Nel 1965 Jean-Luc Godard realizza Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution). Il celeberrimo personaggio della serie creata da Peter Cheyney, rilanciato sullo schermo in diverse pellicole interpretate da Eddie Constantine, viene espropriato all'evasione di massa e calato nell'universo cerebrale della nouvelle vague. Si vede così Lemmy Caution aggirarsi in una tecnologica metropoli detta Alphaville -in realtà Parigi stravolta urbanisticamente dal boom- per contrastare lo scienziato Von Braun, che controlla gli abitanti con un computer. La fantascienza della vicenda è tutta evocata nella voce fuori campo, che, per esempio, definisce "galassie" i quartieri e "astronavi" le Citroën DS19, come quella dell'ispettore Ginko, a bordo delle quali si spostano i protagonisti. Eppure non si tratta di Verfremdung, straniamento, alla Brecht. Il percorso parallelo del racconto concettuale si fonde e confonde con quello visivo e lo spettatore viene calato in un labirinto culturale in cui scienza, politica, filosofia e sociologia compongono il mosaico del presente.
Il film contribuisce con la narrativa di Dick, la new wave inglese e il cyberpunk ad evolvere la science fiction in metodo epistemologico di approccio alla Storia. L'avvenirismo, l'anticipazione, pur conservando il sense of wonder, diventano stati mentali che abbracciano i millenni e rileggono anche il passato come sistema di quelli che William Gibson definirà "nodi epocali" in American Acropolis, il cui titolo originale è non a caso All Tomorrow's Parties, "tutte le parti in causa del domani". Ecco il passaggio rivelatore del romanzo: "Non c'è Storia. Solo un'unica forma costituita da forme minori, in una contorta riduzione frattale, che scende fino alla più piccola delle soluzioni possibili. Ma c'è sempre un sarà. Il futuro è di per sé plurale". La linea portante di questa concezione è il complotto onnipresente dietro le cose, che diventano apparenze di un disegno nascosto da decifrare. Gli UFO sono già sbarcati e albergano nell'Area 51, un governo ombra mondiale manipola da tempo la scienza, l'economia e i rapporti sociali. La dittatura del proletariato di Marx è condannata dall'inizio a fallire perché incoraggiata nella Russia di inizio novecento solo per abbattere il feudalesimo zarista e traghettare l'immenso territorio verso il turbocapitalismo dopo settant'anni di leninismo. La "ribellione delle masse" temuta da Ortega y Gasset si frammenta nelle Schegge d'America dell'avant-pop codificato da Larry McCaffery.
Tutto questo ha definito l'uso possibile dello strumento fantascientifico al di fuori del genere canonico.
Ed era ciò che ci si attendeva in due opere di inizio millennio, per di più italiane, che potevano aggiungersi all'autorevole repertorio di escursioni fuori da un territorio da appassionati. Innanzi tutto un romanzo, Il venditore di libri usati di fantascienza, di Romolo Bugaro (Rizzoli 2000, pag. 192, L. 26.000). L'autore si è formato alla palestra degli Under 25, lanciati da Pier Vittorio Tondelli, che per qualche tempo hanno sì contribuito a svecchiare la letteratura contemporanea, ma, non certo per loro volontà, hanno indotto qualche critico militante, affetto da pedofilia intellettuale, a considerare l'età anagrafica un merito e non un fattore solo biologico. Alcuni di quelli che in seguito saranno definiti "cannibali" hanno bazzicato i generi, dall'horror alla fantascienza, combinando notevoli inguacchi.
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