A volte capita che a uno scrittore venga appiccicata un’etichetta, poi difficile da staccare. A volte ci vuole un’intera carriera per dimostrare di avere più frecce al proprio arco dopo quella che ha permesso di diventare famosi.

La scrittrice americana Carolyn Janice Cherry è ancora oggi associata a grandi saghe letterarie, riconducibili al filone della space opera, tanto da esserne definita una regina, ma in realtà ha pubblicato fin dagli anni settanta anche molti romanzi non inseribili in questo sotto genere. Nel corso degli ultimi anni si è anche cimentata nella scrittura di opere fantasy, dimostrando che la space opera è stata solo una parte della sua carriera di autrice.

Come scrittrice è nota come C.J. Cherryh: la "h" al termine del cognome venne aggiunta su consiglio di Donald A. Wollheim, che era convinto che Cherry desse l'idea di una scrittrice di romanzi rosa.

Nata nel 1942, nella sua longeva carriera la Cherryh ha vinto il premio John W. Campbell e ha poi raggiunto la fama mondiale vincendo più volte il premio Hugo: nel 1981 con La lega dei mondi ribelli e nel 1988 con Cyteen (Editrice Nord, 1990).

Tra i cicli più belli della scrittrice americana, ricordiamo quello della Lega e Confederazione, di cui fa parte La lega dei mondi ribelli (Downbelow station, 1981, Editrice Nord), e quelli del ciclo di Morgane, formata dai romanzi La porta di Ivrel (The Gate of Ivrel, 1976), Il pozzo di Shiuan (Well of Shíuan, 1978) e I fuochi di Azeroth (Fires of Azeroth, 1979, tutti tradotti sempre nelle collane dell'Editrice Nord.

Su Urania sono apparsi i romanzi Diga sul pianeta Hestia, Stirpe di alieno, Straniero su un mondo straniero e Ribelle genetico.

Nel 2001 le è stato intitolato un corpo celeste, l'asteroide 77185 Cherryh.

Alla Cherryh abbiamo posto alcune domande sulla sua visione della fantascienza, il genere che l'ha resa popolare, e su i suoi possibili sviluppi.

Lei e Lois McMaster Bujold siete considerate le due autrici che hanno dato più spazio alle donne nei romanzi, dando ai personaggi femminili le stesse opportunità di quelli maschili. Lei si considera una femminista?

Non mi è mai piaciuto il suffisso -ista, eccetto per umanista. Ho simpatia per i bagagli culturali che noi attribuiamo a entrambi i sessi, e penso che la strada migliore è di lasciare che le persone siano ciò che vogliono essere, non costrette a vivere dentro delle regole. Ci sono uomini, per esempio, che vorrebbero danzare più di ogni altra cosa, ma non riescono ad accettarsi per quello che sono; oppure donne che vogliono essere dei meccanici. Non siamo, ahimè, gentili con le persone che non si adattano alle nostre aspettative. Mi piacerebbe umanizzare i miei personaggi cosi che voi possiate identificarvi con loro senza dare importanza a quale sesso appartenete.

Oggigiorno, la fantascienza e il fantasy sembrano essere proprio dietro a tutto. Un film di successo deve contenere elementi fantastici, ma anche un po’ di un thriller, di una storia romantica, e cosi via. I romanzi e i film trasversali sono il nostro futuro?

Non sono molto interessata ai film, per la stessa ragione non leggo molte storie brevi. In generale, i film sono storie brevi, e a me piacciono storie più complesse di quelle che possono essere raccontate in un film. Quando guardi la versione cinematografica di un buon romanzo stai guardando una storia amputata: i quesiti che vengono sollevati non sono discussi per nulla.

Come giudica Il Codice Da Vinci di Dan Brown?

Potrebbe essere considerata come una storia parzialmente fantascientifica? Sono vagamente informata sul libro, meno sul film. Qualcosa che conduce le persone a cercare come pazzi documenti medievali e archeologici non può essere del tutto di scarsa qualità.

Il suo The Mri Wars era incredibilmente bello e malinconico. È tuttora possibile far interessare i lettori a saghe così profonde e articolate?

Spero certamente di sì. Penso che Harry Potter sia un esempio di romanzi che possono far nascere una nuova generazione di lettori che non hanno troppa fretta di ottenere tutte le risposte.

La copertina di Pretender, l'ultimo romanzo di C. J. Cherryh
La copertina di Pretender, l'ultimo romanzo di C. J. Cherryh

Come Lois McMaster Bujold, ha scritto anche alcuni romanzi fantasy. Sono collegati i due generi?

In sostanza, sì. Cioè, forse. Ma la struttura e le attese sono diversamente indirizzate. C’è più l’uomo comune nella fantascienza che nel fantasy.

Seocondo lei, quali sono le prossime frontiere della fantascienza? Genetica? Biologia? Spazio come speranza del genere umano? Problemi ambientali?

Penso la genetica e le esplorazioni spaziali. Un grosso asteroide, davvero, potrebbe spostare l’attenzione del mondo sul fatto che noi siamo una piccola pietra nell’universo, e perché abbiamo bisogno di una stazione spaziale con equipaggio e maggior risorse in orbita. Penso ad Arthur Clarke che disse che il genere umano non dovrebbe avere tutte le sue uova in un singolo cestino.

Che cosa ha intenzione di leggere ai suoi figli?

Probabilmente Fortress of Ice, un altro dei romanzi che ha per protagonista il personaggio di Tristen. È stato appena pubblicato.