In questi giorni esce in sala Syriana, straordinario film diretto da Stephen Gagan in cui Alexander Siddig

interpreta il principe Nasir: un riformatore che trova sulla sua strada i servizi segreti americani che preferiscono vedere il Medio Oriente restare quello che è. Un personaggio difficile, che il quarantaduenne attore nato in Sudan interpreta con piglio straordinario e – soprattutto – un grandissimo carisma. A fine marzo, poi, lo incontreremo in Italia, a Fiuggi alla Deepcon.

Quale qualità predilige del suo personaggio in Syriana?

Mi piace il suo essere al di sopra delle parti e degli interessi dei singoli. Mi piace moltissimo la sua intelligenza che unita ad una grande lungimiranza rappresenta una vera e propria sorpresa. Spesso, il dramma di alcuni personaggi è che non riesci ad intravedere e a delineare bene i contorni esatti dell’intelligenza di un uomo. L’intelligenza è una qualità che si vede poco al cinema. Magari la comprendi meglio in pellicole come A beautiful mind, sennò è un caso molto raro. In questo film, invece, la sua intelligenza è qualcosa che riesce ad attraversare lo schermo.

Nel film il personaggio di Matt Damon dice una cosa durissima insinuando che gli emiri pensino più a loro stessi e al proprio lusso che al popolo che governano…

E’ vero. E’ un’accusa che non abbiamo sentito pronunciare prima di adesso al cinema e che eppure è vera anche se qualcuno si sentirà insultato. Venticinquemila dollari a notte per una camera d’albergo potrebbero pagare la scuola a diversi bambini. Culturalmente gli arabi non sono soliti pensare di costruire un sistema sociale forte. Negli anni Cinquanta e Sessanta, Nasser in Egitto ha sviluppato questo tipo di riforme per dare vita ad una società forte. Gli arabi hanno sempre seguito una cultura tribale, ma credo che quella indicata in Syriana rappresenti la via del futuro per il mondo islamico. Qualcosa che doveva essere rappresentato bene nel film e in maniera molto coraggiosa.

E’ interessante anche il fatto che molti arabi siano contenti del risultato finale del vostro film…

Spero proprio di sì. Sarebbe una situazione sfortunata se gli arabi prendessero male questo film, perché Syriana punta a raccontare la verità delle cose. Syriana è un film su come gli arabi gestiscano male la propria società e su come l’Occidente li sfrutti. Nessuno nel mondo arabo può guardare Syriana e dire: “beh questa è solo una versione hollywoodiana della realtà.” La cura per il dettaglio di Stephen Gagan è decisamente notevole. Clooney, Gagan e l’autore del libro Robert Baer hanno controllato tutti i dettagli due o tre volte. Sul set c’erano più consulenti alla sceneggiatura che attori. Alla fine il mio timore è che il nostro film potesse essere gestito dalle spie…

Crede che il lavoro per Star Trek le abbia insegnato un particolare senso della disciplina?

L’esperienza che ho conquistato sul set di Star Trek è di un valore inestimabile. Sette anni lavorando ogni giorno della settimana lavorativa significano un apprendistato meraviglioso. Anche se non so ancora bene che cosa mi rende l’attore che sono, al tempo stesso, sono certo che tutto quell’allenamento e la pressione di una serie televisiva hollywoodiana di uno Studio come la Paramount mi hanno fatto crescere come uomo e come attore. In certi situazioni non puoi combinare troppi guai. Per me è stato un po’ come essere un pilota di caccia da giovane, mentre adesso piloto i grandi jumbo delle linee aeree commerciali. Sono stato molto fortunato ad avere questa esperienza diretta alle mie spalle.

Ha anche diretto un paio di episodi…

E’ vero. All’inizio, a teatro, mi occupavo spesso della regia dei miei lavori. Così sul set di Deep Space Nine ho pensato di provare a capire quale fosse la mia strada a Hollywood sperimentando un paio di idee. E’ stata una grande opportunità.

Lei non ha mai sfruttato il nome di suo zio Malcolm McDowell che nega di averla mai aiutata dicendo che tutto quello che ha ottenuto è merito solo suo…

Se io avessi mai sfruttato la mia parentela con Malcolm, lui si sarebbe molto seccato. Un mio desiderio è quello, un giorno, di potere lavorare con lui. Sarà una giornata fantastica quando ci sarà una sceneggiatura adatta. In realtà, però, lui ha fatto qualcosa per me di molto importante. Mia madre ha scelto di stare da sola senza mio padre ed è stato mio zio a pagare per la mia educazione di bambino.

E adesso c’è The Last Legion

Sono finito in The Last Legion quasi per sbaglio. Stavo per iniziare un progetto della BBC in cui ho interpretato Annibale. Avevo il mese di agosto completamente libero e il mio agente mi ha chiamato per dirmi: “Dino De Laurentiis sta girando The Last Legion in Tunisia vuoi parlare con il regista?” Quando sono stato chiamato proprio da De Laurentiis per incontrarlo nel suo ufficio dove dall’alto del suo trono lui capisce se sei adatto per la parte, purtroppo, ho mancato l’appuntamento perché ero impegnato su un altro set. Sorprendentemente sono stato scelto anche se non ho parlato con lui. Il mio primo giorno in Tunisia, l’ho incontrato e lui ha chiesto: “Chi è questo tizio?” Quando gli hanno detto il mio nome ha fatto una faccia disgustata dimostrandomi tanto odio che pensavo di dovere salire sul primo aereo per Londra. Alla fine, invece, non sono stato licenziato. Attenzione, però: la mia parte non è grandissima vedremo se ci sarò ancora dopo il montaggio finale…

De Laurentiis è l’ultimo tycoon?

E’ un duro. E’ come un re nel suo dominio. E’ un monumento allo Studio System e spero che faccia ancora altri film perché è uno degli ultimi grandi produttori.

Meglio questo tipo di produttori un po’ burberi, che la corporate Hollywood dominata dal profitto?

Certo, senza dubbio…