- Vedo... - fece Craxíades. - Allora tu non credi che nella quotidianità popolare del Sudamerica il reale s'intrecci con l'esoterico in una mistura creola che stava solo aspettando un narratore capace di tradurla in mito?

- Amico mio, faccio già fatica a credere che tu e io esistiamo davvero in questo momento - replicò Silsilvio, vomitando a conferma un millepiedi verde con la faccia di Emilio Fede e un contorno di scorpioni epilettici.

- Faresti meglio a rientrare, adesso - consiglio Craxíades. - Il tempo si sta guastando.

- Sciocchezze: a Macondo Due splende sempre il sole, com'è vero che Giulio Tremonti è un genio della Finanza.

In quell'istante si scatenò l'uragano. I fulmini fecero tremare la terra, poi si aprirono le cateratte e venne giù il diluvio.

Piovve per quattro anni, sei mesi e quindici giorni. La popolazione cominciò a preoccuparsi quando anche le rane fecero i bagagli e si trasferirono in un posto più asciutto per curarsi i reumatismi. I macondiani si riunirono allora in grandi gruppi di preghiera e si strapparono i capelli a vicenda implorando la fine del nubifragio.

Quando videro che neppure quel sistema funzionava, si mossero in corteo verso la chiesa per chiedere l'intercessione del locale rappresentante del clero.

In realtà Macondo Due non aveva un vero e proprio prete, ma proprio in quei giorni Piosilvio Buendía, uno dei tanti bis-bis-nipoti del vecchio patriarca, stava attraversando una crisi mistica, per cui il bis-bis-nonno gli aveva fatto costruire una cattedrale con tanto di altare componibile Ikea, sagrato con ventimila posti a sedere (trentamila contando i portoghesi), inginocchiatoi stile sado-maso e campanile capace di scoccare le ore in dolby surround.

- Vogliamo che la pioggia cessi! - gridò la folla. - Che dobbiamo fare?

- Avete chiesto al Signore?

- Sono mesi che preghiamo! E' inutile!

Piosilvio Buendía s'immerse nella concentrazione implacabile che tante volte lo aveva premiato con la pace dello spirito. Poi prese il cellulare Vodafone e compose il numero verde del Padreterno. Spiegò la situazione alle signorine del call center, lasciò il numero della propria carta di credito e attese. Al tramonto, le nuvole si erano disperse ed era tornato il sereno.

Per festeggiare il miracolo fu organizzato un banchetto che durò più di una settimana, e in cui i macondiani si sbafarono quindici tonnellate di cibarie tra aragoste, champagne francese, tartufi d'Alba e tabacco cubano. Silsilvio Buendía si unì con entusiasmo alle acclamazioni verso il bis-bis-nipote, e promise che lo avrebbe fatto eleggere Papa, carica che lui non aveva ancora potuto ottenere solo per le vergognose obiezioni burocratiche di quei maledetti cardinali comunisti. Piosilvio ringraziò con aria già molto vaticana.

Craxíades, immerso in un barile di birra scura che faceva bollire a furia di peti, ghignò verso Silsilvio. - Questo vuol dire che hai deciso infine di ritirarti, amico mio?

Il patriarca lo guardò con aria torva, perché in effetti negli ultimi decenni si era sensibilmente "ritirato" (nel senso di "rattrappito"), e la sua statura già in origine non troppo imponente si aggirava ormai intorno ai settanta centimetri. Si curava sorbendo ogni mattina una bella spremuta di coglioni di lama con scorzette di piraña frollato, ma finanche quella magica pozione stava ormai esaurendo la sua utilità.

- Sono un po' stanco, in effetti - confessò.

- Anch'io - approvò lo spettro. - Soprattutto di tirare avanti con questa storia senza capo né coda né un cazzo di trama, dove non succede assolutamente nulla a parte voi Buendía che nascete, crescete, vi accoppiate, figliate e poi ricominciate da capo.

- Allora perché non ti levi di torno, visto che ormai sono cent'anni che sei morto e la puzza si sente tutta? Che aspetti?

- Lo sai bene! - ribatté Craxíades, piccato. - Aspetto la pensione dell'INPS!

Silsilvio Buendía annuì pensoso. - C'è una morale in tutto questo, immagino.

- Certo.

- E sarebbe?

- La morale ufficiale è che il segreto per una buona vecchiaia è un patto onesto con la solitudine... - pontificò Craxíades esibendosi in un sorriso spettrale. - Ma la verità è che con un conto in banca di qualche milione di euro la solitudine non la soffri di certo, dovessi campare cento e altri cento anni di turpitudine.

- Sei sempre un grande saggio, Craxíades - approvò il patriarca.

E per sottolineare il concetto vomitò un pescegatto indaco con la faccia di Vittorio Sgarbi.

FINE