La memoria storica

Di recente mi sono trovato a battere spesso, nei miei articoli, sul tasto della memoria storica. Che si va perdendo per ogni dove, che evapora come alcol esposto al sole non soltanto nell'orticello della fantascienza, ma da per tutto. Nessuno ricorda più cosa è accaduto in passato. Forse perché mi è capitato di curare mostre che celebravano anche, per quanto non solo, i tempi andati (quella piacentina dedicata alla casa editrice La Tribuna nel 2000, quella triestina sulle fanzines nel 2001); forse perché da troppo tempo scrivo queste mie memorie su Delos: be', mi sono reso conto sulla mia viva pelle di quanto conti il passato. Di quanto ci abbia fatti e continui a farci. Inevitabilmente. Sicché ritengo con tutta la mia anima, con tutte le mie forze, che anche nel divertente esercizio del gioco al massacro bisognerebbe tenere conto di quel che è accaduto prima. Cercare di inquadrare, di capire. Di spiegare a se stessi, a volte. Senza pigliare tutto e metterlo alla graticola con la bella scusa della mafia.

Okay. Mi fermo qui. Per il mese prossimo mi propongo di fare un'accurata disamina delle imputazioni rivolte più di frequente in list alla fantascienza italiana, con tanto di nomi e cognomi degli accusatori. Fin dove la mia scarsa memoria mi consente di rammentarli, è ovvio. Però credo di potere essere più preciso di altri che parlano a vanvera, per sentito dire, e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra.

Contenti loro...