Frank Herbert non era molto famoso, quando il suo Dune venne pubblicato, tra il 1965 e il 1966 (inizialmente in due parti, subito riunite in un unico volume). Aveva pubblicato diverse storie di fantascienza e due romanzi, che avevano riscosso l’interesse della critica, ma l’indifferenza del pubblico. Lettore curioso, onnivoro, disordinato, non aveva portato a termini gli studi universitari ma aveva una vasta cultura e un’elevatissima qualità di scrittura. Faceva il giornalista, lavorando per quotidiani dell’Oregon e per una rivista di San Francisco. Nel tempo libero, sfogliava il vocabolario per imparare termini nuovi e scoprire connessioni tra i lemmi. Un giorno, si recò a Florence, una cittadina dell’Oregon, per informarsi sul fenomeno della desertificazione e delle dune di sabbia che affliggevano l’area. La questione lo incuriosì. Cominciò a raccogliere materiale sulla vita nel deserto, il suo ecosistema, gli usi e i costumi dei popoli che vi abitavano – non in America, ma in Africa e in Asia – senza tuttavia portare a compimento l’articolo che si era riproposto di scrivere. Di contro, aveva portato a casa un bel po’ di nuove conoscenze che pensò di mettere a frutto in modo più sistematico. Nacque così Dune, il mondo prima del romanzo, omonimo, che gli avrebbe garantito il successo mondiale, la sicurezza economica e l’ingresso di diritto nella Hall of Fame della fantascienza.

Dune è in primo luogo un libro che parla degli usi e dei costumi dei popoli del deserto. Se la definizione può apparire singolare, è certo che Frank Herbert l’avrebbe condivisa. Certo, l’ambientazione è fantascientifica: il pianeta Arrakis – noto anche come Dune, appunto –, mondo ostile e selvaggio, dominato da un unico, immenso deserto con sparute oasi verso i poli, ma custode del tesoro più prezioso dell’universo, il melange. Una spezia di origine biologica, prodotto dei grandi e pericolosissimi vermi delle sabbie che solcano le distese abbaglianti di sabbia, che prolunga la vita, conferisce in certe condizioni poteri veridici, ma soprattutto permette ai Navigatori della Gilda Spaziale di individuare la giusta rotta da imboccare tra i cunicoli spazio-temporali per portare a destinazione in breve tempo una nave spaziale. In questo modo è possibile realizzare viaggi tra le stelle ai capi opposti di una galassia retta da un complesso sistema di potere feudale: a capo, l’Imperatore-Padiscià, un titolo che appartiene a uno dei diversi grandi casati imperiali; insieme, i casati dell’Impero formano il Landsraad, un consiglio che regola gli affari tra le case e consiglia l’Imperatore, tenendone a bada l’autorità. Le faide tra le case sono all’ordine del giorno, e una di esse apre la storia: la casa Harkonnen, da lungo tempo detentrice dei diritti di amministrazione di Dune, è stata scalzata dalla casa Atreides. Il duca Leto e il figlio Paul Atreides si preparano a giungere su Dune per imporre il loro potere sul pianeta. Ma gli Harkonnen tramano vendetta, in un complesso gioco di potere che vede implicato anche l’Imperatore e le altre forze che governano indirettamente la galassia: la Sorellanza Bene Gesserit, che si nasconde dietro i troni delle grandi case e di quello imperiale, manipolando cuori e menti per realizzare un perverso disegno millenario; la Gilda Spaziale, che ha interesse affinché il melange scorra a fiumi, per poter mantenere il monopolio dei viaggi spaziali; la CHOAM, che monopolizza gli scambi commerciali.

Nell’universo di Dune immaginato da Herbert, la tecnologia gioca un ruolo di basso profilo. I computer sono stati messi al bando in epoche remote, in una grande Crociata che ha liberato l’umanità dalla dipendenza tecnologica. Al servizio delle grandi case ci sono i Mentat, raffinati cervelli capaci di elaborare informazioni, piani e proiezioni in poco tempo grazie a un lungo allenamento mentale; essi costituiscono surrogati umani dei computer. Superstizione e tradizione tengono imprigionati l’universo in un claustrofobico scenario sul quale improvvisamente irrompe il rivoluzionario programma di Paul Atreides, un super-uomo nato dagli incroci genetici voluti dal Bene Gesserit, sfuggito agli scopi della Sorellanza. Giovane di nobili natali, Paul volta le spalle al sistema feudale di cui è figlio per abbracciare la causa dei Fremen, il popolo indigeno e reietto di Dune, temprato da millenni di vita nel deserto più profondo e inospitale. Accolto da essi come il Messia, Paul (ribattezzato “Muab’dib”) guida i Fremen alla riscossa. Novello Lawrence d’Arabia, Paul Muab’dib non mira solo a liberare Dune dal dominio straniero degli Harkonnen, ma ad abbattere le asfissianti e antiquate fondamenta dell’Impero, ricostruendolo su basi nuove ed egualitarie. Un progetto che tuttavia dovrà scontrarsi con il suo inesorabile destino.