 2011, è arrivata al ragguardevole traguardo del numero 100, anche se in due fasi temporali diverse: dal 1976 al 1979, con complessivi 40 numeri, e dal 2003 fino ad oggi, per i restanti 60 numeri.
In Italia, la formula della rivista non ha conosciuto grande fortuna, anche se ufficialmente la fantascienza in Italia è nata proprio su questo genere di periodici. Sempre ad aprile del 1952, che pare sia il mese migliore per far uscire le riviste di fantascienza, nelle edicole di casa nostra faceva capolino il primo numero di Scienza Fantastica, seguita a novembre dalla rivista Urania della Mondadori. Entrambe avranno vita breve, a quanto pare il pubblico di lettori degli anni Cinquanta preferiva i romanzi, come quelli che uscivano fin dal 1929, seppur di tutt’altro genere, sul periodico da edicola I libri gialli e che in seguito diventò Il giallo Mondadori.
Prima di Robot, c’erano comunque stati altri tentativi di dar vita a una rivista di science fiction. Tra i più significativi non possiamo non ricordare Oltre il cielo, il cui primo numero uscì nel settembre del 1953, curata da Armando Silvestri e Cesare Falessi. La rivista proponeva una sezione di narrativa accanto ad articoli di divulgazione scientifica, dedicati all’astronautica e all’astronomia, ma in seguito comparvero anche articoli dedicati alla fantascienza. Sul numero 145, fece il suo debutto come scrittore lo stesso Curtoni. Oltre il cielo uscì con una certa regolarità fino al 1969, producendo poi due ultimi numeri, nel 1970, il numero 154, e nel 1975 l’ultimo, il numero 155. Negli anni Sessanta fu la volta di Gamma, diretta da Valentino De Carlo, che accanto ai racconti proponeva articoli di approfondimento di tipo accademico, ma anche rubriche su cinema e fumetto. Cambiò più volte editore e la regolarità delle uscite fu spesso incerta, comunque uscì dal 1963 al 1977, per un totale di 45 numeri, anche se gli ultimi erano sostanzialmente delle antologie di un singolo autore. Sempre nel 1963, nacque Futuro, fondata da Lino Aldani, Massimo Lo Jacono e Giulio Raiola, che durò però solo per due anni e per complessivi 8 numeri. Anche qui, accanto a racconti, con una predominanza di autori italiani, fecero capolino alcune rubriche di saggistica su cinema e letteratura e interessanti interviste a personaggi del mondo della letteratura italiana dell’epoca, come Elio Vittorini, Ennio Flaiano e Mario Soldati.
Infine, Nova SF, creata da Ugo Malaguti e uscita a partire dal maggio del 1967 e tutt’ora pubblicata da ElaraLibri, dopo Libra Editore e Perseo Libri. Anche in questo caso a racconti o romanzi brevi si alternano articoli. Una rivista che, tra le altre cose, si presentava in formato libro.
Come per tante altre pubblicazioni, Robot nacque quasi per caso. Curtoni all’epoca lavorava come redattore per Armenia editore. La casa editrice di Giovanni Armenia si occupava di tematiche quali la parapsicologia, lo spiritismo e le scienze occulte. Un giorno, nel corso di un viaggio in auto per lavoro, Armenia chiese a bruciapelo a Curtoni: “Ma se lei dovesse fare una rivista di fantascienza oggi, Vittorio, come la farebbe?”. Vittorio Curtoni non si fece trovare impreparato e per tutto il viaggio spiegò a Giovanni Armenia come l’avrebbe fatta. A quanto pare, Armenia si convinse, perché il giorno dopo diede il via libera alla rivista.
Robot si presentava con una formula innovativa e originale: accanto ai racconti, c’era un’ampia sezione di articoli informativi e di approfondimento, un mix che ne ha di fatto decretato il suo entrare per la porta d’ingresso nel cuore di tanti appassionati di allora, come di oggi.
Tra i collaboratori di allora c’erano Giovanni Mongini, che si occupava di cinema, Franco Fossati, con bellissimi articoli sul fumetto, il duo Giuseppe Caimmi e Piergiorgio Nicolazzini che pubblicarono in ogni numero un approfondimento critico su uno scrittore anglo-americano, e Giuseppe Lippi, che quasi subito diventò redattore, affiancando nel lavoro quotidiano Curtoni, che proponeva ai lettori italiani veri e propri articoli di critica. I racconti del primo mitico numero erano di Fritz Leiber, Harry Harrison, Thomas M. Disch e Damon Knight, ma per le sue pagine passarono praticamente tutti i grandi nomi della fantascienza mondiale e le autrici e gli autori più significativi degli anni Sessanta e Settanta. Molte delle storie brevi pubblicate per la prima volta in Italia proprio su Robot sono ora considerate veri e propri classici del genere, Non mancarono gli italiani, che cominciarono a essere pubblicati con una certa regolarità proprio per volontà di Curtoni, che già nella cura della collana Galassia con Gianni Montanari per l’editore piacentino La Tribuna aveva ospitato alcuni romanzi e antologie di autori nostrani.
C’erano poi interviste a scrittrici e scrittori che permettevano al lettore italiano di conoscerli in modo più approfondito. Nel primo numero, ad esempio, venne pubblicata un’intervista di Patrice Duvic nientemeno che a Harlan Ellison.
Ciliegina sulla torta, come si suol dire, le illustrazioni per la copertina e quelle interne del grande Giuseppe Festino, uno degli artisti più importanti e apprezzati della fantascienza italiana.
Insomma, una vera e propria manna per gli appassionati di fantascienza, in un’epoca storica in cui non c’era Internet e l’unico modo per sapere qualcosa del mondo della fantascienza era il passaparola.
Personalmente, per questioni anagrafiche, ho vissuto Robot solo negli anni Ottanta, quando ho recuperato tutti i numeri comprandoli su bancarelle specializzate, e devo dire che c’erano due cose che andavo a leggere per prime, entrambe curate da Curtoni: i suoi fantastici editoriali e la rubrica denominata “Panorama internazionale”, dove venivano pubblicate brevi notizie sulla fantascienza mondiale.
Non mancarono, a un certo punto, vere e proprie polemiche, innescate un po’ dalle lettere degli appassionati, che venivano pubblicate in un’apposita sezione, e anche da una vera e propria rubrica denominata “Polemiche” e curata da Remo Guerrini.
La rivista, distribuita in edicola, vendeva circa 10000 copie, un numero più che ragguardevole, ma a un certo punto cominciò a perdere lettori, andando sotto questa cifra. Vittorio Curtoni ha spiegato in vari articoli che di fatto l’editore, Giovanni Armenia, a fronte di questa perdita di lettori voleva modificare la rivista, eliminando alcuni costi, come le varie rubriche che erano il pezzo forte della pubblicazione. Curtoni, ovviamente, era contrario e da lì nacquero le sue dimissioni da direttore, che vennero comunicate ai lettori con l’editoriale del numero 31 dal significativo titolo “Ciao”.
A prendere le redini della rivista fu Giuseppe Lippi, che da redattore aveva aiutato Curtoni a costruire i vari numeri di Robot, e la rivista cambiò formula, presentando antologie di singoli autori o collettive, con un minimo apparato critico.
Nonostante il cambio di passo, la rivista non riuscì a mantenere una quota sufficiente di vendite per restare in edicola senza perdite economiche e con il numero 40 chiuse definitivamente i battenti, ma la sua storia non era destinata a terminare.
Nel 2003, infatti, Silvio Sosio, Franco Forte e Luigi Pachì con la Solid, associazione e editore, bussarono alla porta di Vittorio Curtoni, con una proposta apparentemente folle: ridare vita a Robot. In un primo momento, Curtoni rifiutò la proposta, dichiarandosi disponibile a una collaborazione, ma poi l’amore per la fantascienza e per la sua creatura prevalsero e accettò di tornare a dirigere la rivista.
Certo, i tempi erano cambiati e era impensabile una distribuzione in edicola, ma mettere a disposizione la rivista sugli store online e in alcune librerie, sia in cartaceo sia in digitale, era già tanto. Così nel febbraio del 2003 uscì il primo numero della nuova serie di Robot, o se volete il numero 41. Ma il destino a volte può essere davvero crudele. La Solid conobbe un momento di crisi, relativamente all’assetto societario, e così la rivista rischiò di chiudere dopo aver pubblicato un solo numero. Ma Sosio, Forte e Pachì tennero duro e nell’autunno del 2003 riuscirono a far uscire il secondo numero, questa volta con la nuova società che era stata creata, ovvero la Delos Books, e riuscendo a pubblicare trimestralmente la rivista. Tra i collaboratori alcuni erano quelli della prima serie, come Lippi e Mongini, altri erano nomi celebrati della fantascienza italiana come Ugo Malaguti, Valerio Evangelisti, Vittorio Catani, Alan D. Altieri e Riccardo Valla, a cui si sono affiancati altri collaboratori, tra cui ricordiamo Marco Spagnoli per il cinema, Roberto Taddeucci per le serie TV, Claudio Leonardi per il fumetto, il duo Andrea Jarok e Kremo Baroncinij (alias Andrea Vaccaro e Gianluca Cremoni Baroncini) e Flora Staglianò, con due rubriche dedicate al fandom. Collaboratori che poi si sono succeduti nel corso degli anni, con alcuni che hanno lasciato e nuovi arrivi, ma sempre nel segno di una qualità che è stata una caratteristica costante sia della “vecchia” sia della “nuova” Robot. La struttura della rivista rimase intatta, alternando articoli di informazione, approfondimento e critica a racconti. Ovviamente, accanto al cinema, fumetto e letteratura, non si poteva non parlare nella nuova Robot di serie TV e videogiochi, diventati nel frattempo rilevanti nel panorama della fantascienza ludica. In redazione, ad aiutare Curtoni arrivò anche Francesco Lato, che è tutt’ora dietro le quinte della rivista, il cui apporto è fondamentale nella realizzazione di ogni numero della rivista.
Per le illustrazioni della copertina e per quelle interne, in un primo momento la rivista si affidò nuovamente a Festino, ma poi si alternarono nel corso degli anni altri illustratori, stranieri e italiani, ognuno dei quali disegnava le copertine per un anno intero. Tra questi ricordiamo qualche nome, come John Picacio, Stephan Martinière, Julie Dillon, Galen Dara, Maurizio Manzieri, Franco Brambilla e anche il mitico illustratore di Urania Karel Thole.
Nell’ottobre 2011, la scomparsa Vittorio Curtoni è un colpo duro per la rivista e per tutta la fantascienza italiana, così come sono mancati negli anni successivi altri storici collaboratori; tra gli altri ricordiamo Lippi, Valla, Catani, Evangelisti, l'illustratore Giacomo Pueroni.
La figura di Curtoni è stata fondamentale per la divulgazione della fantascienza nel nostro paese, come curatore editoriale, critico, traduttore e scrittore. A lui tanti, tra cui il sottoscritto, devono molto per la loro personale crescita come professionisti nel mondo della fantascienza.
A questo punto, a prendere le redini di Robot non può che essere Silvio Sosio (in realtà, a causa delle condizioni di salute precarie di Vittorio Curtoni, Sosio aveva già preso in parte le redini della rivista). Sosio non solo ha carisma da vendere, come ne aveva Vittorio Curtoni, ma è anche lui uno dei massimi protagonisti della diffusione della fantascienza nel nostro paese, come giornalista, curatore editoriale, editore e saggista e anche come scrittore, anche se in quest’ultimo caso il suo apporto si è concretizzato colpevolmente in una manciata di racconti. Nell’epoca di Internet e del digitale, Sosio è stato colui che ha reso possibile agli appassionati, nuovi e vecchi, di avvicinarsi ai generi del fantastico attraverso le nuove tecnologie digitali. Pensiamo alla rivista online Delos Science Fiction, che Sosio ha fondato insieme a Luigi Pachì nel lontano 1994, alla nascita del portale Fantascienza.com nel 1996, a tutt’oggi unico nel suo genere e importante punto di riferimento per tutti gli appassionati. Ancora, alle tante iniziative editoriali, per non tacere di essere stato uno dei pionieri che si è occupato di editoria digitale in Italia, con la realizzazione dei primi libri in digitale, ovviamente di fantascienza.
Oggi, insieme a Pachì e Forte, è alla guida della Delos Books e della Delos Digital, che è il più importante polo editoriale per la divulgazione dei generi del fantastico e della fantascienza, tra le case editrici indipendenti, sia con la pubblicazione di libri ed ebook, sia nel campo dell’informazione, con i portali Fantascienza.com, Fantasymagazine.it (curato da Emanuele Manco), ThrillerMagazine.it (a cura di Mauro Smocovich) e SherlockMagazine.it (curato da Pachì).
Sosio mantiene intatta la formula, aggiornandola ai tempi in cui viviamo. Sul fronte della narrativa, la nuova Robot ha concesso un po' di più spazio alle scrittrici e agli scrittori italiani, senza però dimenticare gli autori internazionali e pubblicando spesso i vincitori dei premi Nebula e Hugo.
Insomma, non c’era erede migliore di Curtoni per occuparsi della più bella rivista di fantascienza italiana. Un titolo di cui Robot può fregiarsi anche adesso che è arrivata al numero 100 e non possiamo che augurare alla rivista altri cento di questi numeri.
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