Delos 30: Racconto: Sindrome di Nomoski racconto di

Giovanni Burgio

sindrome

di nomoski

Giovanni Burgio è relativamente nuovo dell'ambiente, ma in breve tempo ha dimostrato di saper crescere parecchio come autore, sfornando racconti sempre migliori, sempre più calibrati e sempre più vicini agli standard qualitativi che segnano il passaggio del confine tra amatorialità e professionismo. Un suo racconto ha vinto l'ultima edizione del premio Courmayeur, e nelle passate edizioni del premio Alien ha sempre fatto bene, come con il racconto che segue, che si è piazzato tra i finalisti. Sono sicuro che Giovanni continuerà a crescere, perché ha dalla sua due armi molto importanti: la modestia e la capacità di mettersi in discussione. Solo così si può continuamente migliorare. (Franco Forte)

Cammino per la città proiettando nella mia mente le immagini di quello che é intorno a me. Ho la memoria biogenica vuota e voglio inghiottire un po' di presente, per poterlo rimpiangere al momento giusto.

E' quasi tutto rimasto come quando ero bambino, a parte quelle protuberanze tecnologiche che sono cresciute dappertutto come funghi radioattivi a distruggere i ricordi degli uomini. Ma il passato che é incamerato nella mia memoria non é altro che un'immagine fuligginosa che compare a intermittenza come un trasmissione male sintonizzata che fa a pugni col presente. Ora sono nella zona in cui sono nato e guardo con nostalgia quel palazzo che conosco bene. Quella casa sarà mia per sempre, nonostante il passato stia cercando di cancellare con cinismo i miei ricordi.

E lo sapete cosa succede a un uomo con la memoria a brandelli, con i ricordi che ristagnano come immagini inerti e inutilizzabili dal cervello. La chiamano sindrome di Nomoski. Ne parlano i libri, i giornali, le riviste. La conoscono tutti, anche i bambini. Anzi é la prima cosa che venga insegnata loro a scuola.

Se nella vita presente viene a mancare quello di cui si è permeati, la nostra vita va a finire nello scarico di un lavandino e l'uomo si riduce ad un attore, un manichino inerte assetato di essere addomesticato dall'immaginazione e dalla finzione. Almeno così dice Nomoski nel suo trattato. Lui parla di archetipi inconsci, di rifiuto della tecnologia, di paura del conosciuto. E di altre stronzate.

E' per questo motivo che io sono qui, per tentare disperatamente che il mio cervello continui a essere una banca dati aperta a trecentosessanta gradi sulle coordinate della mia vita.

Ho deciso di sfruttare in questo modo la mia pausa di lavoro di oggi. Ho attivato la mia memoria ausiliaria e sto registrando tutte queste immagini per aggiornare il mio archivio personale. A volte é un enorme vantaggio essere un impiegato del dicastero.

E' passata proprio ora una persona in costume di scena, e cammina in fretta come se fosse in ritardo per una rappresentazione.

Cristo santo, sta a vedere che hanno allestito un auditorium anche qui.

Dovevo capirlo da quel via vai di persone intorno a me. L'avranno costruito qui vicino e mi basterebbe seguire quel tizio in costume, per raggiungere il palcoscenico.

Ci sono diversi tipi di auditorium. Quello più semplice é costituito da un semplice palcosenico metallico alto circa cinque metri e dotato di pannelli e diffusori molto potenti. I palcoscenici più curati hanno anche un impianto luci che crea giochi cromatici molto spettacolari. Quasi tutti hanno anche tracciatori laser che fanno un certo effetto.

Poi ci sono i palcoscenici in plexiglas, che sono delle specie di gabbie trasparenti dotati di sistema di amplificazione. Servono per evitare che durante le recite più coinvolgenti, il pubblico invada il palcoscenico e compia gesti inconsulsi. Oppure che si ecciti troppo e provochi un macello.

Incontro uno del comitato e lo saluto. Abbiamo vissuto insieme per molti anni in questa zona e gli sorrido. Mi sembra molto strano. Ha un'espressione stralunata e le pupille dilatate. Sembra che abbia contratto la sindrome. La sua memoria ormai é stata decomposta e la sua mente é solo occupata da rappresentazioni e recite. Uno scheletro di parvenza di vita per lottare contro la schizofrenia. Mi dispiace per lui. Io non ho ancora manifestato i primi sintomi e sono qui per rilassarmi. Lui mi fa un cenno, mentre corre verso la piazza.

- Vieni, hanno installato un palcoscenico proprio là - dice lui.

- Guarda che io...

- Dai!

- Non sono...

- Ti dico di venire.

- Ti ripeto che...

- Non capisco cosa stai dicendo.

La tipica reazione dei trasformati. A volte chiamiamo così le persone che hanno contratto la sindrome di Nomoski.

- Cosa fanno stasera? - chiedo io tanto per distendere l'atmosfera. Gli faccio quella domanda con la consapevolezza di vivere un delirio. Parlare con un trasformato é una follia.

- Le notti della solitudine di Zimmermann.

- Mai sentito.

- E' la prima rappresentazione.

Poi lui si allontana lasciandomi a guardare la strada popolata da quella fila a senso unico di persone. Sono tutti gi trasformati che vanno a vedere lo spettacolo di questo livello.

- Ma cosa fanno negli altri livelli? - gli urlo mentre si sta allontanando.

- La primavera delle piogge di Jones al dodici e Quali sono i colori della sofferenza di Stamitz al venti. Per il resto non so nienteee... - mi dice correndo via.

- Grazie - gli faccio io.

Non ce la faccio proprio a vedere la vecchia piazza del mio livello trasformata in un palcoscenico. Torno indietro. Penso che andrò al venticinque. Al diavolo i miei ricordi.

Per arrivare al livello venticinque bisogna passare per il quartiere sotterraneo e io ne approfitto per bere un Klento. Mi fermo allo spaccio e ordino la bumba a una ragazza con il viso completamente tatuato. Ha due seni enormi che sbucano dalle aperture rinforzate della maglietta aderente, ma per il resto é molto magra. Forse é una simbionte e ospita nell'intestino qualche nematode o platelminte per gli esperimenti di laboratorio della Federazione Zoologica. Un microchip-sonda le sta forse raccogliendo dati sul suo metabolismo e sul ciclo del suo parassita intestinale.

Il Klento mi manda in dispnea estatica per qualche minuto. Le pulsazioni mi vanno a otto-dieci al minuto e mi concentro un po'. Ne avevo bisogno. Appena il mio battito torna normale, pago e faccio segno di andare via. Ora sto decisamente meglio. La ragazza mi saluta con quel movimento flessuoso della lingua, facendomi segno che é libera. Un'anello conficcato nella lingua fa capolino dalla sua bocca, brillando sotto i riflettori dello spaccio-bar. Poi lei mi sorride.

- Ciao - le dico.

- Sei virus-compatibile? - mi chiede.

- Sì, spiacente.

- Peccato... ho in circolo un LUTEOVIRUS HW155 che mi manda in fibrillazione alla grande. Sono più calda di una riproduttrice.

- Mi dispiace, sono recettivo.

- Oh bé, pazienza... se ti installassero della gammaglobuline sintetiche, vieni a trovarmi.

- Va bene - dico io non troppo convinto.

- Costo pochissimo - mi dice lei.

- Grazie lo stesso - faccio io con distacco.

- Lavori al dicastero? - mi chiede guardandomi negli occhi.

Io rimango un po' interdetto da quella domanda e faccio finta di non aver sentito. Pago e mi preparo ad di andare via. Non sopporto queste intrusioni nella vita privata, soprattutto nelle pause di lavoro. Lei mi fa una smorfia e inizia gonfiarisi i seni, accarezzandoli con gusto. Poi nel suo viso compare un'espressione di compatimento, accompagnata da segni di diniego della testa. Sembra che mi disprezzi perché sono un governativo. Gli abitanti dei tubi sotterranei sono inviperiti con noi e ci accusano di considerarli dei ceti subalterni, delle cavie biologiche. Non é colpa mia se il lavoro scarseggia e se gli espedienti per lavorare sono all'ordine del giorno. E non posso farci niente se la Federazione Zoologica Biogenica e il Comitato Chimico-Genetista hanno fatto una capatina qui sotto ad arruolare un po' di persone per i loro esperimenti, usandole come ospiti di organismi parassiti o come substrati su cui allevare batteri e virus.

L'ultima volta che ho avuto rapporti con una virus-attivata ho rischiato un'infezione al sistema nervoso. Durante il tempo in cui vanno in fibrillazione, guai a mollarle. Devi rimanere attaccato ai prolungamenti dei loro contatti e non puoi azzardarti neppure a staccarti dal loro corpo: se sentono un minimo cambiamento di potenziale ormono-feromonico sono capaci di amazzarti a morsi. Da un punto di vista sensoriale comunque, l'esperienza con una così compensa tutti i rischi associati ed é per questo che quelle femmine vanno a ruba. Rimane il problema del pericolo di un'infezione e se non hai degli anticorpi super, rischi di grosso. Comunque, appena é finito il rapporto (é giusto chiamarlo così?), guai perdersi in smancerie o sentimentalismi da due soldi: devi approfittare dello stadio di assopimento post-coito e tagliare la corda. Quando si risvegliano e iniziano a sentire carenza di proteine, é meglio non essere lì. L'etologia della mantide religiosa ce lo insegna. E le gammaglobuline sintetiche, nonostante siano una buona barriera ai LUTEOVIRUS, spappolano il fegato ed é meglio non usarle. Tanto vale rovinarselo con un buon Klento o con qualche attivatore metabolico.

Esco dal tubo sottoterraneo e sono al venticinque. E' molto cambiato dall'ultima volta che l'ho visto. Per esempio noto molte impalcature di metallo che sporgono dagli edifici in fibra sintetica, e gomitoli di acciaio sparsi tutto intorno in attesa di essere utilizzzati. Non so a che cosa servano, e passo oltre. Forse saranno per l'installazione di nuovi palcoscenici, penso fra me.

Lo spaccio del livello é pieno zeppo di governativi che parlano con quelli del servizio di sicurezza. Molti trasformati camminano lì intorno apparentemente senza una direzione precisa, scambiandosi qualche frase. Staranno aspettando l'inizio del nuovo spettacolo.

- Cosa recitano qui? - chiedo a uno di loro.

- La luce delle Pleiadi di Drosedor.

- Bello.

- Vero?

Lui si volta e fugge via, verso il suo delirio personale.

Poi inizio a sentire la musica. Le basse frequenze scuotono le impalcature metalliche facendole vibrare di vita. Parte il sintonizzatore e una voce campionata. In quel momento attaccano controfagotti, tromboni, e legni. Sembra Sequenze corali per nastro magnetico e orchestra di fiati di Marcus Shonhoveen.

Chiedo cosa sta succedendo e uno mi risponde che La luce delle Pleiadi verrà eseguita con accompagnamento musicale dal vivo.

Il pubblico che assiste alle rappresentazioni non é composto esclusivamente da trasformati. Il fatto strano é proprio quello. Ormai le rappresentazioni coinvolgono centinaia di migliaia di spettatori e si può dire che la maggior parte della popolazione di ogni città venga attirata da quegli spettacoli. Ormai la maggior parte della vita sociale viene trascorsa sui palcoscenici dei vari livelli.

Fra l'altro non ho mai capito esattamente da cosa siano caratterizzate da un punto di vista fisiologico le persone colpite dalla sindrome di Nomoski.

Mi siedo lontano dal palcoscenico, almeno a un chilometro dalla folla accalcata sugli spalti sopraelevati. Saranno presenti due o trecentomila spettatori, tutti incastrati con ordine negli spalti sopraelevati.

Un boato della folla segna l'entrata della compagnia teatrale sul palcoscenico. Il pubblico va in delirio. Rimarrò qui per poco tempo, sembra che assistere agli spettacoli renda più recettivi al cambiamento. La recita é iniziata ed il pubblico contempla in silenzio meditativo. I due attori principali sembrano molto bravi e le loro voci dialogano benissimo con Sequenze corali di Shoonhoven.

Poi mi alzo e vado via.

Passando davanti a un'edicola, noto diverse locandine olografiche che reclamizzano le ultime riviste che parlano delle patologie di perdita di memoria. Una di queste fa risalire tutto ai microchip biogenici innestati nel cervello. Un'altra a prodotti metabolici dei mutanti batterici degli intestini artificiali. Io passo oltre e torno nel quartiere sotterraneo. Almeno lì sarò sicuro di non trovare dei trasformati.

Appena entrato mi imbatto in una venditrice di sangue virus-esente di contrabbando. Lo vende a poco, sarà materiale ematico di vacca o maiale biodepurato ed arricchito. Funziona per un po' di tempo, ma poi sei obbligato a fare una dialisi se non vuoi crepare. Se ne approfittano e prendono alla gola i cittadini ai primi stadi di trasformazione, facendo credere a loro che una trasfusione serva per bloccare il processo di perdita della memoria.

Io faccio un segno di diniego con la testa e lei mi guarda indispettita. Forse ha capito anche lei che sono del dicastero.

Mi fermo ad uno spaccio e ordino un budino di tessuti organici. La commessa é conciata alla moda, da ribelle, con un trucco fosforescente e delle trecce lunghissime, ma gli occhi di colore diverso indicano che é molto snob. Ha una canottiera sintetica da cui sbucano due seni tatuati. Sembrano vere, quelle mammelle da riproduttrice. Serve al banco con molta energia, allungando pugni in faccia agli ubriachi che le mettono le mani adosso. E' un tipetto poco raccomandabile ma almeno é virus esente. Si vede dalla micro-spia luminosa fra gli occhi. Di sicuro, con una riproduttrice come lei, ti diverti meno ma hai più garanzie da punto di vista sanitario. Questa tipa utilizza sicuramente un feromone sintetico ad elevata volatilità ed é per questo motivo che ha il locale pieno zeppo di maschi. E' una femmina che mi piace molto ma é un po' rischioso mettersi in competizione con qualche maschio del quartiere sotterraneo: puoi finire sgozzato come un maiale e non é il caso rischiare la vita per una che non conosci neanche. E poi il tempo a disposizione è pochissimo. La mia pausa di lavoro sta finendo.

Mi bevo un altro Klento e fuggo via, passando per la zona blu, attraversata dai venditori di neuroalchemine. Non é il momento per quelle pasticche, devo tornare al lavoro. Il mio voleva essere giusto un piccolo break.

Esco dal quartiere e mi trovo nel livello trenta. Hanno allestito un palcoscenico vicino alla B&M Corporation, ma lo spettacolo deve ancora iniziare. Una compagnia teatrale sta facendo delle prove, mentre la gente guarda gli attori distrattamente. Qualcuno chiede quando ci sarà lo spettacolo e uno di loro dice: - Domani notte.

E' finita la mia pausa e torno al dicastero. Il portiere mi saluta e mi chiede la tessera di riconoscimento. Io gliela mostro e lui si fa da parte.

Entro e mi dirigo verso l'ascensore, camminando per il corridoio deserto. Passo davanti a due impiegati che stanno parlando di musica di contrabbando. Uno di loro sta proponendo all'altro una partita di registrazioni di Duke Ellington.

Quando sono nel mio studio accendo il terminale ed inizio a lavorare. Metto su un nastro di Bix Beiderbecke e i magici assoli di cornetta si diffondono nella mia stanza, rimbalzando sugli apparecchi asettici e le rifiniture metalliche. Uno strano contrasto, questo, fra il calore di quella musica e la freddezza e la modernità del mio ambiente di lavoro. 'Suona come un proiettile sparato su una campana' diceva un critico musicale di cui non ricordo il nome a proposito del modo di suonare di Bix; quella frase mi ha sempre colpito e spero di non dimenticarmela mai, anche se diventerò un trasformato.

Gli assoli di flicorno viaggiano contro i materiali sintetici del mio studio trasformandolo in uno studio d'incisione di New York. E io sto qui a godermi quei suoni che creano lo stesso effetto che avrebbe una statua di Prassitele finita in una base spaziale mobile. Ho avuto questa registrazione da uno spacciatore del ventesimo livello e l'ho pagata un occhio della testa. Ma ne é valsa la pena. Se non ci fosse il mercato nero musicale impazziremmo in pochi anni. Ormai certe buone cose non si trovano più in commercio. Guardo con orgoglio le sinfonie di Mahler incasellate sotto forma di minuscoli supporti magnetici nella libreria di fronte: penso al quarto movimento della sesta, ai colpi di martello che si abbattono sulla nostra vita. Al destino che incombe su di noi come quella sinfonia, la più bella mai scritta da mente umana. Ho avuto questa registrazione della sesta di Mahler da un contrabbandiere euro-asiatico che me l'ha venduta per un buon prezzo. Sul contenitore c'é scritto in piccolo: gust/sinf..mah/*6alskjviis23. Due cose mi colpiscono del codice: il numero due che potrebbe significare i colpi di martello effettivamente eseguiti nel quarto movimento, e il numero tre che starebbe per il numero di colpi che aveva originariamente pensato Gustav Mahler; dopo infatti ne cancellò uno.

Chissà se c'é un nesso. Io penso di no ma non mi interessa. L'uomo può ricavare una spiegazione anche in ciò che non é umanamente spiegabile. E poi le cose fini a sé stesse mi sono sempre piaciute: mi ricordano il piacere.

Apro una rivista sulla mia scrivania e leggo un articolo sulla sindrome di Nomoski. Le stesse cose dette e ridette fino alla noia, il solito elogio al governo che fa in modo che gli ammalati possano continuare a condurre una vita sana mediante le recite. Mi collego al terminale per via biogenica e il microchip che ho innestato nella zona limbica inizia a vibrare. Lavoro per un'ora e poi faccio una pausa. Sono sudato e mi lavo la faccia nel bagno. Vado nel corridoio e passa il collega della porta a fianco.

- Ciao - mi fa.

- Hai notizie nuove? - chiedo io.

- No - risponde - c'é solo uno del terzo piano che sembra avere i primi sintomi.

- Cristo - dico io.

- Ha chiesto un permesso per andare a vedere Fredde luci nell'autunno misero di McHartley.

- Santo cielo, sono le prime avvisaglie.

- Lo so, lo so. Anch'io io mi difendo come posso.

- Cosa fai tu? - chiedo io.

- Terapia alchemica - risponde lui - e tu?

- Memoria biogenica. Ho registrato un bel po' di tracciati mnemonici cerebrali nel mio archivio.

- I soliti vantaggi degli innestati. Sta' attento, comunque.

- A cosa? - faccio io.

- Così si elimina l'effetto ma non la causa. E' il solito palliativo.

- Ci vediamo domani.

- Arrivederci. Anch'io ho finito, per oggi.

Penso che anch'io, prima o poi, ricorrerò alla terapia neuroalchemica: sembra che faccia miracoli.

- Senti, finché sei qui, posso dirti una cosa? - mi chiede lui. Io annuisco con la testa.

- Stiamo organizzando un comitato riunendo tutti quelli che sono rimasti normali.

- Capisco - dico io.

- Se t'interessa...

- Grazie, ma...

- Cosa ci sarebbe?

- Ormai siamo noi a essere una minoranza, Cristo.

- E allora?

- Andrebbe rivisto il concetto di normalità. Da un punto di vista statistico siamo noi gli anormali.

- Non fare demagogia da due soldi.

- Per carità.

- Vuoi passare il resto della tua vita a correre da un palcoscenico a un altro?

- Quello no.

- E allora? Io vedo chiaramente la faccenda. Siamo noi i normali.

- Non ti sembra tutto una follia?

- Intendi la sindrome?

- L'istituzione di palcoscenici itineranti in tutte le città.

- Non sarai per caso una spia?

- Spia di chi?

- Ah, non lo so.

Io sorrido e lui mi guarda allibito.

- Scusa - mi dice.

- Lascia stare - faccio io.

- Pensa a quello che ti ho detto - dice lui.

- Va bene.

Proprio mentre sto per uscire dal dicastero, uno del servizio sanitario mi preleva un po' di sangue dal braccio per le analisi.

Esco dall'edificio.

Scendo con l'ascensore e sono in strada. Il tramonto sta tingendo di rosa gli edifici metallici e per un po' la città avrà l'aspetto di una macedonia di frutta sciroppata, falsamente vera, prima di riprendere le solite fredde tonalità color ghiaccio e trasformarsi subito dopo in uno spreco di energia luminosa.

Mi imbatto in un gruppo di persone che stanno camminando in fretta. Uno di loro dice che sta andando al ventisette per assistere a Memorie del destino di Poincar. La solita folla di trasformati che vive febbrilmente per le rappresentazioni. La città non é più quella di una volta.

Passa un elicottero con lo stemma governativo, a un centinaio di metri di altezza, e libera una nuvola di aerosol. La gente in strada guarda verso l'alto, tenendo il palmo della mano sulla fronte. Ci chiediamo tutti cosa spruzzino nell'atmosfera da un po' di tempo in qua, ma nessuno sa rispondere. C'é addirittura chi dice che siano quei trattamenti a causare la sindrome. Altri dicono che sia una campagna di lotta a zanzare vettrici di virus ingegnerizzati.

Metto la mano nella tasca destra della mia tuta ed estraggo il mio prontuario governativo. Vado alla lettera s e leggo sotto sindrome di Nomoski:

Malattia neurologica consistente nella perdita intermittente di memoria. Compare sui trenta-trentacinque anni di età e cancella prevalentemente i ricordi legati all'infanzia e all'adolescenza. Sembra sia dovuta ad un'alterazione dell'equilibrio fra serotonina, adrenalina, dopamina. Per chi é dotato di memoria biogenica sussidiaria o per chi possiede una banca dati personale salvata su supporto magnetico, é possibile ripristinare le informazioni ad ogni crisi acuta.

In ogni caso la perdita di ricordi inconsci e subliminali causa un'alterzione della personalità con accentuati squilibri nervosi. La terapia neuroalchemica ritarda solamente la comparsa dei sintomi. Sembrano esenti le razze umane viventi nelle zone sotterranee o gli individui con corredo crosomico naturale. La sindrome colpisce prevalentemente gli innestati biogeneticamente o gli ibridi interclasse. Il disagio esistenziale dei malati può essere attutito con la 'terapia scenica' di Poggi-Alberti che consiste nel ripristino emotivo delle carenze dell'inconscio mediante la finzione scenico-artistica. Secondo l'Alberti 'la lacerazione emotiva dovuta alla disgregazione della personaità verrebbe compensata dall'immaginario creativo della drammaturgia, capace di riempire, mediante la narrazione programmatica del campionario pulsionale umano, quei vuoti interiori e destabilizzanti tipici dei malati da sindrome.'' L'immaginario collettivo stimolato dalla partecipazione all'azione scenica farebbe vivere nel soggetto colpito, gli archetipi primordiali e donerebbe quell'equilibrio perduto.

Chiudo il libro e mi dirigo verso il metrò, costeggiando le bancarelle gastronomiche. Mi fermo da un venditore di larve di Coleotteri saltati in padella: l'odore é invitante. A quest'ora sarebbe meglio però una manciata di larve d'api in glassa di miele e cannella. Un uomo di colore di mezza età attira la mia attenzione: ha gli arti deformati a causa di esperimenti con nematodi intestinali e chiede la carità. Un cartello appeso al collo dice: Ho lavorato per dieci anni con la Federazione Zoologica. Aiutatemi.

Mi passa la fame e vado oltre. Fra un po' sarò di ritorno a casa mia e appoggerò le mie cellule sul divano anatomico. Sentirò della musica e andrò a letto. Mi leggerò Autocoscienza negli ibridi interclasse di Hauser e mi addormenterò pensando a qualche frase del filosofo. Solamente quando riusciremo a far sognare i sogni, potremo avere un buon equilibrio con i nostri neurotrasmettitori. Saranno queste le cose che penserò prima di affrontare un'altra notte. E domani non vedrò l'ora che arrivi un'altra pausa di lavoro.

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