Prologo molto personale.
Settimane davanti al foglio vuoto. O meglio davanti al monitor vuoto... Non riuscivo a mettere giù qualche riga sulla necessità e l'importanza dello scrivere narrativa "per e su" i diritti umani.
Sono giorni scuri.
Ho abbandonato in questi giorni anche la mia signature golosamente rubata a un libro di Yourcenar, con la quale anche nei momenti di malinconia chiudevo da tempo e con la mia solita ostinazione i messaggi di posta elettronica: "Non è necessario sperare per intraprendere".
La mia entropia personale come quella di tanti è aumentata a dismisura. Le molte e varie paure altrui, soprattutto delle persone più vulnerabili e fragili (bambine, bambini e no) che spesso alimentano pregiudizi e rigidezze irragionevoli che era già duro tentare di ridurre prima -- prima? prima dell'11 settembre 2001 -- mescolate alle proprie ansie e memorie sfiniscono.
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