Il rapporto tra fantascienza e politica (termine inteso nel senso più vasto) non è facilmente liquidabile, come ancora vorrebbero alcuni, affermando che le due cose non hanno nulla in comune e che sostenere il contrario sarebbe pretestuoso. La faccenda andrebbe posta nei seguenti termini: ogni storia di science fiction descrive un universo di fantasia (solitamente collocato nel futuro e comunque correlato all'ambito scientifico-tecnologico); pertanto l'autore, che deve costruire ex novo scenari sociali e personaggi, compirà inevitabilmente scelte di campo. Esse rifletteranno ovviamente la sua visione del mondo: saranno 'anche' scelte politiche. Ciò, nel testo, potrà risultare espresso in modo programmatico oppure inconsapevole, risultare ben evidente o celato tra le righe, ma non sarà facile sfuggire a queste forche caudine. Sotto tale aspetto, quand'anche l'autore decidesse di escludere scientemente ogni problematica sociopolitica ricadrebbe in una scelta 'politica'.
Nel noto saggio Le metamorfosi della fantascienza (Il Mulino, 1985) Darko Suvin rintracciava le origini della science fiction nel racconto utopistico. Se l'utopia è "l'inversione estetica di aspetti significativi e salienti del mondo dell'autore", scriveva Suvin, "il suo scopo è il riconoscimento del fatto che l'autore - e il lettore - vivono effettivamente in un mondo assiologicamente invertito (...) L'utopia esplicita ciò che [invece] la satira implica". Parole ben trasparenti: nel Dna e nel sangue della fantascienza esistono insomma tracce dei vari Moro, Bacone, Rabelais, Swift, e di altri autori sulla stessa linea, dell'Ottocento e Novecento.
Nelle pagine de La fantascienza (CELT, 1962) Lino Aldani sosteneva a sua volta che la narrativa di cui trattiamo è "capace di porre il lettore, attraverso l'eccezionalità della situazione, in un diverso rapporto con le cose." Non veniva sfiorato specificamente l'ambito della politica, tuttavia si deduceva una caratteristica della science fiction, che essa cioè fosse idonea a collegare in un suo modo particolare il letterario all'extraletterario: pertanto a suggerire riflessioni, critiche dell'esistente.
D'altro canto la fantascienza appare oggi, tranne rare eccezioni, 'la' letteratura potenzialmente capace di raccontarci i temi che ci stanno cambiando, e ancor più ci cambieranno: nuove telecomunicazioni, nuovi comportamenti legati all'avvento delle reti, globalizzazione, ogm, ingegneria genetica, astronautica, connubio tra naturale e artificiale, cyborghizzazione dell'uomo, armi di sterminio, guerre 'intelligenti', dissesti dell'ambiente, centri occulti di potere, grandi trasformazioni geopolitiche, e così via.
L'antologia Il futuro nel sangue vede la luce dopo una gestazione abbastanza rapida. L'evento, va detto, appare abbastanza insolito per più d'un motivo. Il mercato editoriale tende sempre più a emarginare la narrativa breve, il 'racconto'; peraltro anche una larga fascia di lettori, per non dire anche di alcuni autori, vede in questa forma espressiva qualcosa non di autonomo ma di inferiore, insomma romanzo fallito o esito di chi non sia capace di navigare in acque più vaste (con buona pace dei vari Cechov, Carver, Maupassant, Calvino, Borges, Kafka, Hemingway, Poe, Buzzati...) La stessa fantascienza ormai trascura la narrativa breve, travolta da ondate di cicli narrativi e 'cicloni' sterminati, e nonostante che varie migliaia di short stories nei decenni siano state il suo vero humus, l'ossatura sulla quale il genere ha variato e rinnovato con incredibile creatività, quasi darwinianamente, i suoi temi. Va aggiunto che da qualche tempo si assiste a un appannamento delle caratteristiche "forti" del genere, tra cui appunto la sua vocazione "politica" o di riflessione e proiezione di tendenze socioculturali in atto.
2 commenti
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A proposito di politica, di fantascienza e di Forza Italia,
Vi segnalo il mio sito, dove ho pubblicato una sorta di "romanzo
breve" che prende un po' in giro Berlusconi e la politica in generale.
La lettura è ovviamente gratuita...
Visitatelo! E fatemi sapere...
L'URL è il seguente:
http://digilander.libero.it/egginardo71
Per dare un'idea di cosa si tratti, allego sotto un breve riassunto.
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L'opera e' impostata su un taglio pseudo-fantascientifico che ricalca
un po' le orme dello sceneggiato televisivo Star Trek; tuttavia l'uso
della fantascienza e' puramente strumentale poiché in realtà mira a
fare una critica satirica, un po' trasgressiva e comunque surreale
alla politica in generale e al premier attualmente in carica in
particolare.
Lo schema adottato è quanto mai semplice e intuitivo: inverte i nomi
dei protagonisti ("OIVLIS DA EROCRA" equivale a "SILVIO DA ARCORE"
letto al contrario) e, sulla falsariga delle missioni di Star Trek,
intervalla le lettere che il nostro protagonista scrive alla moglie
con le famose annotazioni del capitano Kirk (nel romanzo:"Krik") sul
"diario di bordo".
Come succede spesso nelle puntate della saga tv del vero Star Trek,
anche ai nostri eroi capita un guasto meccanico all'astronave, che li
costringe a una sosta forzata sul pianeta Terra. Giacché la Flotta
Stellare ha tra i principali compiti quello di combattere l'ideologia
comunista (atsinumoc, nel romanzo) in tutto l'universo, in attesa dei
soccorsi il capitano assegna ai "suoi due ragazzi" una missione di
riempimento finalizzata appunto ad annientare i comunisti terrestri.
Il nostro buon Oivlis sceglie allora l'Italia come campo di azione e
s'immedesima in un cantante e barzellettiere "da crociera" - che tra
l'altro è un suo omonimo, sia pure al contrario - e lo porterà fino ai
vertici della politica. Contrasterà con impegno i comunisti dello
Stivale, però a un certo punto si scoprirà che dietro il suo
accanimento nel combatterli e lo strano, deleterio comportamento
tenuto nel guidare il Paese c'è un piano segreto stabilito in combutta
con Xarm il barbuto (riferito a Karl Marx), che mira a portare fino
agli estremi le contraddizioni intrinseche delle società
capitalistiche per farle crollare sulle loro stesse fondamenta, ovvero
per dimostrarne al popolo l'inconsistenza e provocare in loro un moto
di ribellione che coinvolga anche, e soprattutto, le società fittizie
rappresentate dai mass media.
Un Berlusconi che lavora sotto sotto per il comunismo universale,
insomma...
Grandissima iniziativa. Non ho parole. Spero un giorno di essere un 'nodo' (irrisolto) di quell'importantissimo 'filo rosso'.
I miei complimenti.
Alberghini: grazie anche a lei per la segnalazione del suo lavoro.
R.L.
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