- Sì, anch'io l'ho conosciuta così.

- Adesso dimostra almeno quindici anni più della sua età, passa il tempo a bere e fumare e imprecare contro di te. Sta male, e non vuole curarsi. - Sul tuo volto aleggiò l'ombra della rassegnazione.

- Non è colpa mia se...

- No, zitto. Non volevo accusarti.

Ti chiesi di Ancona, di come si fosse trasformata, forse anche per cambiare discorso.

- Non ho idea di come fosse di preciso quando l'hai lasciata, non ho ricordi di trent'anni fa. Recentemente, per esempio, hanno lastricato Corso Garibaldi. E' chiuso al traffico, finalmente, ed è pieno di negozi per i turisti.

- Si sono decisi a sfruttare il turismo, allora.

- Sì, il Comune ha fatto convenzioni con diverse agenzie di viaggi con buoni pacchetti per chi si imbarca al porto di Ancona. Due o tre giorni per visitare la città a prezzi convenientissimi.

- Bene.

- Ah, le Muse... Questa è la notizia più sensazionale. E' stato riaperto il Teatro delle Muse.

- Non avrei mai creduto di vederlo in funzione da vivo - dissi sinceramente sorpreso. - Pensa, era stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e ogni nuovo Sindaco rimandava la responsabilità della paralisi dei lavori alla Amministrazione precedente.

- Sì, conosco questa triste storia. - Alzasti le spalle.

- Sono curioso di tornare, mi accompagnerai a visitarla?

Sorridesti senza rispondermi.

Trent'anni e dieci mesi prima...

Claudia rientrò alla solita ora. - Hai passato tutto il pomeriggio sdraiato, vero? - mi disse dall'ingresso.

Appoggiai sul comodino il romanzo di cui dovevo consegnare la recensione il giorno dopo. - Io riesco a lavorare anche a letto - le risposi a voce alta. Mi piaceva la piega presa dalla collaborazione al giornale, la pagina culturale settimanale che mi avevano affidato.

Claudia era tornata dalla galleria d'arte Gioacchini dove lavorava da un paio di mesi. Ne era entusiasta.

Si affacciò alla porta. - Svelto, preparati. Lo spettacolo...

- Un balletto... Roba da donne - ironizzai.

- Eccolo - enfatizzò . - Il genio che divide la vera arte dalla spazzatura. E i tuoi articoli, allora?

- Spazzatura - dissi alzandomi di scatto. Era uno dei nostri soliti giochi, ma un improvviso capogiro mi stese di nuovo sul letto.

- Giorgio, che c'è?

- Niente. Forse la pressione. - Dopo un paio di respiri profondi mi sentii meglio.

- Hai ripreso colore, sai? - mi accarezzò più tranquilla. - Non sarà una scusa per evitare il balletto, vero? - finse un'espressione sospettosa.

Mi alzai lentamente e la baciai.

Quei disturbi, col passare del tempo, divennero sempre più frequenti. Un paio di mesi più tardi ne scoprii la causa.

2.

E' ancora qui la mia città, interamente visibile con un colpo d'occhio dalla Cattedrale di San Ciriaco o dietro la vetrata del Bar del Duomo, dove passai tante serate da vero trentenne a bere e scherzare con gli amici.

E se era per parlare con Claudia che ero rientrato in anticipo in un'Ancona per me improbabile - uno schizzo di un pittore surrealista - Marco è fu la prima persona conosciuta che vi incontrai.

Più vecchio di trent'anni, certo, ma che riconobbi immediatamente.

Io identico a tre decenni prima: anche a lui fu sufficiente uno sguardo.

Si sedette senza dire niente, solo una tinta di disagio dipinta sul volto.

Bastò un'occhiata per recuperare tutto il tempo perduto, così com'era bastato che sapesse che fossi in città per far scattare il tacito accordo che ci saremmo visti lì.