Filmstory de <i>La Cosa</i> apparsa sul settimanale Albo Blitz Cinema nel Novembre 1982
Filmstory de La Cosa apparsa sul settimanale Albo Blitz Cinema nel Novembre 1982
Uno dei motivi per cui il primo La Cosa era considerevolmente diverso dalla storia originale di Campbell era probabilmente dovuto al fatto che a quei tempi non si disponeva di tecniche degli effetti speciali che permettessero di rimanere fedeli al racconto. Rifacendosi al concetto primario Carpenter affrontava anche la sfida di dover visualizzare il mutaforma al centro della vicenda in modo convincente, e questo almeno un decennio prima che le tecniche di morphing digitale rendessero tutto molto più facile. Disegni di pre-produzione realizzati dall'artista Dale Kuijpers immaginavano la creatura come una sorta di parassita bipede che allo stadio iniziale avvinghiava le vittime un po' come faceva il mostro di Alien. Alla fine però Carpenter accettò le strambe e innovative idee proposte da Rob Bottin, con cui aveva già lavorato per Fog e che nel frattempo aveva realizzato le stupefacenti trasformazioni dei lupi mannari per L'ululato di Joe Dante. Bottin uscì con l'idea di una creatura senza forma propria, in grado di assumere ogni aspetto attraverso un processo di mutazione come non si era mai visto prima sul grande schermo. Per lui questo era il primo grosso impegno per un film importante, tutta la sua carriera dipendeva da questo. Sviluppò in collaborazione con Mike Ploog uno storyboard estremamente dettagliato delle sequenze chiave del film e lavorò come un pazzo sette giorni su sette per mesi, tant'è che alla fine fu colto da esaurimento e dovette chiedere aiuto a Stan Winston (Terminator, Jurassic Park) altrimenti non ce l'avrebbe mai fatta con le proprie forze a completare il film. Winston realizzò col suo team proprio la prima spaventosa trasformazione che si vede della cosa, quella del cane rinchiuso nel canile della base. Tutto il resto è farina del sacco di Bottin e sono effetti veramente speciali e completamente meccanici, che resistono mirabilmente nel tempo e che sono ancora persino superiori a tante delle creature in CGI viste negli ultimi anni.

Altri due nomi di primo piano nel campo degli effetti speciali furono coinvolti: Albert Whitlock e Peter Kuran. Il primo è stato uno dei più grandi tecnici per gli effetti ottici di Hollywood, specializzandosi nella realizzazione dei matte paintings, veri e propri dipinti su vetro attraverso cui poi si riprendono gli attori, inserendoli in ambienti inesistenti. Nato a Londra nel 1915 Albert Whitlock collaborò con Alfred Hitchcock sin dai tempi del suo periodo inglese e poi come il famoso regista proseguì la sua carriera oltreoceano, finendo per diventare uno dei maestri riconosciuti nel campo degli effetti ottici speciali. Tra i numerosissimi film che hanno usufruito del suo talento ci sono 20.000 leghe sotto i mari (1954), Gli uccelli (1963), 007-Una cascata di diamanti (1971), Terremoto (1974), Hindenburg (1975), Dune (1984) e lavorò anche sugli effetti speciali della serie TV Star Trek (1966). Per La Cosa realizzò i matte painting necessari per le sequenze della nave spaziale aliena sepolta nei ghiacci. Peter Kuran, invece era all'epoca uno degli emergenti nel campo. Aveva iniziato come animatore in Guerre stellari (1977) e Il drago del lago di fuoco (1981) e si occupò della sequenza dei titoli di testa: l'astronave che precipita sulla Terra e l'apparizione del titolo del film. In seguito ha lavorato in titoli famosi come Star Trek VI (1991), i tre Robocop (1987, 1990 e 1993) e Men in Black (1997).