Era assai difficile che gli abitanti del pianeta Terra cominciassero a prendere seriamente in considerazione l'esistenza di esseri provenienti da altri mondi, prima che si cominciasse a conoscere qualcosa di concreto a proposito di quegli stessi mondi che avrebbero dovuto ospitare i nostri cugini cosmici. Nei primi anni del XVII Galileo puntava il suo telescopio verso Giove e ne scopriva i satelliti. Iniziava così una nuova era nello studio del cosmo. Ma per avere qualche dettaglio in più sulla reale natura di quei puntini che splendevano nel cielo nelle notti senza nuvole fu necessario attendere fino alla seconda metà del XIX secolo e fu proprio allora che esplose la mania. Allora non si chiamavano ancora "alieni", ma più semplicemente "marziani". La Grande Opposizione del Pianeta Rosso del 1877, lo spettacolare fenomeno di straordinaria vicinanza tra la Terra e Marte, del tutto analogo a quello che ci ha tenuto compagnia nelle ultime settimane, fu particolarmente favorevole all'osservazione e fu allora che Schiapparelli scoprì quei canali che suscitarono così tante suggestioni e gettarono i semi di quell'immaginario marziano che ci portiamo dietro ancora oggi. H.G. Wells e la sua Guerra dei Mondi fece il resto, ben coadiuvato da una specie di alieno del palcoscenico chiamato quasi come lui. Nel 1930, quando Orson Welles, con la sua celebre trasmissione radio, inconsapevolmente spaventò l'America, i marziani la facevano da padroni e ancora non si parlava di fenomeno UFO, almeno non nei termini con cui ci è familiare oggi. Lo spartiacque che segna tradizionalmente l'inizio dell'ufologia, ovvero consegna alla cultura e all'immaginario popolare un approccio del tutto nuovo rispetto al modo di porsi nei confronti degli abitatori di altri mondi, è il 1947. Precisamente il 2 luglio 1947, data in cui l'ufologia ritiene sia avvenuto il celebre incidente di Rosewell, dove un oggetto volante non identificato sarebbe precipitato nei pressi dell'omonima cittadina del Nuovo Messico. Il 1947 è anche l'anno in cui per la prima volta vengono battezzati i cosiddetti flying saucers, ovvero i "dischi volanti" (lett. "piatti volanti"), grazie alla descrizione di Kenneth Arnold, uomo d'affari americano che, in volo sul suo aereo privato, raccontò di avere visto ben nove oggetti simili, appunto, a dischi volanti, volare in formazione serrata vicino al monte Rainer nello stato di Washington. A partire da quell'anno gli avvistamenti si moltiplicarono e condussero alla formazione di gruppi di studio e di indagine più o meno discutibili che, nel corso di mezzo secolo, diedero vita al complesso e variegato fenomeno che va sotto il nome di "ufologia". Con questi gruppi, va detto, la scienza ufficiale non ha mai avuto niente a che fare, anzi, per moltissimi anni gli ambienti accademici hanno sempre preferito prendere nettamente le distanze rispetto alla questione extraterrestre, considerandolo un argomento privo di qualsiasi fondamento scientifico, se non addirittura roba buona solo per cialtroni e visionari. Non a caso per molti anni fu considerato valido il cosiddetto Paradosso di Fermi, ovvero quella serie di considerazioni sulla presenza di extraterrestri nel cosmo che lo scienziato italiano aveva posto alla fine degli anni '40, e che escludevano la possibilità dell'esistenza di altre eventuali civiltà cosmiche oltre alla nostra. Tuttavia, a mano a mano che la conoscenza dell'universo aumentava e che, da un lato si scoprivano i meccanismi con cui si era sviluppata la vita sulla Terra e dall'altro ci si rendeva conto dell'estrema ricchezza, vastità e varietà dell'universo, erano sempre di più gli scienziati a prendere consapevolezza che porsi il problema della presenza nel cosmo di altre intelligenze non era una cosa poi tanto campata per aria.